25 Marzo 2019 By Giusy Baffi

Zaha Hadid: un linguaggio architettonico di fluidità e natura – parte seconda

Terra, aria acqua: i tre elementi che hanno sempre ispirato il lavoro di Zaha Hadid, dalle architetture stratificate a quelle fluide, dove sembra volersi incanalare il vento del deserto o qualche nascosta corrente marina, alle costruzioni che ricordano le grandi navi che solcano gli oceani. Il quarto elemento è il fuoco della passione che questa donna incredibile, colta, eclettica, fantasiosa e visionaria ha sempre messo in ogni cosa che ha realizzato.

Zaha Hadid

“Sin dall’inizio ho pensato all’architettura in una forma differente. Sapevo quello che volevo fare e quello che dovevo disegnare, ma non potevo farlo nel modo convenzionale.” Zaha Hadid

Nelle sue architetture i pilastri perdono la loro consistenza monolitica, le colonne hanno delle particolari angolazioni che eliminano l’uniformità dello spazio,  accentuato dalla eliminazione delle divisioni interne, le pareti sono spesso senza infissi, l’illuminazione segue percorsi che fungono da linee di luce che seguono il movimento e danno la sensazione di un continuo dinamismo.

L’architettura di Zaha Hadid trae ispirazione dalla tettonica, concependola come strati geologici sovrapposti che generano all’interno delle cavità abitabili. Una sua caratteristica  è quella di creare un involucro che sembra scavato nello spazio.

Come nel caso del Guangzhou Opera House, in Cina. Inaugurata nel 2010, la mega struttura è posizionata in uno dei punti strategici della città; il progetto è costituito da due massi gemelli concepiti a forma di diamante.

Guangzhou Opera House – 2010 – Zaha Hadid

L’interno dell’auditorium  è un susseguirsi di elementi che sembrano scavati nel fondale marino in una sorta di metafora del mare, quasi si trattasse di una grotta magica.

Guangzhou Opera House – Interno – 2010 – Zaha Hadid

oppure come la Stazione di Afragola, nei pressi di Napoli, la cui impressione di fluidità e movimento è accentuata dal disegno dell’ambiente interno che sembra scavato in una massa preesistente.

Stazione Afragola – Napoli – 2017 – Zaha Hadid

Stazione Afragola – Napoli – Interno –  2017 – Zaha Hadid foto ©Anna Rita Rapanà

Nel Roca London Gallery il tema dominante è l’acqua. Hadid utilizza la metafora dell’acqua in movimento immaginando una galleria erosa dall’acqua, con gli ingressi dalle forme organiche.

Roca London Gallery – interno – Londra -2011 – Zaha Hadid

Roca London Gallery – Londra -2011 – Zaha Hadid

Per Zaha Hadid un organismo architettonico  deve avere una sua valenza estetica e una visione sempre mutevole da ogni punto di vista.

Il London Aquatic Centre del 2012, il nuovo parco dello sport a Londra, ha  una copertura curvilinea che si estende oltre il perimetro vetrato e suggerisce l’immagine di una grande onda.

London Aquatic Centre – Londra – 2012 – Zaha Hadid

London Aquatic Centre – Londra – 2012 – Zaha Hadid @Jeanette Winter

 

“C’era solo una norma, e cioè che l’edificio originale doveva essere conservato. Non c’erano altri requisiti imposti per il posizionamento del nuovo edificio. La giuria era quindi piacevolmente sorpresa quando i cinque candidati selezionati hanno tutti optato per una struttura moderna sopra l’edificio originale. Tutti hanno combinato il nuovo con il vecchio, ma il progetto di Zaha Hadid Architects è stato il più brillante.” Marc Van Peel, presidente del porto di Anversa.

Un esplicito riferimento al tema dell’acqua è l’Anversa Port House, terminato nel 2016 poco dopo la sua morte improvvisa, dalla forma di una nave con la prua rivolta verso il mare.

Anversa Port House – Anversa – 2016 – Zaha Hadid ©photo Hélène Binet

In quest’opera è evidente il grande omaggio che Zaha Hadid ha voluto fare alla città attraverso due differenti metafore: con la forma della nave ha voluto richiamare l’antica storia marittima di Anversa (secondo porto europeo dopo Rotterdam) e con la copertura esterna divisa in triangoli di vetro di diverso orientamento, è riuscita a creare l’effetto diamante, allusione ad Anversa “la città dei diamanti” capitale  mondiale della lavorazione dei diamanti.

Anversa Port House – Anversa – 2016 – Zaha Hadid

Sempre l’acqua è il leit motiv del Centro Residenziale Hadid nel nuovissimo quartiere di Citylife a Milano. Le costruzioni sono concepite come un transatlantico di lusso, il suo progetto privilegia un andamento sinuoso delle facciate. I rivestimenti sono in cemento, alluminio e doghe di cedro canadese.

