26 Gennaio 2018 By Luca Tizzi

Piero Ciampi, un bohémienne livornese è il nostro poeta maledetto

Libere Divagazioni di Luca Tizzi. Ci sono cose che entrano nella nostra vita in punta di piedi, altre invece arrivano come un pugno nello stomaco, come le parole di Piero Ciampi, il nostro poeta maledetto.

di Luca Tizzi

Alcune cose, persone, libri, poesie entrano nella nostra vita in punta di piedi. Bussano delicatamente alla porta, si affacciano all’uscio socchiuso e chiedono con voce bassa ed educazione se possono entrare nel nostro privato.
Altre invece irrompono come mareggiate, portano via i dubbi o li accrescono e se, quando le acque si calmano, ci rimangono dei sogni o delle speranze siamo fortunati.

Piero Ciampi è un cantautore che se entra nella nostra vita lo fa come un pugno improvviso nello stomaco. E’ il nostro poeta maledetto, un bohémienne livornese che scappa a Parigi e quando torna porta con se quella tristezza transalpina che è  tipica degli chansonnier francesi. Un poeta sconosciuto ai più, difficile avere successo quando le frasi delle canzoni pesano come macigni sulle nostre certezze.

Rivalutato in tempi recenti, come succede ai grandi incompresi, bisogna comunque ammettere che è difficile da ascoltare, quasi impossibile; ha la voce stonata, resa roca dall’alcool e dalle sigarette, biascica i testi come un ubriaco ed ubriaco lo era spesso, e rissoso al punto da scontrarsi continuamente con il pubblico anche quando era quello televisivo e, ai tempi di Piero Ciampi, la televisione era in diretta. E’ stato il nostro Tom Waits prima che Tom Waits nascesse.

Nel 1973 i testi del poeta livornese vengono pubblicati in un disco da 33 giri interpretato da Nada, quel lavoro porterà la concittadina di Piero verso un repertorio più impegnato allontanandola dal grande pubblico. Inutile dire che l’album fu un fiasco colossale.

La prima canzone di questo album, intitolato “Ho scoperto che esisto anch’io”, è “Confiteor”.
Il Confiteor è una preghiera penitenziale che recita più o meno così :
– Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa, mia grandissima colpa -.

Il Confesso di Piero Ciampi è la recita non penitenziale di una donna che racconta la parte nascosta di se stessa, quella che solo lei conosce, quella ignorata dai genitori, dagli amici, dai fratelli, quella che racchiude le più intime voglie, le paure che non confessiamo neppure a noi stessi e che ci spingono a scelte, decisioni, spesso sbagliate.

il testo  :

Mia madre quando parla di me
dice che sono una buona figlia
i miei fratelli dicono di me
che sono una cara sorella
le mie amiche quando parlano di me
dicono che sono una buona amica
Ma loro non sanno che ho tante tentazioni
che vivo soltanto d’illusioni
ma loro non sanno che sogno un gelato
e lunghi laghi bianchi
ma loro non sanno che scappo da una chiesa
perché non credo in niente
ma loro non sanno che la mia vanità
va oltre l’apparenza
ma loro non sanno che penso al suicidio
quando viene capodanno
Ma loro non sanno che giuro spesso il falso
pur d’aver ragione
ma loro non sanno che provo eccitazione
quando mi sento sola
ma loro non sanno, ma loro non sanno
che dico addio a un uomo
solo se ne ho un altro.

Di questa canzone potremmo cercare di capire il significato di “Sogno un gelato e lunghi laghi bianchi” ma, la frase che mi ha colpito, e mi ha spinto a conoscere meglio Piero Ciampi, è “Non sanno che la mia Vanità va oltre l’Apparenza”. Qui la parola Vanità assume il significato originario di vuoto, quel vuoto interiore che nascondiamo con il nostro apparire.

Chi ci sta vicino non conosce le nostre voglie, le nostre paure, i nostri vizi, sono cose che teniamo nascoste per pudore che ci fanno sentire sporchi o inadeguati; le teniamo chiuse per non deludere chi ci ama, per non distruggere l’idea che gli altri si sono fatti di noi dimenticando che noi siamo quelle passioni, quelle voglie, quei tormenti.

A volte, come una mareggiata, la nostra vera natura viene fuori e ci costringe a fare i conti con noi stessi, con gli altri, ed ammettere che siamo Uomini, Donne che desiderano il piacere, anche quello non convenzionale. Abbiamo paure che nascondiamo interpretando ruoli che la società, la famiglia, le convenzioni ci impongono ma, di fatto, non ci appartengono. Liberare noi stessi è possibile ma difficile, non senza il rischio di ferire chi si ama, siano questi i nostri genitori, i parenti, gli amici, la persona amata.

Se volete sentire il “Confiteor in musica si può partire da Bach per arrivare al nostro poeta maledetto, ma di lui e di altre sue canzoni ne parlerò ancora, se volete.

 


Note biografiche sull’autore

Florentini natione non moribus – Luca Tizzi nasce a Firenze nel 1961, la abbandona dopo 30 anni e si trasferisce nel paese di origine dei genitori, sull’Appennino Tosco-Romagnolo in provincia di Forlì-Cesena. Percorso di studi arruffato, bancario per motivazioni alimentari ma senza convinzione, si interessa di Cinema, Musica, Fotografia, Arte, Fumetti e molto altro. Gli piace scrivere anche se dice di non esserne capace, gli piace fotografare perché non sa disegnare, ma anche in questo dice di riuscire poco bene. Sogno nel cassetto, diventare ricco scrivendo cose orribili che leggono in molti. libere Divagazioni è la rubrica di intrattenimento da lui condotta, nella quale scrive di musica e canzoni, ma anche di arte e libri e molto altro, con la spiccata caratteristica che lo contraddistingue di saper ricercare l’aspetto meno noto, la curiosità più stuzzicante, per regalarvi delle chicche molto appetitose.