27 Marzo 2018 By Giusy Baffi

Norman Foster – Archistar High Tech – prima parte

Archistar del nostro tempo, Norman Foster è sempre stato all’avanguardia nell’uso delle nuove tecnologie e nella ricerca di nuovi materiali per la progettazione dei suoi lavori ad impatto ambientale zero. In questa prima parte vengono approfonditi gli esordi.

di Giusy Baffi

Norman Foster

Qui puoi leggere la seconda parte dell’articolo dedicato all’opera di Norman Foster.

“Se non fossi un ottimista, sarebbe per me impossibile essere un architetto.”  Norman Foster

Sir Robert Norman Foster nasce a Stockport il 1º giugno 1935, è ingegnere aeronautico, architetto e designer inglese. Inizia la sua professione nel 1963 con lo studio Team 4 insieme a Brumwell, Cheesman e Richard Rogers. Il Team 4 inizialmente progetta unità abitative che si ispirano ad un cubismo razionalista che rimanda a Le Corbusier, più improntato però ad una sperimentazione di un nuovo tipo d’abitazione, che sfrutta  le aperture zenitali per ottenere la luce proveniente da ogni parte ed una spazialità interna senza frazionamenti per ottenere una massima flessibilità d’uso. Nel 1967 Foster fonda da solo lo studio Foster Associates.

Dice Foster di sè stesso: “Nella mia vita ho pilotato aerei per moltissime ore, diciamo per quasi 200 giorni e 200 notti. Nonostante questo, ho ancora una voglia incredibile di volare. Ormai progetto da quasi 60 anni; il mio lavoro richiede molto tempo, implica economie difficili e una tensione creativa altissima, ma mi attrae oggi esattamente come quando ho iniziato. Sono a capo di una struttura di altissimo livello professionale, con i migliori consulenti al mondo e con straordinarie possibilità di ricerca sui materiali, ma nonostante tutto questo sono ancora attratto dal progetto come quando eravamo in due.”

“Quando ricevo un incarico mi sento come una falena davanti al fuoco, non posso fare a meno di andarci vicino fino quasi a bruciarmi.” Norman Foster

Gli ispiratori delle opere di Norman Foster sono gli architetti che saranno fondamentali per la sua formazione:

Crystal Palace – 1851 –

Joseph Paxton (1803-1865) progettista del Crystal Palace, la prima costruzione in ferro e vetro realizzata nel 1851 per la prima Esposizione Universale a Londra e Mies van der Rohe (1886-1969) per la sua concezione nel mantenere una spazialità scatolare creando tuttavia una fluidità tra spazio esterno e interno. In pratica mette in atto i suoi principi di costruzione nella creazione di spazi isomorfi, estensibili all’infinito, dotati di massima flessibilità d’utilizzo, tecnologicamente avanzati sui sistemi di ventilazione, riscaldamento e luce in modo da ottenere il massimo dell’autonomia con il minimo impatto ambientale, spazi realizzati con la massima trasparenza, anche con moduli seriali, creando involucri il meno possibile invadenti all’esterno e con una leggerezza visiva che si pone in un continuo dialogo tra ambiente esterno ed interno. Egli punta ad un’integrazione con tutti gli elementi, le sue forme non sono solo estetizzanti ma finalizzate a creare un risparmio energetico; presta molta attenzione anche ai flussi dinamici delle persone. Fondamentale per Foster sono la sperimentazione di nuovi materiali e la risoluzione quasi totale del problema energetico, per tutti questi motivi venne soprannominato “architetto high tech”

“Sono convinto che ci siano molti equivoci a proposito della tecnologia. Per me si tratta di un mezzo per conseguire un fine. Sono l’impiego dell’intelligenza e l’uso dei materiali a produrre concetti e idee.” Norman Foster

Willis Faber Dumas – Ipswich –

Questi suoi principi vengono già attuati una delle sue prime opere, la Sede della Willis Faber and Dumas a Ipswich, realizzata tra il 1971 e 1975, dove è già evidente la sua concezione di spazio isomorfo dalla massima flessibilità e riproducibile con moduli in serie e la grande attenzione per i flussi di circolazione al suo interno con l’utilizzo di grandi scale mobili che diventano un elemento figurativo caratteristico dei suoi lavori.

Willis Faber Dumas -interno – Ipswich

 

Sainsbury Centre for Visual Arts – Norwich –

Per il Sainsbury Centre for Visual Arts iniziato nel 1974 a Norwich, Foster crea un enorme traliccio di sostegno realizzato industrialmente, all’interno del quale si sviluppano tutte le parti tecnologiche, mentre tutto il resto è un enorme open space che comunica con l’esterno da pareti in vetro.

Il culmine di queste sue iniziali esperienze è la fabbrica Reynaers Control in cui si pone come obiettivo riuscire a realizzare tutto a bassi costi applicando la rapidità costruttiva con l’utilizzo di soli pezzi di serie per un maggior contenimento dei costi.

