Storie di Fotografie: il goal di Gigi Riva
Storie di fotografie oggi ci propone un celebre fotogramma di carattere sportivo entrato di diritto nella storia dello sport, ritraente un goal di Gigi Riva. Perché ci sono immagini che vanno al di là del gesto tecnico che ritraggono!
di Edmondo Di Loreto
La proposta fotografica della puntata odierna della rubrica “Storie di Fotografia” è un’immagine di carattere sportivo. Non sono molte le fotografie che ritraggono atleti nell’esercizio agonistico della loro attività, passate poi alla storia. Nel senso che non sono molte quelle realmente “forti”. Spesso sono immagini legate alla pura attualità di un evento sportivo, alla cronaca spiccia, di supporto ad un commento scritto.
Poi ce ne sono delle altre che invece si distinguono perché vanno oltre il puro gesto agonistico, la mera raffigurazione di una performance atletica. Altre ancora rimangono scolpite nell’immaginario collettivo, perché diventate un simbolo che travalica il campo dello sport. Ce ne sono, ce ne sono.
Me ne vengono in mente alcune: quella di Fausto Coppi che passa la borraccia a Gino Bartali in un Tour di molti anni fa, o era il contrario? Cassius Clay, non ancora Mohamed Alì, che urla “alzati e fatti sotto” ad un derelitto Sonny Liston abbattuto come un birillo; il pugno alzato del Black Power esibito al mondo intero da Tommy Smith sul podio delle olimpiadi messicane del 68. Insomma qualche foto-simbolo nel mondo dello sport l’abbiamo avuta.
La fotografia sulla quale mi soffermo però oggi, è un po’ più “casereccia” ma per molti è diventata un’icona anch’essa. Forse perchè rappresenta il simbolo di un calcio che non c’è più. L’occasione me la fornisce la data odierna, oggi infatti, il 7 novembre 1944, nasceva in quel di Leggiuno (VA) Luigi Riva.
Detto Gigi Riva, è stato con ogni probabilità l’attaccante italiano più forte e potente che il nostro calcio abbia saputo esprimere, ed oggi compie 73 anni. Non so chi abbia scattato questa fotografia. Non ho trovato riscontri. Certamente uno dei tanti fotografi appostati a bordo campo a Napoli in quel novembre 1969, con pellicola bianconero, cavalletto ingombrante, pazienza e intuito fotografico.
Quel pomeriggio la Nazionale rifilò 3 gol alla Germania Est, non panzer come quelli dell’ovest, ma pur sempre tedeschi e staccò il biglietto di andata diretto per i Mondiali di Mexico 70. Il terzo gol della Nazionale fu una terrificante inzuccata di Gigi Riva su cross di Domenghini.
Un volo a mezz’aria, un balzo felino sospeso per un tempo eterno, quasi un’assenza gravitazionale che non ha logica spiegazione. Una cosa che solo Riva poteva pensare di fare! Quel volo d’angelo catapultò gli azzurri in terra messicana in un batter d’occhio e nessuno sapeva, in quel momento esatto, che laggiù avremmo incocciato gli altri tedeschi, quelli dell’ovest, in quel famoso Italia Germania finita 4 a 3, una cosetta da poco!
Insomma, che lo sappiate o meno questa fotografia è entrata nella storia dello sport italiano. Gigi Riva è stato per più di una generazione un autentico mito e per ricordarlo degnamente ripropongo uno stralcio da una intervista di Armando Napoletano di qualche anno fa.
“…Scrivere la storia del calcio infilando il pallone nella porta, che per quanto capiente, può sembrare un pertugio. Con un sinistro disegnare parabole come col mancino disegnavano Leonardo o Van Gogh. Parlare di calcio e di sentimenti, esprimere poesia con un tiro imprendibile che il portiere non riesce a trattenere. Con la palla che attraversa l’aria quasi gioiosa. Luis Riva, come lo chiamava Brera, ecco chi è il mancino.
Per Giuanin era Re Brenno o Rombo di Tuono, uno che “non tocca palla da latino, non ha il destro, ha una struttura da grande atleta nordico, ma che ha scatto imperioso, classe che ha pochi eguali al mondo. Una persona intelligente per giunta, coraggioso fino alla temerarietà”. Scrissero anche che dando una scorsa all’elenco dei premiati del Pallone d’oro, se il suo nome non compare, vuol dire che i ricercatori d’oro, ovvero i giornalisti votanti, non sono riusciti negli anni a trovare il tempo per premiare il migliore di tutti, l’attaccante più grande che l’Europa abbia avuto negli anni ‘60 e ‘70: Gigi Riva da Leggiuno.
Riva è la storia del calcio e quando gli parli è come se il prato verde si avvicinasse sempre di più alla penna. Un eroe mai nato, perché non morirà mai. Uno scudetto glorioso al Cagliari, un titolo di campione d’Europa, poi vice campione del mondo, record di gol in azzurro, simbolo di un’epoca di sognatori e di magie. “Io i gol me li sognavo davvero, quante notti ho fatto sognando di battere un portiere. Quante volte ho rivisto nella mia mente, anche da adulto, il gol a Croy, il portiere della Germania Est, segnato a Napoli in tuffo di testa.
Il gol è un sogno per ogni centravanti, ogni attaccante. Segni e tutta la squadra ti guarda, attende da te il miracolo. Poi l’abbraccio. Ora è tutto diverso da un tempo, c’è il sintetico, le gare differite, si gioca a mezzogiorno, poi il lunedì, il martedì o il venerdì. Noi giocavamo per strada, dov’è la vera tecnologia del calcio, e le partite duravano ore ed ore e finivano 48 a 46. Erano i pomeriggi più belli della nostra vita. Ora non hanno neppure i campi e la strada per giocare, lo fanno alla televisione; ma così perdi la storia del calcio, scritta dagli umili e nella polvere, e sulle maglie conta più il nome che il colore del club. Io ho ancora oggi una scuola calcio, con 200 ragazzini, e cerco di insegnare atteggiamenti al campione di turno, ma anche a chi non è campione e non lo sarà mai, ma deve solo divertirsi.
Dopo la Corea ed il mondiale del 1966 chiusero le frontiere e vincemmo un Europeo e fummo vice campioni del Mondo. Poi decisero di riaprile ed abbiamo vinto pochissimo. Ma finchè avrò voce racconterò calcio e parlerò di calcio, di quello vero, che ho consumato per una vita”.
Note biografiche sull’autore
Edmondo Di Loreto è nato a Roma nel 1956 e vive tra Puglia e Abruzzo. Fotografa, con passione ondivaga, dall’età di 7 anni. Ha viaggiato in tutto il mondo ed ha realizzato numerosi reportage. Nel 1994 ha vinto il concorso nazionale di foto-reportage Petrus World Report. Nel 2004 ha ricevuto il gran premio della giuria al concorso del Touring Club Italiano sulle case rurali “Alta Definizione della campagna Italiana”.
Nel 2006 è stato uno dei 5 autori selezionati per il Premio Chatwin: Camminando per il mondo con due video, un racconto ed un portfolio fotografico sui popoli del fiume Omo in Etiopia, esposto a Genova presso il Museo del Castello d’Albertis. Con Elio Carrozza e Giovanni Torre ha promosso il progetto Anime Salve legato alla questione delle migrazioni che, con una mostra e due volumi fotografici, sta girando l’Italia. Ogni volta che può, promuove la fotografia in ogni sua forma e significato.