5 Dicembre 2017 By artevitae

Storie di Fotografie: Anton Corbijn e The Joshua Tree

Storie di fotografie oggi ci fa rivivere l’esaltante collaborazione fra una delle più importanti band degli ultimi trent’anni, gli U2 ed il famoso fotografo e regista olandese, Anton Corbijn.

di Edmondo Di Loreto

Le copertine dei dischi sono importanti, lo erano in special modo quelle dei long playing. Sono parte integrante del prodotto musicale e possono contribuire non poco alla fortuna del disco. Non si contano infatti le copertine celebri diventate vere e proprie icone.

Nel 1987, trent’anni fa, esce “The Joshua Tree”, l’album che rappresenta la svolta artistica del gruppo irlandese degli U2. Un disco che catapulta la band irlandese nell’olimpo della Rock Music. E’ un lavoro epocale, una pietra miliare di quel decennio, con una sequenza di brani che ha del miracoloso.

Ad illustrare per immagini quel lavoro degli U2 c’è Anton Corbijn. Fotografo e regista olandese che ha già collaborato con Bono e compagni, fissando con i suoi scatti più di un lavoro del gruppo. Corbijn è entrato in tale sintonia con gli elementi della band al punto da esserne “il quinto elemento”.

Anton Corbijn

Le fotografie di Corbijn per The Joshua Tree sono un pugno di immagini magnifiche. Possono considerarsi delle vere e proprie fotografie di cinema americano, riprendono paesaggi desertici in un bianconero che sembra quasi ispirarsi a quello di Ansel Adams. Sono fortemente evocative e restituiscono tutta la forza e la malinconia di quel disco.

La scelta di quelle ambientazioni si deve esclusivamente a Corbijn. Mai ispirazione fu più felice.  A ben guardare anche il titolo del nuovo album era nato da una sua intuizione, cosi come racconta lo stesso fotografo: “all’inizio del viaggio che organizzai per il lancio del disco e per il set fotografico, doveva chiamarsi The desert songs o The two Americas. Per questo avevo scelto come ambientazione i deserti californiani. Ma il primo giorno raccontai a Bono la storia di un albero di quei luoghi.

I coloni mormoni lo avevano battezzato “Joshua Tree” perché con i suoi rami ricordava le braccia alzate al cielo del profeta Joshua, che esortava il suo popolo a seguirlo verso la Terra Promessa.

The Joshua Tree

 

Il mattino dopo, scendendo a fare colazione con una Bibbia in mano, Bono ci comunicò che The Joshua Tree era il nuovo titolo dell’album.

A quel punto Corbijn si mette alla ricerca dell’albero giusto da usare come sfondo del celebre ritratto che appare all’interno del 33 giri. “L’ho trovato il secondo giorno, a sud di Zabriskie Point – dice – dove avevo scattato quella che poi è diventata la foto di copertina. Ho deciso di utilizzare una lente panoramica che non conoscevo per sfruttare al massimo l’ampiezza del paesaggio”.

Una settimana dopo, ritirando i negativi dal laboratorio, Corbijn si accorge che le foto erano tutte leggermente sfuocate, con un unico soggetto nitido sullo sfondo, l’alberello appunto.  Solo in un secondo momento si rende conto che la resa così risulta ancora più potente. Nei ritratti Bono, The Edge, Larry e Adam hanno espressioni intense e orgogliose ma velate da un filo di malinconia.

Ne vado ancora fiero: ricordano le facce d’immigrati appena sbarcati in America. E con il successo del disco quelle foto circolarono ovunque e finirono per essere identificate con le canzoni stesse.

Le facce serie di The Joshua Tree in realtà sono dovute al freddo. Per dare maggiore coerenza all’ambientazione desertica, Corbijn chiede infatti ai musicisti di togliersi i cappotti, anche se è dicembre e le temperature sono di poco sopra lo zero.

Il titolo del disco ha indotto molti a pensare che le foto siano state scattate nel Joshua Tree National Park, che invece si trova 300 chilometri più a sud.  Tra l’altro, come è noto, di quell’albero non c’è più traccia. Non c’è più, è stato tagliato o forse è morto, ucciso dai fan che si sono portati a casa pezzi di rami per ricordo.

Per concludere. Le fotografie di Anton Corbijn a corredo di The Joshua Tree sono diventate talmente celebri che quest’anno, dopo un trentennio, sono state usate durante il tour rievocativo che ha celebrato quel disco e hanno fatto la loro comparsa sul palco. L’alberello è così tornato!

The Joshua Tree Tour 2017, BC Place Vancouver

Edmondo Di Loreto per Storie di fotografie: “The Joshua Tree set” di Anton Corbijn.

 


Note biografiche sull’autore

Edmondo Di Loreto è nato a Roma nel 1956 e vive tra Puglia e Abruzzo. Fotografa, con passione ondivaga, dall’età di 7 anni. Ha viaggiato in tutto il mondo ed ha realizzato numerosi reportage. Nel 1994 ha vinto il concorso nazionale di foto-reportage Petrus World Report.  Nel 2004 ha ricevuto il gran premio della giuria al concorso del Touring Club Italiano sulle case rurali “Alta Definizione della campagna Italiana”.

Nel 2006 è stato uno dei 5 autori selezionati per il Premio Chatwin: Camminando per il mondo con due video, un racconto ed un portfolio fotografico sui popoli del fiume Omo in Etiopia, esposto a Genova presso il Museo del Castello d’Albertis. Con Elio Carrozza e Giovanni Torre ha promosso il progetto Anime Salve legato alla questione delle migrazioni che, con una mostra e due volumi fotografici, sta girando l’Italia. Ogni volta che può, promuove la fotografia in  ogni sua forma e significato.