Residenze Hadid – Citylife – Milano – 2013 – Zaha Hadid

Gli elementi a nastro continuo dei terrazzi e delle finestre rafforzano ulteriormente l’immagine di un transatlantico.

Residenze Hadid – Citylife – Milano – 2013 – Zaha Hadid – foto ©GiusyBaffi

I Wangjing SOHO sono tre grattacieli curvi di altezze differenti, dalla forma fluida. Immaginati da Zaha Hadid come “montagne intrecciate” e vincitori del premio Emporis Skyscraper Award 2014,  riescono a suggerire l’immagine di  vele spiegate o ventagli cinesi. E proprio come ventagli cinesi i volumi girano uno intorno all’altro intersecandosi e fondendosi in un’unica piattaforma comune. Gli edifici sono diventati un punto di riferimento del contesto cittadino di Pechino, integrandosi e caratterizzando l’ambiente.

Wangjing SOHO – Pechino – 2014 – Zaha Hadid

Wangjing SOHO – Pechino – 2014 – Zaha Hadid – Foto © Feng Chang

Nel 2011 viene terminato il Riverside Museum a Glasgow in Inghilterra. Premiato nel 2013 come Museo Europeo dell’anno, visto dall’alto si presenta come la sagoma nervosa di una zeta.

Riverside Museum Glasgow – 2011 – Zaha Hadid

Il museo, affacciato sul fiume Clyde, richiama nelle sue forme a zig zag il fluire del fiume e il suo ruolo fondamentale per la città Glasgow.

Riverside Museum Glasgow – 2011 – Zaha Hadid

Nel 2014 viene ultimato il Centro Culturale Polifunzionale Dongdaemun Design Plaza a Seoul, una struttura enorme dall’effetto translucido per i rivestimenti in acciaio e alluminio e per le innumerevoli luci a led che la illuminano di notte.

Dongdaemun Design Plaza – Seoul – 2014 – Zaha Hadid

A rendere fluida l’intera struttura, come una corrente marina o il vento che si incanala attraverso le pareti, Zaha Hadid ha concepito una strada che entra all’interno della struttura stessa.

Dongdaemun Design Plaza – Seoul – 2014 – Zaha Hadid

Zaha Hadid rivoluziona anche il concetto di torre, non più costruita direttamente nel terreno, isolata dal contesto urbano, ma su una piattaforma attrezzata a servizi.

La prima è la CMA CGM Tower, a Marsiglia, inaugurata nel 2011.

CMA CGM Tower – Marsiglia – 2011 – Zaha Hadid – foto ©Hufton Crow

Il contrasto tra gli elementi chiari e quelli scuri delle differenti facciate della torre danno l‘illusione di una rottura verticale attraverso la fluidità dei due vettori  che da terra si slanciano verso il cielo, convergendo prima per poi divergere, in un continuo gioco dinamico.

CMA CGM Tower – Marsiglia – 2011 – Zaha Hadid

L’edificio che compie una vera e propria rivoluzione nel concetto di torre è il Jockey Club Innovation Tower a Hong Kong terminato nel 2014 e  costruito su una piattaforma che organizza anche la circolazione sia pedonale che veicolare.

Jokey Club – Hong Kong – 2014 – Zaha Hadid

Abbiamo una trasformazione del concetto di torre con una geometria più fluida, una torre generata, fisicamente, da una stratificazione irregolare, sottolineata da parti finestrate che si pongono come feritoie. La forma organica come elemento architettonico, la superficie irregolare, l’evidenziazione dei piani sfalsati e le superfici vetrate sono tutti elementi che concorrono a creare un continuo movimento.

Jokey Club – Hong Kong – 2014 – Zaha Hadid

A Milano, nel nuovo quartiere di Citylife, è stata ultimata nel 2017 la Torre Hadid, una struttura che dà la sensazione di un grattacielo che si avvita verso il cielo.

Torre Hadid – Citylife – Milano – 2017 – Zaha Hadid @Courtesy ZHA

La geometria dell’edificio è rappresentata da una forma in torsione, con le dimensioni e l’orientamento dei piani variabili lungo l’asse verticale, secondo espressioni matematiche definite. La torsione è resa da una sequenza di pilastri inclinati, questo movimento è contrastato da un nucleo centrale perfettamente verticale in cemento armato.

La torre Hadid è collegata alla base da un volume successivo, il Podium, un elemento funzionalmente e strutturalmente indipendente a forma libera in acciaio e calcestruzzo, totalmente integrata con l’architettura.

