25 Febbraio 2019 By Giusy Baffi

Non chiamiamolo amore – Quelle come me urlano in silenzio – Mostra fotografica

A Milano, dal 4 al 9 marzo in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, nei locali di ChiAmaMilano in Via Laghetto 2,  si terrà una mostra fotografica dal titolo Quelle come me urlano in silenzio. Non è solo una mostra fotografica, ma una serie di eventi artistici che spaziano dalla danza, alla musica ma soprattutto informazione grazie a due giorni di conferenze con psicologi, avvocati e addetti ai lavori per capire come affrontare e superare certe situazioni.

© Fabio Salvi

© Andrea Lorenzetti

Dedicato a tutte le Anna, le Maria, le Elisa, le Claudia, le Arietta, le Sara, le Michela, le Federica, le Debora, le Liliana, le Fiorella, le Marisa e a tutte quelle donne che non ce l’hanno fatta.

Dice di amarti, chiede perdono, si scusa, ti regala dei fiori.

Gli credi, almeno una parte del tuo cuore vuole crederci.

Lo giustifichi: ha bevuto un bicchiere di troppo, ha problemi di lavoro, è colpa tua se non capisci i suoi problemi.

Arriva la sera, con il cuore in gola senti girare la chiave nella serratura, lui entra, tu scruti il suo sguardo per cercare di capire, sorridi, hai tuo figlio piccolo vicino a te e non deve percepire il terrore che ti irrigidisce, che ti blocca il respiro.

Speri che per questa volta la serata passi tranquillamente. Un pugno sul tavolo, una scusa banale, un cambio di canale tv, il cibo non perfetto: basta un pretesto qualunque e vola la prima parolaccia, il primo secco ceffone sulla faccia.

Fingi di niente, metti tuo figlio a letto, gli leggi una favola e alla fine esci dalla sua cameretta ed affronti il mostro, sapendo già cosa sta per accadere. Lui è sprofondato sul divano, il bicchiere in mano, gli occhi pieni di odio.

Sai che basta un nulla perché si scateni l’inferno. E puntualmente si scatena.

Ti afferra per i capelli, ti scaraventa a terra, ti riempie di botte e calci (i calci fanno meno segni), poi si pente immediatamente, ti inonda di baci, ti chiede scusa, vuol fare l’amore.

Subito.

Ti prende e ti violenta.  Tu subisci in silenzio, attenta a non svegliare tuo figlio.

La notte passa, lui dorme e tu piangi, piano piano per non farti sentire. Il corpo dolorante, l’anima ferita a morte.

Non sai con chi parlare, con chi sfogarti, hai paura, ti vergogni, arrivi al punto di pensare che sia tutta colpa tua, lo giustifichi. Oppure ti ribelli, lo denunci, ma le tue denunce cadono nel vuoto, non vieni creduta, diventi tu la colpevole agli occhi della polizia, agli occhi della tua stessa famiglia d’origine.

C’è anche un’altra violenza, ancora più subdola di quella fisica, quella verbale: “taci che non capisci niente” “ma cosa parli se le cose non le sai” “se non ci fossi io tu saresti una povera mentecatta” “ringrazia che mi hai incontrato” “TU NON VALI NIENTE”.

E alla fine ti convinci che tra te e un escremento non c’è nessuna differenza, che Lui è quello intelligente e che sei tanto fortunata di vivere al fianco di un novello Einstein.

Finalmente apri gli occhi e capisci che quello non è amore, ma inferno.

E reagisci. Lo lasci, ti separi.

Sembrerebbe finita così, invece no.

Lui non accetta la separazione, non accetta e forse neanche capisce il perché del rifiuto, non si rassegna e inizia un altro calvario.

Ti telefona, ti perseguita, ti insulta, dice che ti ama, che ti ha sempre amata, che senza di te non vive.

Lo denunci nuovamente. Spesso non vieni ancora creduta.

Ti chiede un ultimo appuntamento e tu ci vai e sono gli ultimi passi che fai.

