The Mule “Il Corriere”. Speriamo il penultimo film diretto ed interpretato da Clint Eastwood.
The Mule “Il Corriere”. Flm diretto ed interpretato da Clint Eastwood, dal 7 febbraio 2019 al cinema. Visto per voi da Daniela Luisa Bonalume.
di Daniela Luisa Bonalume
The Mule – Il corriere è, al momento, l’ultimo film diretto ed interpretato dall’ottantottenne Clint Eastwood. Compagni di ventura, per stima ed affezione data l’esiguità dell’incisività nella sceneggiatura, sono Andy Garcia (Laton il boss), Alison Eastwood ( figlia nel film e nella vita), Dianne Wiest (Mary, la ex moglie), Bradley Cooper (Colin Bates il poliziotto della DEA), senza trascurare un nutrito nugolo di “tagliateste” al soldo del Cartello.
Il titolo originale “The Mule” tradotto in “Il Corriere” mi ha riportato immediatamente ad una significazione maccheronica: il mulo. Non l’ho trovata tanto fuorviante, però. Earl Stone, il protagonista incarnato da Eastwood, percorre il cammino della la propria vita esattamente come un mulo, con i paraocchi.

Leo Sharp
Il film è ispirato alla storia di Leo Sharp, un veterano della seconda guerra mondiale che, negli anni ottanta, divenne “Il Corriere” di tanta tanta droga per il Cartello di Sinaloa.
“Leo-Clint-Earl”, vivaista e floricultore, incanala tutte le attenzioni ed il proprio amore nella selezione e creazione di nuove specie floreali. Vanesio ed opportunista, lo fa godendo dei riconoscimenti provenienti da quel ristretto circolo autoreferenziale che gli gravita intorno. Circolo frequentato da chi ha fatto del petalo più carnoso o più colorato lo scopo della propria vita. Earl celebra i propri successi presso un centro socioculturale nel quale si riuniscono reduci di guerra, categoria alla quale lui appartiene, oltre ad attempate ed attempati simpatizzanti dei reduci stessi e dei fiori .

Earl nel suo vivaio
Tutto questo avviene ovviamente a discapito della famiglia alla quale, il Signor Stone, non ha mai dedicato neppure un minuto del proprio tempo, escluso quello necessario per procreare. Altrimenti la moglie non sarebbe la “ex” moglie. Earl latita anche nel giorno del matrimonio della sua unica figlia, impegnato com’è nel ricevere l’annuale scamuffo Premio Oscar per l’ennesimo iris mezzo accartocciato. Earl gestisce anche la sua attività professionale con la flessibilità di un mulo, ignorando ogni segnale di cambiamento, fino a che i tempi moderni e l’avvento di internet glielo consentiranno. Solo il sottile filo d’amore che la nipote Ginny nutre per il nonno, lo tiene legato all’ostile nucleo familiare, ed un contatto con gli amici di lei gli fornirà l’opportunità di fare un sacco di soldi. Gli offrirà la possibilità di diventare “Il Corriere”.

Padre e figlia
L’ennesimo conflitto con la figlia, nonché con la ex moglie, gli cambieranno la vita. Si, la vita ma non il modo di affrontarla. Diventerà, appunto, “Il Corriere” del Cartello. Ed il corriere parte per la prima corsa, sempre con la stessa caratteristica, come un mulo. Dapprima coi paraocchi dell’inconsapevolezza, nella seconda corsa e forse anche per la terza. In seguito, con i paraocchi della autodeterminazione e con la strafottente sicurezza del reduce di guerra che ne ha passate troppe. Tronfio della certezza di poter incartare ed incantare chiunque, a fronte della mai celata vetustà e dell’esperienza di guidatore al di sopra di ogni sospetto.
Eastwood è l’indiscusso protagonista. Primi piani a iosa. Mentre balla, mentre parla (poco), mentre guida (tanto), mentre canta (male). La telecamera è quasi sempre puntata sul suo volto, uguale in ogni circostanza ad esclusione di un paio di sorrisi. Gli altri attori, seppur carismatici e necessari alla storia, non fanno storia. Neppure Andy Garcia, che concede un cameo nel quale è pure difficile riconoscerlo. E’ un pezzo di vita di Leo, quella che è in proiezione sullo schermo, la vita de “Il Corriere”, e quindi è giusto così. Clint si è ritagliato un ruolo calibrato sulle proprie forze, a 88 anni mi sembra il minimo. Altri non ci avrebbero neppure pensato, a dirigere un film e ad interpretarne il protagonista.

Earl conta i soldi
Si sta lì seduti sulla poltrona, adattando il respiro al ritmo delle canzoni trasmesse dalla radio, ad aspettare l’esplosione della trama. Si è lì seduti in attesa che “Il Corriere” corra tutti i rischi che l’impresa comporta. L’entità della ricompensa fa subito pensare che non sarà una passeggiata di salute, nonostante le belle ragazze con le quali il vecchio si diverte, invocando un cardiotonico. Lo spettatore si trasforma in “aspettatore” ed è preparato al peggio perché i fatti non consentono altro. Verrà accontentato nel bene e nel male, ma dovrà arrivare fino alla fine!

Earl intrattiene il poliziotto della DEA
Con la classe che lo contraddistingue, il regista protagonista Eastwood indirizza i sentimenti del pubblico verso altro da se. Li indirizza verso la ex moglie, la figlia, la nipote, il vice boss, il boss, il poliziotto. Tutti sono destinatari di una specie di affezione tranne Earl: “Il Corriere” cinico ed opportunista non strappa un atomo di simpatia, a prescindere dalle motivazioni per cui lo fa. La sceneggiatura scritta da Nick Schenk lo ha assecondato perfettamente: lui, Clint/Earl, è il film.
Non lo ho mai sopportato quando andava in giro a sparare alla gente. Ho sempre pensato che Clint Eastwood fosse meglio come regista che come attore, da Million Dollar Baby a The Mule non ne ha sbagliata una. Anche in questa pellicola, quel diavolo di un vecchio, ha fatto le pentole ed anche i coperchi.
Note biografiche sull’autrice
Daniela Luisa Bonalume è nata a Monza nel 1959. Fin da piccola disegna e dipinge. Consegue la maturità artistica e frequenta un Corso Universitario di Storia dell’Arte. Per anni pratica l’hobby della pittura ad acquerello. Dal 2011 ha scelto di percorrere anche il sentiero della scrittura di racconti e testi teatrali tendenzialmente “tragicomironici”. Pubblicazioni nel 2011, 2012 e 2017.
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