La foto in questione è diventata nel corso degli anni iconica e la storia che si cela dietro di essa ti lascerà di stucco e senza parole. Andiamo a vedere in maniera dettagliata di che si tratta.
Come è noto, quello che può fare la fotografia è un qualcosa di difficile anche solo immaginare. Già, perché riesce in qualcosa di unico e che un tempo veniva visto come pura fantascienza. Vale a dire fissare il tempo, impedire al tempo di scorrere dentro le cose. Rendere un qualcosa eterno. Ed è proprio per questo motivo che, dalla sua invenzione in avanti, la fotografia è diventata uno strumento fondamentale per raccontare e per conoscere la storia in maniera puntuale e dettagliata. E ce ne sono alcune che, poi, sono diventate esse stesse storia allo stato puro.
Chiaramente con il passare del tempo lo strumento in questione è diventato sempre più affinato e preciso, diventando un qualcosa di quasi banale e scontato nelle nostre vite. Con i nostri smartphone che hanno la possibilità di riprodurre fedelmente in un semplice click un momento, un viso oppure un panorama. La foto proposta nell’immagine in evidenza è diventata con il passare del tempo davvero iconica e la storia che c’è dietro ti lascerà davvero di stucco. Andiamo a vedere di che cosa si tratta.
La fotografia in questione è stata scattata a New York e racconta un momento che è diventato iconico nella sua profonda tristezza. Datata primo maggio del 1947, ha immortalato il suicidio di una giovane donna, vale a dire la ventitreenne Evelyn McHale. Si era lanciata nel vuoto dall’Empire State Building, perdendo la vita nello schianto con un veicolo. Ma andiamo a vedere gradualmente per quale motivo poi questa storia tocca ancora oggi così tanti cuori.
Come raccontato da “Repubblica” in una galleria di foto iconiche, fu Robert Wiles, allievo fotografo, a scattare questa immagine pochi minuti dopo la caduta. Quello che è apparentemente inspiegabile e che costituisce un autentico prodigio è il fatto che il corpo della donna sia miracolosamente intatto dopo un volo di 86 piani. Lo scatto in questione, qualche giorno dopo, fu pubblicata dalla rivista americana “Life“, che parlò del “suicidio più bello“.
Diversi anni dopo, la foto in questione fu acquistata dal noto esponente dell’arte pop Andy Warhol, che andò a rielaborarla intitolando l’opera “Suicide” (“Fallen Body”) e la inserì in una serie di serigrafie intitolata “Death and disaster“, consegnandola alla fama di cui gode ancora oggi.
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