© Gloria Musa

Tra il 2000 e i primi dieci mesi del 2018 in Italia le donne uccise sono state 3.100, una media di più di tre a settimana. E in quasi tre casi su 4 (il 72 per cento) si è trattato di donne cadute per mano di un parente, di un partner o di un ex partner. Una donna è uccisa ogni 72 ore. (Fonte Eures – Ricerche economiche sociali)

© Giusy Baffi 2019

 

A fronte di questa tragica realtà, dal 4 al 9 marzo ci sarà una mostra fotografica il cui titolo è ispirato alla poesia di Alda Merini “Quelle come me” a Milano presso l’associazione ChiAmaMilano.

 Il progetto fotografico è nato dall’incontro  dei fotografi Andrea Lorenzetti, Rosita Lusignani, Cristina Masoni, Gloria Musa, Fabio Salvi e Barbara Stoia che hanno scelto di unire la loro arte per promuovere una campagna di sensibilizzazione sul problema della violenza sulle donne.

Lo scopo delle fotografie, a volte vere, a volte progettate, è quello di guidare il visitatore a focalizzare lo sguardo sulla figura della Donna ingannata, violata, maltrattata e derisa ed anche di mostrare un cielo ferito ma non sconfitto, pronto ad accogliere nuovi giorni e a disegnare nuovi orizzonti nella vita di ogni madre, moglie, figlia o compagna.

La mostra, pertanto, vuole riaccendere una speranza, infondere coraggio e ridare voce e sostanza all’amore.

Non si tratta solo di una mostra fotografica, bensì un insieme di vari eventi artistici che fanno da cornice alla visione delle foto, spaziando tra danza, poesia, letteratura e, non ultima, informazione.

Dall’idea di Sabrina Falcone e Susanna Bellagamba, nella stessa sede il giorno 8 e 9 ci sarà una serie di conferenze con il supporto di musicisti, attori, psicologi nella persona della dottoressa Chiara Cossio, presenti gli avvocati Anna Leggiero e Desirè Gugliandolo.

La parte musicale che accompagnerà l’evento sarà curata dalla musicista Simona Barbieri con l’ausilio del Centro di ricerca musicoterapica Arpamagica di Milano nelle persone della direttrice dottoressa Silvia Castagnola e di Alma Ghiani.

Si parlerà della volontà di SEMINARE, ossia di far girare più informazione possibile per cercare di RIEDUCARE le donne o qualsiasi individuo che subisce o ha subito violenza psicologica o/e fisica fornendo gli strumenti per far sì che essi non diventino più vittime “consapevoli/inconsapevoli” di tecniche manipolative che portano inevitabilmente a relazioni/rapporti tossici e alla conseguente devastazione di mente, anima e cuore, nonché alla rovina della vita stessa nei soggetti (vittime) più fragili.

“La consapevolezza della scelta diventa la chiave del cambiamento, in grado di aprire la transizione da vittima delle circostanze e padrona del proprio futuro.
Nasce una nuova donna, più forte e determinata, pronta librarsi in volo, con ritrovata leggerezza, verso la libertà.”

© Cristina Masoni

La mostra è itinerante e toccherà nei prossimi mesi molte altre località italiane.

 

© Mostra “Quelle come me urlano in silenzio”

© Si precisa che le foto pubblicate sono una parte delle foto in mostra e sono  soggette a copyright.  L’uso delle immagini è  esclusivamente a scopo divulgativo. L’intento di questo blog è solo didattico e informativo.

Note biografiche sull’autrice:

Giusy Baffi si occupa di antiquariato con la qualifica di perito d’arte nell’ambito di arredi antichi, ha collaborato con diverse testate di settore scrivendo numerosi articoli inerenti l’antiquariato e con una sua rubrica mensile dal titolo “L’esperto risponde”. Il suo interesse è l’Arte a tutto tondo. Ha al suo attivo la pubblicazione di due libri.
La sua passione è la fotografia, ha vinto il concorso fotografico Unicredit/Corriere della Sera 2013, le sue foto sono state pubblicate su prestigiose riviste e quotidiani anche internazionali, sul libro “E poi la luce” edizioni Fioranna, su calendari animalistici e su alcuni siti professionali. Le sue foto sono state presentate ad una mostra personale e a diverse mostre fotografiche collettive nazionali, alla mostra itinerante Archiminimal Road Show “Come look my town” che in 10 mesi ha toccato le più prestigiose piazze italiane, a mostre  internazionali ad Amsterdam, Berlino, Barcellona, Salonicco, Belgrado, al MIA Photo Fair di Milano 2018 e al  MIA Photo Fair di MIlano 2019.