2 Aprile 2020 By Ale Bettoni

Panopticon, siamo tutti sorvegliati speciali

La condizione di sorvegliato speciale imposta dalla pandemia mi ha fatto riflettere sull’attualità del Panopticon, un sistema di sorveglianza e controllo sociale.

di Alessandra Bettoni

In questi giorni di pandemia e di clausura sono sinceramente colpita da questa ondata di iperattivismo domestico dal quale in verità non è affatto facile farsi contagiare. Le giornate passano inesorabili nella speranza che qualche dato positivo schiarisca l’orizzonte e ce ne lasci percepire i contorni finalmente. La mente umana può essere davvero molto duttile ed è così che prima o poi ti abitui alla nuova routine, talmente tanto che anche quando ti è concessa l’ora d’aria per la spesa ti senti quasi fuori posto, un po’ a disagio in questa condizione di sorvegliato speciale.

Proprio questa condizione di sorvegliato speciale, complice anche una lezione di architettura a distanza seguita con mia figlia, mi ha fatto riflettere su quanto sia attuale il PANOPTICON. Nel 1791 il filosofo-giurista Jeremy Bentham progettò un carcere modello, il Panopticon appunto. La struttura dell’edificio è molto semplice: le celle, sono poste l’una accanto all’altra a formare un cerchio al centro del quale è posta la torre di guardia.

Ogni cella era dotata di due finestre, una aperta sulla facciata esterna, ed una all’interno, verso la torre centrale.

Un sistema di sorveglianza rivoluzionario se pensiamo alle buie segrete del diciottesimo secolo che recava in sé un duplice vantaggio: il controllo poteva essere operato da un unico sorvegliante posto nella torre centrale, mentre i prigionieri non potevano rendersi conto di essere effettivamente sotto osservazione. Nel Panopticon la luce assume un ruolo fondamentale nell’applicazione del sistema di sorveglianza. La luce infatti consente al sorvegliante che si trova nella torre di avere visibilità su tutte le celle impedendo invece ai sorvegliati la visibilità della torre e del controllore. Di qui il nome “Panopticon”, colui che può vedere tutto. Un sistema volto ad innescare nell’individuo una condizione mentale per cui si ha la sensazione di essere costantemente sotto controllo anche quando la torre è vuota.

Secondo Bentham la struttura architettonica poteva essere applicata a molti edifici pubblici ma fu applicata soprattutto alle carceri. I Panopticon più puri sorgono alla fine dell’Ottocento in Olanda a Breda, Haarlem e Arnheim e nel Novecento a Stateville in Usa. Tutti ancora funzionanti anche se oggi le telecamere a circuito chiuso rendono il sistema a forma circolare superfluo.

Panopticon Arnhem

Panopticon Haarlem

Panopticon Breda

Panopticon Stateville

Un altro esempio di Panopticon si trova a Cuba, è il Presidio Modelo, costruito sulla Isla de la Juventud tra il 1926 e il 1931, durante il regime autoritario di Gerardo Machado. I cinque blocchi circolari, costruiti secondo il progetto di Bentham, potevano contenere 2500 persone. Dopo il trionfo di Castro, nel 1959, il Presidio Modelo continuò ad essere utilizzato come carcere, arrivando a contare fino a 8000 detenuti. Nel 1961 la prigione fu teatro di rivolte e nel 1967 fu definitivamente chiusa. Oggi il Presidio Modelo è monumento nazionale, e può essere visitato sia dai cubani sia dai turisti, mentre in quello che era l’edificio amministrativo ha trovato sede una scuola e un centro di ricerca.

Panopticon Presidio Modelo

In Italia, un esempio di Panopticon è il Padiglione Conolly, il reparto destinato ai malati più problematici nell’ex Ospedale Psichiatrico di San Niccolò, a Siena. Il Padiglione è oggi abbandonato ed in uno stato di degrado assoluto. Altro esempio di Panopticon italiano è il carcere di Santo Stefano nell’isola omonima, che “ospitò” anche il Presidente della Repubblica Sandro Pertini.

Panopticon Santo Stefano

Panopticon Padiglione Conolly

Ma la visione panottica viene riportata all’attualità dal libro del filosofo francese Michel Foucault Sorvegliare e punire del 1975. Lo schema organizzativo panottico viene messo in relazione con il concetto di controllo sociale esteso ad istituzioni di vario tipo – carceri ma anche manicomi e scuole – che tendono a divenire totalizzanti e disciplinari.

Secondo Foucault il Panopticon è un “modello” particolarmente efficiente ed economico di organizzazione delle persone nello spazio, adatto a poterle facilmente controllare e rendere docili e utili.

Possiamo ritenere il Panopticon una metafora della modernità?

In una visione più ampia potremmo affermare che diventa la metafora di un controllo strisciante, esercitato sulla vita pubblica e privata delle persone, una sorta di “grande fratello” che ci riporta direttamente alla misteriosa entità “tecnologica” di George Orwell in 1984 che “tutto vuole vedere e controllare”. Ma anche ai tempi della “Coronapandemia”.

Chi è sottoposto a questo sguardo, è visto ma non vede, è oggetto di una informazione, mai soggetto di una comunicazione – Michel Foucault Sorvegliare e punire


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Note biografiche sull’autrice di questo articolo

Alessandra Bettoni

Alessandra nasce nel 1966 e si sente ancora  in quella fase della vita in cui non vuole cedere alla civetteria di omettere questo dato dalla sua biografia. Vive a Milano, la città che l’ha adottata e nella quale si sente a proprio agio. Di mestiere insegna: tiene corsi privati di lingua inglese, ma fino a qualche anno fa si occupava di marketing e vendite per le aziende e viaggiava spesso per lavoro, anche all’estero. La sua vita l’ha sempre portata a contatto con le persone, ciò nonostante si ritiene abbastanza “orso” per apprezzare una serata a casa da sola, ma non abbastanza per apprezzare un pasto al ristorante consumato senza compagnia. Apprezza qualsiasi forma di espressione artistica. Ama in particolare l’architettura e la fotografia. Fotografa da pochi anni, il digitale è l’unico universo che conosce. E’ una delle ideatrici e fondatrici di ArteVitae Blog, ne cura l’editing, la promozione e a volte scrive.