Parenti serpenti. Il nuovo racconto breve di Daniela Luisa Bonalume
Parenti serpenti è il nuovo racconto breve scritto da Daniela Luisa Bonalume per la raccolta “Suggestive Evasioni”.
di Daniela Luisa Bonalume
Giulio stava tornando a casa. Si era fermato a comperare il cibo per i suoi cani, due bastardini, preso al canile il più vecchio, dalla strada l’altro. Viveva da poco nella nuova dimora con un grande terrazzo, bellissimo, arredato con piante abbastanza alte e frondose da offrire ombra e frescura alle due fortunate bestiole. Giulio era stracotto, un po’ per la temperatura in quanto quel giorno si erano superati i quaranta gradi, e un po’ per la stanchezza. Era partito in vacanza da un paio di settimane, con la madre, nel paese d’origine di lei.
La scuola, ancora prima, lo aveva richiamato. I genitori di un alunno, evidentemente non soddisfatti del risultato raggiunto del loro ragazzo, avevano già chiesto ed ottenuto l’accesso agli atti d’esame di terza media, ai quali il rampolletto si era sottoposto. La coppia genitrice aveva ritenuto troppo bassa la valutazione dell’intero percorso d’esame. Lo scolaro era stato ammesso con la media del sette e ne era uscito con la promozione ribassata di un punto.
Ah no, eh! Lui era preparato, aveva studiato tutto l’anno. Si era sacrificato per affrontare nel miglior modo possibile l’esperienza che lo avrebbe avviato agli studi superiori.
Non tutte le ciambelle riescono col buco, però.
Purtroppo il compito di matematica fu pessimo. Ottenendo una valutazione insufficientissima, un tristissimo quattro aveva abbassato la media finale. Sentito il figliolo, i genitori decisero di chiedere l’accesso agli atti, come nel loro diritto, in quanto: – Il loro bambino non era stato messo nelle condizioni di copiare il compito, come invece era avvenuto per tutti gli altri esaminati -.
Perciò ingrugnato, poco prima di lasciare la città, Giulio si dovette recare presso la scuola dove lavorava. Anche gli altri membri della commissione d’esame si mostrarono ugualmente felici ed onorati per essere stati richiamati in sede a causa di un evento così straordinario e gratificante. La pratica fu silenziosamente espletata.
Ai genitori insoddisfatti venne lasciata l’incombenza della valutazione di quanto consultato e la scelta delle azioni successive: possibilità di lasciare le cose come stavano o di rifiutare il giudizio, pretendendo una chance di miglioramento attraverso una nuova prova di matematica a cui sottoporre l’alunno. Queste erano le due strade percorribili.
Giulio non credeva fosse possibile la seconda. Solo un pazzo avrebbe esposto il proprio figliolo, già traballante, ad una prova individuale guardato a vista da tutti i docenti coinvolti. Nel caso specifico, Giulio, aveva una preparazione umanistica ed il suo insegnamento riguardava le materie letterarie. Ma l’esaminato non aveva brillato gran ché neppure lì. Comunque non si sarebbe mai immaginato un atto di autolesionismo da parte di quegli incauti adulti.
Invece non andò così. La coppia decise di darsi una martellata sugli alluci, percuotendo i propri e quelli del figlio!
Giulio era già in vacanza quando arrivò la seconda convocazione dalla segreteria scolastica. Furono richiamati anche gli altri per assistere alla prova di matematica. Ed eccoli lì in aula, compreso il Preside d’Istituto. Chi già abbronzato e nero d’umore, chi non ancora abbronzato ma ugualmente d’umore nerissimo. Eccoli lì tutti seduti dietro la carovana di banchi messa insieme giusto per l’occasione. Ed ecco anche, appena arrivati, i magnifici tre: papà, mamma ed il predestinato.
I genitori esibivano una tronfia espressione di chi si aspetta la riscossa dall’ingiustizia. Il pargolo aveva quella di un consapevole condannato a morte. Guardava con occhi sbarrati i docenti i quali, come abbiamo già sottolineato, non parevano concilianti. Il caldo della stanza non attenuava le tensioni e gli esaminatori non nutrivano nessuna pietà per il predetto condannato.
Vennero disbrigate le formalità del caso. Ai coniugi fu data la possibilità di restare nell’aula dentro la quale si sarebbe esaurita la commedia o consumata la tragedia, mantenendo una certa distanza di sicurezza dagli attori principali. Al ragazzo venne consegnato un foglio con il testo della prova da sostenere, che non era quella proposta durante la sessione collettiva. La vittima prese coscienza di quanto gli veniva richiesto ed avviò una silente lacrimazione che i genitori, dietro di lui, non poterono vedere.
Giulio guardava l’alunno con sguardo assente. In realtà gli faceva una gran pena. Non tanto per la prova che stava affrontando in quel momento, ma per i genitori che aveva: ciechi nella loro ambizione, non consideravano la tortura alla quale stavano sottoponendo il poveretto. Andava da sé che, se fosse stato appena appena abile nelle discipline matematiche, non si sarebbe trovato in quella condizione.
Le lacrime iniziarono a spandere l’inchiostro della penna sul foglio. L’esito non sarebbe stato migliore del precedente. Con ogni probabilità il contrario, e l’esaminato non ne avrebbe tratto alcun vantaggio. I genitori constatarono la correttezza della situazione e, non appena scaduto il tempo concesso per la risoluzione del compito, si procedette alla verifica. Tutti avevano una gran fretta di chiuderla lì e di tornare velocemente alle individuali attività estive.
Il professore di matematica prese la parola. Comunicò ai presenti in aula che il quattro conseguito nella sessione collettiva non poteva essere confermato. Il ragazzo non aveva risolto nessuno dei quesiti proposti. La valutazione doveva essere ridimensionata con una votazione molto vicina allo zero, il che avrebbe inciso drasticamente sulla media finale e ribaltato l’esito della promozione.
I genitori rimasero sulle loro sedie, impietriti dalla notizia ufficiosa ed inchiodati dalla loro superficialità. Il ragazzo si accasciò sul banco in preda ad una crisi di nervi. I docenti vociavano tra loro ed ognuno avanzava una soluzione diversa ma col comune intento di punire brutalmente gli ambiziosi e pretenziosi genitori. Giulio propose di modificare la votazione del compito in modo da mantenere, attraverso l’applicazione di tutte le clausole e gli arrotondamenti legalmente possibili, la promozione già conseguita senza però mistificarne la qualità.
La preparazione matematica del ragazzo non sarebbe più stata affar loro.
La famigliola aveva avuto, ognuno per il ruolo di competenza, la giusta lezione e Giulio, mentre si apprestava a ricevere le feste dai suoi inquilini a quattro zampe, si godette con serenità l’affetto incondizionato ed inoffensivo dei suoi amici.
Note biografiche sull’autrice
Daniela Luisa Bonalume è nata a Monza nel 1959. Fin da piccola disegna e dipinge. Consegue la maturità artistica e frequenta un Corso Universitario di Storia dell’Arte. Per anni pratica l’hobby della pittura ad acquerello. Dal 2011 ha scelto di percorrere anche il sentiero della scrittura di racconti e testi teatrali tendenzialmente “tragicomironici”. Pubblicazioni nel 2011, 2012 e 2017.
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