Torre Hadid e innesto con il Podium – Citylife – Milano – 2017 – Zaha Hadid foto @Valentina D’Alia

Zaha Hadid si è occupata anche di architetture effimere, ovvero  padiglioni espositivi itineranti, trasportabili per altri scopi e luoghi.  Un esempio è il padiglione  Mobile Art Pavillon per Chanel nel 2007, commissionato dallo stilista Karl Lagerfeld. La struttura, di grande effetto scenografico, è realizzata da un’orditura di elementi in alluminio coperti da materiale termoplastico.

Chanel Mobile Art Pavilion – 2007 – Zaha Hadid foto© Stefan Tuchila

Un altro esempio di architettura effimera è il Burnham Centennial Pavilion, realizzato a Chicago nel 2009; rivestito da un involucro in materiale sintetico suggerisce la sensazione di plastica scultorea.

Abbiamo chiesto a Zaha Hadid di sollecitare gli abitanti di Chicago a pensare in modo nuovo. Un gran numero di persone ha interagito con la potente bellezza di queste forme innovative e scoperto nuovi modi di pensare l’architettura e Chicago.” Emily J. Harris, direttore esecutivo del comitato per il Centenario del Piano Burnham.

Burnham Centennial Pavilion – Chicago – 2009 – Zaha Hadid

Zaha Hadid non si limita all’architettura, ma è coinvolta nel design a 360 gradi, dagli arredi, alla moda, ai gioielli e perfino agli yacht. Un’ecletticità e una genialità senza pari.

Collabora principalmente con Sawaya e Moroni, con Cassina, con B&B Italia e Artemide per gli arredi.

Architettura, design e moda si fondono in anelli e bracciali, vere e proprie geometrie d’avanguardia da indossare. Per Georg Jensen disegna una linea di gioielli in argento, rodio nero e diamanti neri dalle forme scultoree e curve,  per Bulgari rielabora in chiave architettonica l’iconica  serie B.Zero1.

Anche nel settore della moda Zaha Hadid lascia il suo tratto personalissimo.

Come un oggetto dinamico che si muove in ambienti dinamici, la progettazione di uno yacht deve incorporare parametri aggiuntivi oltre a quelli dell’architettura: tutto diventa molto più estremo in acqua. Ogni yacht è una piattaforma di ingegneria che integra specifiche esigenze idrodinamiche e strutturali insieme con i più alti livelli di comfort, qualità e sicurezza del territorio” Zaha Hadid

Con queste parole Zaha Hadid presenta il design dei super yacht della serie Jazz prodotti dai cantieri navali Blohm+Voss, un prototipo di 128 metri e 5 yacht da 90 metri, modificabili secondo i gusti del committente.

Cantieri Blohm+Voss – Yacht Jazz – Prototipo by Zaha Hadid

 

 

Zaha Hadid muore improvvisamente il 31 marzo del 2016.

 

Il suo studio, Il Zaha Hadid Architect, ha attualmente uno staff di circa 400 persone tra ingegneri, architetti, designers, e progettisti. Ha lasciato moltissimi progetti che quasi sicuramente verranno realizzati.

“Sono un architetto, non una donna architetto” Zaha Hadid 2015

 

L’architettura, liberata da Zaha Hadid, non sarà mai più la stessa.

 

Zaha Hadid

 

 

 

 

Gallery:

 

©Dove non specificato le foto e i video sono stati reperiti, a titolo esplicativo,  in rete e possono essere soggetti a copyright. L’intento di questo blog è solo didattico e informativo.

ndr: un ringraziamento particolare a Anna Rita Rapanà e Valentina D’Alia per la concessione delle loro foto.

 

© Giusy Baffi 2019

Note biografiche sull’autrice:

Giusy Baffi si occupa di antiquariato con la qualifica di perito d’arte nell’ambito di arredi antichi, ha collaborato con diverse testate di settore scrivendo numerosi articoli inerenti l’antiquariato e con una sua rubrica mensile dal titolo “L’esperto risponde”. Il suo interesse è l’Arte a tutto tondo. Ha al suo attivo la pubblicazione di due libri.
La sua passione è la fotografia, ha vinto il concorso fotografico Unicredit/Corriere della Sera 2013, le sue foto sono state pubblicate su prestigiose riviste e quotidiani anche internazionali, sul libro “E poi la luce” edizioni Fioranna, su calendari animalistici e su alcuni siti professionali. Le sue foto sono state presentate ad una mostra personale e a diverse mostre fotografiche collettive nazionali, alla mostra itinerante “Come look my town” organizzata dal gruppo Archiminimal  che in 10 mesi ha toccato le più prestigiose piazze italiane, a mostre internazionali ad Amsterdam, Copenhagen, Berlino, Barcellona, Atene, Vienna, Belgrado, al MIA Photo Fair di Milano 2018 e al  MIA Photo Fair di MIlano 2019.