Reynaers Control

La sua prima grande opera è la Hong Kong Shangai Bank a Hong Kong costruita tra il ’79 e l’86 e soprannominata la Torre di Luce. Nell’aspetto esterno Foster evidenzia anche formalmente la componente strutturale ed impiantistica, lo scheletro d’acciaio che sostiene il grattacielo è chiaramente denunciato con linee diagonali che in un certo senso evidenziano le linee statiche di forza. Egli è sempre teso a  rendere visibile la componente costruttiva, oltre che a realizzare dei piani terra, di notevole dimensioni in modo da portare la luce e il sole fino del cuore dell’edificio.

Con questi stessi principi è costruito il terminal dell’aeroporto di Stantsed a Londra, sottostando al  principio della trasparenza, tutto l’impianto strutturale è a tralicci a piramide invertita in ferro dentro i quali passa tutta la parte tecnica, il tetto reticolato sembra galleggiare illuminando anche gli interni con giochi di luce che creano un disegno stellare.

L’edificio che dà il via alle sue progettazioni in campo monumentale museale, il Carré d’Art a Nîmes, grande centro polivalente, è costruito su vari piani anche interrati, la costruzione si trova in corrispondenza di un vecchio tempio romano e i due monumenti si fronteggiano; da qui  la necessità di trovare una connessione visiva tra queste due opere. Progetta quindi un’architettura con lo stesso rapporto volumetrico dell’’altro edificio, con la medesima altezza, il più possibile trasparente e con un enorme elemento a sbalzo in modo da non creare una contrapposizione visiva ma una valorizzazione reciproca; il museo sembra una grande scatola trasparente le cui schermature sono realizzate con elementi frangisole e con gli interni completamente vuoti; uno spazio isomorfo, dai collegamenti interni realizzati ed enfatizzati con passerelle, scale vetrate e ascensori che mettono in comunicazione i vari piani.

Il suo primo capolavoro è l’edificio del Reichstag (1999) la sede del Parlamento tedesco a Berlino, questo edificio fa parte del processo di riqualificazione della città dopo la distruzione della guerra; semidistrutto dalla guerra, il fabbricato, dal forte valore simbolico, è stato recuperato con un ampliamento.

“Ci trovammo di fronte un edificio il cui simbolismo mutilato aveva poco significato per i Tedeschi contemporanei. L’approccio più semplice sarebbe stato quello di sventrare il Reichstag e inserire un moderno edificio al posto del tessuto esistente, risalente in parte al XIX secolo e in parte agli anni ’60. Ma più approfondivamo la conoscenza dell’edificio, più ci rendevamo conto che la storia risuonava ancora in modo potente al suo interno e che non potevamo eliminarlo.” Norman Foster

L’intervento progettuale di Foster consiste nell’avere inserito una cupola di vetro a copertura dell’aula del Parlamento, un enorme soffitto trasparente, quasi a voler  sottolineare la doppia valenza della trasparenza. Vi è solo un unico e grande accesso, sia per i politici che per i cittadini in visita, che vengono così uguagliati. Si accede all’interno tramite due rampe elicoidali che fungono anche da anello d’irrigidimento della cupola stessa.

Al centro della cupola vi è il “light sculptor” un tronco di cono, nel quale sono inseriti tutti gli elementi tecnici, che si estende fino alla sua sommità terminando in una terrazza. Rivestito da 360 specchi è munito di schermo mobile automatizzato che impedisce la penetrazione del calore e la vivida luce solare. Intorno al cono girano le rampe elicoidali e gli specchi creano, oltre al continuo rimando tra interno ed esterno, un gioco di rifrazione continua di estrema suggestione.

Gli interni trasparenti si contrappongono alla massa spessa e pesante della struttura storica, creando un dialogo fra passato e presente. Tutto il Reichstag è concepito ad impatto ambientale vicino allo zero, la luce naturale che colpisce e modella gli spazi viene recuperata e convertita in energia, la cupola è costituita da 100 moduli a triangoli vetrati a tecnologia avanzata con funzioni termiche, nei quali sono inserite cellule fotovoltaiche.

Di notte, quando la luce della sala del Parlamento illumina la cupola come una lanterna, informa  i berlinesi che il Parlamento è riunito.

Biografilm Collection – Quanto pesa il suo edificio, Mr. Foster? di Norberto López Amado e Carlos Carcas. – Trailer

Il film del 2013 segue l’incessante tentativo di Norman Foster di migliorare la qualità della vita attraverso l’architettura, riscrivendo le regole stesse di quest’arte e creando alcuni tra i più eccezionali edifici dei nostri tempi.

 

Fine prima parte

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 Note biografiche sull’autrice

Giusy Baffi, dopo essersi occupata per vent’anni dell’azienda di elettronica professionale industriale nella quale era socia, dal 2000 si occupa attivamente di antiquariato diventando perito d’arte nell’ambito di arredi antichi, ha collaborato con diverse testate di settore scrivendo numerosi articoli inerenti l’antiquariato e con una sua rubrica mensile “L’esperto risponde”. Ha al suo attivo la pubblicazione di due libri.
La sua passione è la fotografia, vincendo il concorso fotografico Unicredit/Corriere della Sera 2013 e con pubblicazioni di sue foto su Vivimilano/Corriere della Sera, Ulisse Alitalia Magazine, Nikon Magazine, sul libro “E poi la luce” edizioni Fioranna, su calendari animalistici e su alcuni siti professionali. Ha partecipato a diverse mostre fotografiche collettive nazionali ed internazionali, ed una personale.