25 Settembre 2020 By Daniela Bonalume

Perfettamente felici. E’ il nuovo racconto di Daniela Bonalume

Perfettamente felici. E’ il nuovo racconto breve di Daniela  Luisa Bonalume per la raccolta “Suggestive evasioni”.

 

di Daniela Luisa Bonalume

Waiting in vain…. by ©Banksy 2013

Rosaria era alta. Troppo alta rispetto alle sue amiche. La prendevano sempre in giro perché, quando metteva i tacchi, sembrava un pendolo inverso. Rosaria era magra. Troppo magra rispetto alle sue amiche. La prendevano sempre in giro perché, quando si metteva le gonne un po’ lunghette, sembrava la moglie di Braccio di Ferro.

Rosaria era simpatica. Troppo simpatica rispetto alle sue amiche, e la prendevano sempre in giro perché per lei l’amicizia non distingueva il genere. Era spontanea e genuina con maschi e femmine. Tranne che con uno: Rodolfo. A Rosaria piaceva tanto Rodolfo. Gli aveva anche fatto una corte celata per un po’. Tra l’altro era adeguato alla sua fisicità.

Rodolfo era molto alto ed era anche molto magro. Sarebbe stata una coppia perfetta, Rosaria ne era sicura e proprio per questa sua convinzione, dopo quel bacio scambiato di nascosto sotto gli alberi durante una gita collettiva, lei rimase in attesa di un segnale riconoscibile per sciogliere l’enigma delle ragioni del cuore.

Rodolfo era innamorato, certo, ma non di Rosaria. Rodolfo era innamorato del pallone. Per lui esisteva solamente il calcio. Dedicava ogni momento libero dallo studio a questo sport. Non aveva velleità particolari, si voleva sono divertire e giocare. La cosa sorprendeva un po’ tutti perché il ragazzo era ormai grandicello, ed avrebbe dovuto avvertire qualche pulsione adolescenziale.

Rosaria divenne maggiorenne e pensò che ormai, dopo una discreta ed inutile attesa, dovesse orientarsi diversamente. Lasciò Rodolfo alle sue partite e sparì dagli spazi comuni. Lui neppure se ne accorse, impegnato com’era a rincorrere la sua sfera composta da esagoni di cuoio cuciti tra loro.

Una domenica mattina, andando a messa, gli occhi di Rodolfo si posarono sugli annunci matrimoniali pubblicati dalla parrocchia. “Sposa: Rosaria Persei, Sposo: Fabrizio Contenti” eccetera eccetera. Rodolfo iniziò a sudare, gli si mollarono le ginocchia ed arrivò appena in tempo alle sedie dell’ultima fila della navata centrale. Si sentiva un po’ Saturno, con molti anelli intorno alla testa. Che strano: eppure aveva fatto una abbondante colazione… ma non ci badò affatto, attribuì l’episodio alla temperatura estiva ed al tasso di umidità.

Chissà come fu che quel sabato mattina, proprio quel sabato mattina, Rodolfo si trovò nei pressi della Chiesa dalla quale Rosaria e Fabrizio stavano uscendo nascosti da una nuvola di riso. Rodolfo si fermò a guardare da lontano con il cuore a mille. Fu come nascere in quel momento. Per la prima volta prese consapevolezza di una avvenuta maturità. Non capiva, però, se era vera gelosia o solo orgoglio per essere stato sostituito da un perfetto sconosciuto.

Per parecchi giorni restò con gli occhi accecati dall’immagine gioiosa e giocosa di quella che sarebbe potuta essere, ma non era, la compagna della sua vita. Poi se ne fece una ragione ed anch’egli si decise ad orientarsi diversamente. Si appoggiò pigramente ad una vicina di casa che lo inseguiva da tempo, e con lei convolò a nozze, rispettando la tradizione in tutto e per tutto.

Rodolfo neppure si rese conto di quanto passivo fosse stato il proprio atteggiamento verso la vita. Si prese carico delle sue scelte solo quando la consorte gli annunciò la prima gravidanza. Da quel momento si sentì braccato. Aveva creato una famiglia per riempire un vuoto, con una donna che non amava e con la quale, probabilmente, non aveva alcuna affinità.

Sicuramente la sventurata non aveva colpe, se non quella di essersi innamorata di un inetto che non la pensava proprio. Ma così era, e con l’avvento del secondo figlio, Rodolfo si rinchiuse in uno scrigno, concedendo alla propria famiglia solo quella parte che serviva a farne un buon padre ed un marito almeno accettabile.

Dall’opposto punto cardinale della città, la vita di Rosaria trascorreva non priva di intoppi e problemi, ma grazie all’amore che la legava al suo compagno, e viceversa, ogni montagna finiva per ridursi ad una collina. Certo, Fabrizio non aveva un carattere facile, ma era un uomo serio ed innamorato, e questo amore era palpabile in un’aurea che li accompagnava in ogni momento. O almeno, questo, fino ad un certo punto.

La cosa curiosa era che i due, pur abitando nello stesso centro, non si erano mai più incontrati, probabilmente a causa dei differenti orari ed impegni di vita, fino a quando, a causa di un incidente stradale, furono costretti a scambiarsi gli estremi necessari al rimborso assicurativo.

Mannaggia al diavolo che, anche se fa i coperchi, possono non essere della giusta misura. Rodolfo capì immediatamente tutto. Lui era innamorato di Rosaria, lo era sempre stato ma, come spesso succede, se ne era accorto troppo tardi. Anche Rosaria aveva rivisto con piacere il vecchio compagno di giochi, e lo aveva trattato secondo la propria indole. Che guaio! Rodolfo perse la testa, e notando un velo di tristezza e malinconia nello sguardo di lei, attaccò con una serie di discorsi riguardanti la propria vita, cercando di indagare in quella dell’altra.

Dopo la liquidazione del sinistro, i due non si persero completamente di vista ma si mandavano un saluto ogni tanto. Nel frattempo, il matrimonio di Rosaria arrancava un pochino a causa di alcune difficoltà emerse. Rodolfo ne carpì la fragilità e ci si buttò a capofitto, deciso a prendersi quello di cui la sua inerzia lo aveva privato.

Aspettò Rosaria fuori dall’ufficio. Le portò un enorme mazzo di rose rosse, belle, grandi e confezionate con un bellissimo fiocco scarlatto. Il biglietto diceva:

“Ti ho sempre amata e non l’ho mai realizzato. Sono stato un coglione. Ti prego, non sprechiamo questa seconda occasione che la vita ci ha dato, per essere felici”.

Rosaria strinse a sé le rose, rimise il biglietto nella busta e guardò con gli occhi umidi le iridi del suo interlocutore.

-Rodolfo – gli disse – io sono già felice, questi fiori e questo biglietto portali a tua moglie, così sarà felice anche lei -.

Note biografiche sull’autrice

Daniela Luisa Bonalume è nata a Monza nel 1959. Fin da piccola disegna e dipinge. Consegue la maturità artistica e frequenta un Corso Universitario di Storia dell’Arte. Per anni pratica l’hobby della pittura ad acquerello. Dal 2011 ha scelto di percorrere anche il sentiero della scrittura di racconti e testi teatrali tendenzialmente “tragicomironici”. Pubblicazioni nel 2011, 2012 e 2017.


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