E’ morto Paolo Villaggio, l’Italia dice addio al Ragionier Fantozzi
E’ morto l’attore Paolo Villaggio, l’Italia piange Fantozzi ed ArteVitae vuole rendergli omaggio, con questo articolo, ripercorrendo le fasi salienti della lunga carriera. L’attore genovese aveva 84 anni e con lui scompare uno dei pochi veri attori comici italiani. Entrato nella cultura popolare con il personaggio del ragioniere Ugo Fantozzi, aveva recitato con Fellini, Olmi e Monicelli, ottenendo premi prestigiosi.
di Luca Tizzi
Sono le 6 del mattino del 3 di Luglio di questo anno, il duemiladiciassette. “Ciao papà ora sei di nuovo libero di volare”, con queste poche parole scritte su Facebook e su Twitter Elisabetta VILLAGGIO annuncia la morte del padre PAOLO.
Non è facile parlare di Paolo Villaggio, lo conosciamo come “Il Ragionier Ugo Fantozzi”, come “Giandomenico Fracchia” o il “Professor Kranz” ma, anche se questi personaggi sono diventati icone per quello che hanno rappresentato, non era solo questo, Paolo Villaggio era, come nella migliore tradizione della commedia dell’arte, comicità e tristezza, riso e pianto, era la gioia di essere triste, è così che Victor Hugo definisce la malinconia.
Non è facile parlare di un autore, attore, presentatore e quant’altro come Paolo, cercherò di farlo per come lo ricordo io e non per come riproposto dalle televisioni in questi giorni.
Nasce a Genova nel 1932 da una famiglia della ricca borghesia cittadina, ha un fratello gemello che insegnerà alla Scuola Normale di Pisa ed è stato un grande amico di Fabrizio De Andrè al quale affibbierà il soprannome di “Faber” per la predilezione di quest’ultimo per le matite e i pastelli della “Faber-Castell”.
De Andrè, nel 1962, metterà in musica una canzone scritta da Paolo Villaggio, “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers“, una ballata medievale che si prende gioco della grandezza storica del re di Francia che a Poitiers fermò l’avanzata dell’Islam in europa. La canzone scritta in attesa della nascita dei loro due figli, Cristiano e Pierfrancesco, raccontava delle gesta meno eroiche del re dei Franchi nei confronti di una pulzella che si scopre poi essere una comune meretrice.
Viene portato in radio da Maurizio Costanzo e, nel programma “Il Sabato del Villaggio”, racconterà le stralunate giornate di un impiegato che getteranno le basi per i personaggi di “Fracchia” e “Fantozzi”.
Nel 1971 viene pubblicato il libro che racconta le disavventure del famoso ragioniere, venderà più di un milione di copie e alcuni anni dopo diverrà un film per la regia di Luciano Salce. Si potrebbe parlare per ore della figura grottesca narrata e interpretata da Paolo Villaggio, si potrebbe ricordare il “Batti lei” della partita a tennis giocata nella nebbia con “Filini”
oppure della “Corrazzata Potemkin” e di come quel film fosse poco apprezzato dal represso ragioniere.
Lo possiamo ricordare come attore di teatro, come presentatore televisivo, come scrittore e soprattutto come attore comico, basta scorrere il suo profilo su wikipedia per capire la grandezza di Paolo ma io voglio ricordarlo come il “Prefetto Gonnella” nel film “La voce della Luna” di Federico Fellini.
“Ma certo, che ne potete sapere voi, avete mai sentito il suono di un violino, no, perché se aveste ascoltato le voci dei violini come le sentivamo noi adesso stareste in silenzio, non avreste l’impudenza di credere che state ballando. Il ballo è, è un ricamo, è un volo, è come intravvedere l’armonia delle stelle, è una dichiarazione d’amore. il ballo è un inno alla vita.” Lo voglio ricordare nei disegni di Milo Manara quando assieme a Benigni vaga nella pianura padana ascoltando la voce della luna che esce dai pozzi e voglio ricordare i suoni dei violini.
Non è facile scrivere di Paolo Villaggio, non è facile scrivere di lui in poche righe ed evitando le banalità, se ci sono riuscito, anche solo in parte, ne sono felice altrimenti scusate, scusate il disturbo.
Buon viaggio Paolo, dormi sereno.