Siamo fatti di caos e meraviglia, siamo Made in Italy
Giovedì 25 gennaio è uscito nelle sale dei cinema italiani il nuovo film di Luciano Ligabue “Made in Italy”. Nasce dall’omonimo contest album del cantautore. Racconta l’Italia di oggi vissuta da un quasi cinquantenne degli anni Ottanta. Un pò la storia di tutti noi. Problemi, incomprensioni, amici, lavoro e famiglia. Cadiamo ma siamo sempre pronti a rialzarci perché siamo fatti di caos e meraviglia.
di Cristiana Zamboni

Locandina del film
Un sabato sera qualunque in cui la stanchezza dell’intera settimana ti cade addosso ed hai solo voglia di svuotare la testa. Ma arriva l’invito al cinema di uno dei pochi compagni del liceo rimasti vicini. La trovi una buona prospettiva per rilassarsi. Così decidiamo di vedere “Made in Italy”. Amiamo entrambi la musica di Luciano Ligabue ed abbiamo visto quasi tutti i suoi concerti.

Le riprese del film
Già dalle prime scene ho la sensazione d’essere catapultata nella vita di tutti i giorni. Vedo le mie giornate al lavoro, mia figlia e la mia famiglia. Ma, soprattutto, sento sotto la pelle l’affanno ed il disagio della mia società nel vivere questi tempi strani ed inconcludenti.
Il film s’ispira all’ ultimo omonimo album di Ligabue, “Made in Italy”. Trasforma in immagini ciò che le parole delle canzoni raccontano.
E’ la storia di Riko, un normale quasi cinquantenne con una moglie, un figlio ed un lavoro che gli permette a malapena di portare avanti la sua vita. Senza prospettiva di carriera, di avanzamento o soddisfazione personale. Si sente un fallito. Anche solo perché ringrazia Dio ogni volta che licenziano un collega e non lui.

Riko- Stefano Accorsi
Vive nella casa costruita da suo nonno, allargata da suo padre e che, se tutto continua così, lui dovrà vendere perché non può più permettersela. Una casa che, osservando le scene con occhio attento, contiene tantissime cose. Mobili visibilmente del passato abbinati ad oggetti commerciali del presente. Foto sparse ovunque. Un pò come il nostro dna. Come la cultura familiare italiana. Non si diventa mai autonomi completamente. Conteniamo tutto. Siamo il contenitore dei ricordi dei nostri nonni e delle rivincite dei nostri genitori.
La famiglia italiana è un pò il luogo da cui fuggire per iniziare a vivere per poi diventare il nascondiglio segreto in cui rifugiarsi da tutto e tutti. Fino a trasformarsi nel luogo del nostro ritorno.
«Riko, il mio secondo nome è Riccardo, è il mio alter ego, rappresenta una mia vita parallela, quello che sarei stato se non fossi Ligabue. Mi permette di dire quello che penso con maggiore libertà»
Ligabue
Riko ha un figlio, l’anno prossimo andrà all’università e sarà il primo della famiglia ad avere questa possibilità. Un ragazzo che vive i suoi genitori a trecentosessanta gradi. Li prende per mano e li accompagna in un dialogo sincero e senza ipocrisie.
“Non voglio che te lo fai andare bene! È un attimo farsi andare bene tutto!” Riko
E’ più maturo di loro. Ha una visione del futuro molto decisa e stabile. Non è un’illuso come lo era Riko alla sua età. E, soprattutto, non ha nessuna intenzione di andarsene via di casa. Ama i suoi genitori e sa che senza di lui la famiglia resisterebbe per poco, forse.
«È una lettera d’amore frustrato al mio Paese. Amo l’Italia ma odio la condizione in cui versa e il fatto che non voglia risolvere i propri vecchi difetti. Anche io ho subito l’essere adolescente in un momento di promesse forti e garanzie che il mondo sarebbe cambiato. È stato bello poterci credere ma la politica ha disatteso quegli ideali. È doloroso vedere che la forbice della diseguaglianza fra ricchi e poveri si sia allargata»
Ligabue
E poi c’è lei, Sara. L’anima più riuscita del film, forse perché donna e madre oltre che persona. Fa la parrucchiera nel suo Salone e gli affari vanno bene.

Sara Made in Italy Kasia Smutniak
Ha un sorriso per i giorni belli ed uno, ancora più luminoso, per quelli duri. Ha ancora il coraggio di sedersi intorno ad un tavolo e raccontarsi. Lei i problemi li risolve così, si siede e parla. Dice tutto quello che pensa, si arrabbia, ma, alla fine, propone la soluzione. Come tutte le donne che non mollano e non lasciano naufragare le loro famiglie. Sembra sottomessa alla vita. Alle uscite di Riko coi suoi amici d’infanzia da cui torna sempre ubriaco e sempre più consapevole del suo fallimento. Ma, al contrario, Sara è li ad aiutarlo a risollevarsi ancora perché, nonostante i tempi moderni, lei sa ancora amare. Lei che, forse per sopportare i tradimenti di Riko, a sua volta, si è ritrovata a tradirlo col suo migliore amico. L’amico che Riko salva sempre dai guai con la droga.

Riko e Sara Accorsi e Smutniak
Lei che porta ancora dentro la presenza di quel figlio perso al primo vagito. Lei che, a dispetto di tutto , non si è mai mossa di un millimetro da quella casa. C’è sempre stata nel bene e nel male. Sara che, senza muovere un passo, va oltre. Oltre ad un’Italia che annaspa tra fake news ed una totale mancanza di etica morale.
Tutti appigli per non sprofondare nell’incapacità di fermare il tempo. Il tempo che ci è utile per fermarci un attimo. Osservare e capire la nostra vita. Studiare una strategia per cambiarne il corso senza aspettarci che siano gli altri a farlo per noi.
Ascolta…cambia città, lavoro, famiglia, ma soprattutto, per favore, cambia te, invece di aspettare il cambiamento!
Carnevale (amico di Riko)
Il protagonista vive la sua vita da quasi cinquantenne come se vivesse ancora nei luminosi anni Ottanta. Gli amici, le compagnie, le partite a carte che hanno solo il dovere di farti sentire libero di esultare come quando l’Italia vinceva ancora i mondiali.

Riprese del film
Riko è il classico eroe tutto italiano. Fatto di caos e meraviglia, tutto rigorosamente, Made in Italy. Mangia pasta condita con sentimenti e sogni, con le maniche della camicia tirate sù pronto per lavorare e migliorarsi.