Storie di Fotografie: la Certosa di Padula e il cavalletto misterioso.
Storie di fotografie oggi, complici le imminenti festività natalizie, prova in modo divertente e scanzonato a svelare un piccolo mistero riguardante un oggetto misterioso, che appare in moltissime foto realizzate alla Certosa di Padula, in provincia di Salerno.
di Edmondo Di Loreto
Il mistero del cavalletto, le fotografie sono una brutta bestia, io lo so e forse lo sapete anche voi. Le fotografie qualche volta ci mostrano una realtà apparentemente inspiegabile, testimoniano visivamente accadimenti che non hanno logica. Questa settimana per Storie di Fotografie proverò a raccontare una storia e a svelare il mistero che si nasconde dietro una immagine, anzi due, anzi no, più di due.
Antefatto.
Si parte da 2 foto: la prima è di Mariuccia Preziuso. E’ scattata alla Certosa di Padula in provincia di Salerno, è una bella foto del genere architettonico. La seconda è di Maristella Belvedere: stesso luogo, stessa inquadratura, identica prospettiva. Ciò che appare davvero incredibile, è la presenza di un ingombrante cavalletto presente in ambedue le fotografie: guardate bene che c’è, si vede.
Ohibò! Un clone? Un maldestro tentativo di appropriazione indebita? Giammai! Le due foto sono state scattate in date diverse. Nessuno ha copiato nulla! E allora? Quel cavalletto che ci sta a fare? Se si guarda con attenzione quel treppiedi fotografico non è posizionato nella stessa maniera nelle due foto. Un giallo. Il mistero del cavalletto, o anche: Il treppiede di Padula. Sembrerebbe il titolo di una spy story televisiva diretta, vediamo, da chi, ma certo, da Stefano Sollima e interpretata da, diciamo, Tony Servillo e Giovanna Mezzogiorno: il mistero del cavalletto.
Ho fatto allora delle veloci ricerche. Alcune foto “datate” presenti sulla rete dimostrano la costante e ingombrante presenza del cavalletto. E allora sveliamo il mitsero!
A questo punto scatta lo Storytelling, come direbbero gli anglosassoni, il racconto. Quella narrazione che talvolta accompagna le fotografie ed è la forza stessa di quelle fotografie.
La Narrazione.
Vi propongo 4 storie diverse che svelano il mistero del cavalletto. Due non sono la verità, ma sono credibili. Una delle caratteristiche di uno storytelling è appunto la sua credibilità. Solo una è la verità e svela il mistero, l’arcano, spiega tutto. A voi la scelta.
- Il cavalletto è il mio. Fa parte di una installazione artistica presente nel sito della Certosa. L’ho impiantato 4 anni fa perché ammanicato con la soprintendenza artistica del luogo, mi hanno anche pagato. Poco ma mi hanno pagato. Siccome sono antipatico al custode però, egli talvolta lo toglie di mezzo, solo per farmi un dispetto.
- Il cavalletto appartiene a un turista-visitatore di Merano che se lo è dimenticato li 5 anni fa assieme alla moglie, lasciata in un autogrill della zona. Poi ha visto le due foto ha cacciato un urlo ed è saltato in automobile. Tuttora è in viaggio verso Padula per recuperarlo, il cavalletto, non la moglie.
- Il cavalletto ingombrante non è un treppiedi, ma un sofisticatissimo aggeggio che è in grado di rivelare le particelle in metallo. E’ stato posizionato strategicamente per stanare malintenzionati armati. Funziona! Per quello che è ancora lì!
- Il cavalletto non è un accessorio fotografico. E’ un treppiedi in legno, tipo cavalletto da pittore. E’ usato per supportare locandine che informano i visitatori sugli eventi che si tengono all’interno della Certosa. Sta sempre lì, anche quando non c’è nulla e non si usa, esso sta sempre lì.
…a voi la scelta. Quale storia svela il Mistero del cavalletto?
Note biografiche sull’autore
Edmondo Di Loreto è nato a Roma nel 1956 e vive tra Puglia e Abruzzo. Fotografa, con passione ondivaga, dall’età di 7 anni. Ha viaggiato in tutto il mondo ed ha realizzato numerosi reportage. Nel 1994 ha vinto il concorso nazionale di foto-reportage Petrus World Report. Nel 2004 ha ricevuto il gran premio della giuria al concorso del Touring Club Italiano sulle case rurali “Alta Definizione della campagna Italiana”.
Nel 2006 è stato uno dei 5 autori selezionati per il Premio Chatwin: Camminando per il mondo con due video, un racconto ed un portfolio fotografico sui popoli del fiume Omo in Etiopia, esposto a Genova presso il Museo del Castello d’Albertis. Con Elio Carrozza e Giovanni Torre ha promosso il progetto Anime Salve legato alla questione delle migrazioni che, con una mostra e due volumi fotografici, sta girando l’Italia. Ogni volta che può, promuove la fotografia in ogni sua forma e significato.