Storie di fotografie, “Frammenti di guerra”.
Storie di fotografie è la nuova rubrica di Archiminimal Blog curata da Edmondo Di Loreto, che ogni settimana ci propone una fotografia della quale racconta la storia che in essa vive per sempre. La proposta di oggi fa parte del progetto “Frammenti di guerra”, di Francesco Cito.
Storie di fotografie si propone di raccontare la storia celata dietro uno scatto fotografico, le particolari situazioni ed i fortuiti eventi che l’hanno generato e che hanno indotto il fotografo ad immortalare un momento unico ed irripetibile, rendendolo cosi immortale. La rubrica è curata da Edmondo Di Loreto che, prendendo spunto dall’attualità, da particolari ricorrenze, ma anche da circostanze curiose piuttosto che eventi storici, sceglie una fotografia di un autore contemporaneo o del passato, per svelarne la storia con la spiccata sagacia che lo contraddistingue.
Da “Frammenti di guerra”– Il marine sul sofà, Daharan (Arabia Saudita) 1990/91
Fotografia di Francesco Cito.
La proposta fotografica di questa settimana prende spunto da una mostra ancora visitabile a Foggia, nell’ambito della manifestazione Foggia Fotografia 2016 di cui ci siamo già occupati. “Frammenti di guerra” raccoglie una quarantina di scatti di Francesco Cito, realizzati in diversi teatri di guerra che documentano il suo lavoro di foto giornalista, dall’Afghanistan alla striscia di Gaza, dalla Bosnia all’Iraq delle due Guerre del Golfo. Secondo Ferdinando Scianna, Cito “è forse uno dei migliori fotogiornalisti italiani. Ha l’istinto del fatto, la passione del racconto, la capacità di far passare attraverso le immagini l’essenziale delle cose, con forza di sintesi e rigore visivo”. Tra i tanti scatti in bianco e nero di questo reportage, ho scelto una fotografia emblematica, una di quelle che non è stata subito compresa dagli editori e che ha ottenuto consensi solo molti anni dopo essere stata scattata.
La storia di questa immagine ci conduce al tema dell’interpretazione di uno scatto reportagistico e alla perdita del “controllo” sul proprio scatto, che ogni autore spesso sperimenta nel caso in cui l’editore non ne comprenda immediatamente il significato emblematico. Racconta lo steso Francesco Cito: “In realtà la fotografia che più mi appartiene non è mai stata usata come avrebbe dovuto. Tra il 1990 e il 1991 sono andato a documentare la storia dell’invasione del Kuwait da parte irachena, e seguivo i marines americani. La foto che meglio sintetizzava tutto quanto, era quella di un marine seduto su di un lussuoso divano made in Italy, anche se piuttosto kitsch, e i ritratti dei tre regnanti sauditi alle sue spalle. Bastava questa foto per raccontare tutta la vicenda della guerra del Golfo.
L’intervento USA, più che per liberare il Kuwait, era dovuto alla salvaguardia degli interessi del suo maggior partner petrolifero, l’Arabia Saudita, che poi è quella che ha generato Osama Bin Laden”.
La fotografia, scattata all’epoca, fu definita da Adrian Evans, critico inglese: “il miglior scatto degli anni novanta, per capacità narrativa, impatto visivo e forza descrittiva” ma non fu mai capita, mai usata SUBITO e pubblicata solo 10 anni dopo.
“Il giovane marine ritratto – continua Cito – faceva parte di un cospicuo contingente americano, inviato (in gran segreto) in Arabia Saudita ben prima della guerra del Golfo e pronto a dissuadere Saddam Hussein nel proseguire la sua avanzata e minacciare l’alleato saudita”.
Alla prossima. Ed!
Edmondo Di Loreto: è nato a Roma nel 1956 e vive tra Puglia e Abruzzo. Fotografa, con passione ondivaga, dall’età di 7 anni. Ha viaggiato in tutto il mondo ed ha realizzato numerosi reportage. Nel 1994 ha vinto il concorso nazionale di foto-reportage Petrus World Report. Nel 2004 ha ricevuto il gran premio della giuria al concorso del Touring Club Italiano sulle case rurali “Alta Definizione della campagna Italiana”. Nel 2006 è stato uno dei 5 autori selezionati per il Premio Chatwin: Camminando per il mondo con due video, un racconto ed un portfolio fotografico sui popoli del fiume Omo in Etiopia, esposto a Genova presso il Museo del Castello d’Albertis. E’depositario e curatore dell’archivio storico fotografico familiare che comprende oltre 10.000 immagini in lastra e negativi ed ha donato parte di tale materiale al Museo del Territorio di Foggia che lo espone in pianta stabile. E’ socio del FotocineClub Foggia BFI EFI del quale è stato anche vicepresidente e con cui ha allestito varie mostre personali e numerose collettive. Con Elio Carrozza e Giovanni Torre ha promosso il progetto Anime Salve legato alla questione delle migrazioni che, con una mostra e due volumi fotografici, sta girando l’Italia. Ogni volta che può, promuove la fotografia in ogni sua forma e significato.