Libere Divagazioni di Luca Tizzi. Blue Valentine di Tom Waits
Libere Divagazioni di Luca Tizzi. Nel 1978 esce Blue Valentine album storico di Tom Waits. E’ un disco di lettere, il titolo allude alle “blue valentines”, le lettere d’amore del giorno di San Valentino.
di Luca Tizzi
Ci sono dischi che si comprano per la copertina. Un pomeriggio entri in un negozio di musica, sei triste per un qualsiasi motivo e butti gli occhi sul volto di uno ancora più triste e depresso di te. La figura di Tom Waits circondata dall’alone di una luce verde e il titolo del disco ti attirano e finisce che lo compri, fosse solo per ascoltare i lamenti di uno messo peggio di te.
Torni a casa, sei solo, togli il cellophane dalla copertina e metti il disco sul piatto, accendi l’amplificatore e lentamente lasci che la puntina scorra dentro i solchi di vinile e la musica esca. Una volta di faceva così.
Le luci sono necessariamente soffuse perché se sei triste cerchi il buio, rende più sopportabile il tutto. Due dita di whiskey scendono nel bicchiere e mentre ti siedi in poltrona la voce inizia lamentosa, è “Somewhere“, un brano del musical West Side Story, musicata da Leonard Bernstein e biascicata da Tom in maniera quasi incomprensibile, fastidiosa, hai voglia di alzarti, prendere il disco e gettarlo nella spazzatura ripromettendoti di non comprare mai più nulla a scatola chiusa, in fondo quel cantante fino a mezz’ora prima neppure sapevi che esistesse.
Ma sei stanco, ti fa fatica alzarti, speri che quella lagna finisca presto e che il secondo brano sia leggermente migliore. Finalmente inizia, parla di una farmacia e di un paio di scarpe rosse, sono le uniche parole che capisci poi il biascichio di Tom Waits diventa musica, si fonde con il ritmo della batteria e la voglia di alzarti ti passa ascolti in silenzio quella che ti sembra una buona canzone; dopo qualche minuto anche “Red shoes by the drugstore” finisce.
Il suono di un pianoforte entra nella stanza, è un blues caldo e triste, il titolo della canzone dice che una puttana ha scritto una cartolina di Natale, capisci che è incinta e che Charlie è qualcuno di importante, poco altro. Continui ad ascoltare “Christmas Card From A Hooker In Minneapolis”, non capisci le parole, sono cantate con voce roca e in slang americano per cui quel poco inglese imparato a scuola non serve, non te ne importa pensi alla voce come se fosse uno strumento musicale, tradurrai i testi un’altra volta, non te li ruba nessuno.
“Romeo is bleeding” inizia con delle tastiere e un basso che ti entrano dentro, intuisci che la situazione è violenta, rimani incollato alla poltrona ascoltando immobile fino a quando non entra il sax, allora non puoi fermare la tua gamba che segue il ritmo entrando nella storia di Romeo senza capirla.
Il disco inizia a piacerti e quando inizia “$29.00“, il piano è tornato a trovarti, una batteria segna il ritmo di un blues caldo, dolce e triste allo stesso tempo, capisci che una ragazzina di colore indossa un abito rosso e che alla fine della canzone si metterà nei guai, la musica ti avvolge e ti trascina in una calda notte di Los Angeles, otto minuti di magia poi il rumore del braccio che torna al suo posto ti riporta alla realtà.
Ti devi alzare e girare la plastica nera per ascoltare il secondo lato, sai già che non sarà più lo stesso, l’atmosfera si è ormai spezzata ma la speranza che esca ancora qualcosa di buono da quel disco c’è e devi ascoltarla. Torni a sedere e aspetti che la puntina faccia il suo dovere.
“Wrong side of the road” e “Wistlin’ past the graveyard” seguono l’andamento della prima parte e ti fanno sprofondare nuovamente nella poltrona, altre due dita di whiskey nel bicchiere e la gamba che tiene il ritmo poi arriva lei, “Kentucky Avenue“, un pianoforte solitario, da piano bar, e la voce che narra una storia intima, le parole di Tom Waits sono più comprensibili e cerchi di capirle, non ci riesci perché parla di una via che non conosci, abitata da gente che non capisci, che vedi di tanto intanto nei film americani ma che diventeranno reali solo quando riuscirai a tradurre le parole di questa canzone.
Un basso e una batteria introducono la penultima canzone, “Sweet little bullet from a pretty blue gun“, la voce di Tom torna ad essere uno strumento musicale e dopo due minuti il solito sax che ti entra dentro come una lama, ascolti in silenzio e aspetti l’ultimo pezzo, li hai contati e sai che è l’ultimo e che ha dato il titolo all’album.
In “Blue Valentine” si ode solo la voce e poche note di accompagnamento di un piano, una chitarra, poi l’assolo e tutto lentamente finisce.
L’unica cosa che hai capito di quel disco è che è bellissimo.
Tom Waits – Biografia e dischi
Note biografiche sull’autore
Florentini natione non moribus – Luca Tizzi nasce a Firenze nel 1961, la abbandona dopo 30 anni e si trasferisce nel paese di origine dei genitori, sull’Appennino Tosco-Romagnolo in provincia di Forlì-Cesena. Percorso di studi arruffato, bancario per motivazioni alimentari ma senza convinzione, si interessa di Cinema, Musica, Fotografia, Arte, Fumetti e molto altro. Gli piace scrivere anche se dice di non esserne capace, gli piace fotografare perché non sa disegnare, ma anche in questo dice di riuscire poco bene. Sogno nel cassetto, diventare ricco scrivendo cose orribili che leggono in molti. libere Divagazioni è la rubrica di intrattenimento da lui condotta, nella quale scrive di musica e canzoni, ma anche di arte e libri e molto altro, con la spiccata caratteristica che lo contraddistingue di saper ricercare l’aspetto meno noto, la curiosità più stuzzicante, per regalarvi delle chicche molto appetitose.