12 Dicembre 2017 By Cristiana Zamboni

L’amore secondo Modigliani: romanticismo e devozione

Il secondo appuntamento della trilogia sull’amore nell’arte celebra uno dei più toccanti sodalizi di tutta la storia dell’arte, quello fra Jeanne e Modigliani.

di Cristiana Zamboni

Amedeo Modigliani

Il secondo appuntamento della trilogia sull’amore nell’arte nasce dal sogno di un giovane italiano romantico ed elegante in cerca di successo. Un amore controverso ma carico di tenerezza e devozione. Un amore malato, osteggiato e senza riconoscimento che rimarrà in eterno come il più toccante di tutta la storia dell’arte: Jeanne e Modigliani.

Amedeo Modigliani arriva a Parigi nel 1906 per seguire il suo sogno, l’arte. Ha solo ventidue anni e si ritrova in una città completamente diversa dalla sua Livorno e dalla scuola macchiaiola da cui proveniva. Parigi è viva. E’ il punto d’incontro di tutte le avanguardie e l’arte e la letteratura si ritrovano tra i tavolini dei bistrot tra Montmartre e Montparnasse. Assenzio e droga accompagnano i discorsi sulla libertà e sull’arte. E’ una città in cui si respira una nuova aria di rinnovamento e di libertà, anche sessuale.  

“Si scrive si dipinge […] si reinventa l’amore esattamente come le dottrine estetiche ed i modi di dipingere […]Non si viveva bene che qui. Liberamente! Ecco la parola chiave  […]L’amore libero, l’arte libera“

Kiki di Montparnasse, amante di Man Ray , descrive così la Parigi di Modì.

Passeggiando per quelle vie si sentivano le voci dei grandi artisti – Picasso, Braque, Matisse, Soutine, Utrillo, Kisling, Valadon, Derain, Duchamp ed altri – che rimarranno per sempre con le loro opere e le loro leggende.

Cafè du Dome

Una di queste voci era quella di Modigliani che si divertiva a prendere in giro Picasso col suo humor tutto italiano.

“Il futuro dell’arte si trova nel viso di una donna…Picasso come si fa l’amore con un cubo?“ – A. Modigliani

Questa è la famosa battuta che Modigliani rivolge al collega, ormai famoso, Pablo Picasso una sera in un bistrot.

Modigliani Picasso Salmon

Arrivato a Parigi frequenta l’Accademia Colarossi. Fondata dall’italiano Colarossi come alternativa moderna alla scuola artistica parigina ormai troppo conservatrice.

“Il tuo unico dovere è salvare i tuoi sogni“

A. Modigliani

Ritratto di Modigliani
Jeanne Hébuterne
1918

Bellissimo, lo chiamano il “Principe di Gerusalemme“ in omaggio alla sua elegante bellezza ebrea. Molto curato e raffinato anche se completamente squattrinato. Drogato ed alcolizzato, qualcuno pensa più per nascondere e sopportare  la tubercolosi che fin da bambino lo attanaglia che per essere annoverato nell’albo degli artisti “maledetti“ dell’epoca.   Capace di tenerissime attenzioni, di vero romanticismo e sempre profondamente sincero. Educato ma poco incline alle regole in quanto le considerava incomprensibili ed insopportabili per un’artista.

“La funzione dell’arte è combattere contro le imposizioni”  A. Modigliani

Influenzato da Toulouse – Lautrec matura artisticamente verso Cezànne. Sempre in attesa di un riconoscimento della sua capacità artistica.  Amava le donne e le dipingeva perché era l’unico modo per possederle veramente.

Il mendicante di Livorno – A.Modigliani

Nel 1917, all’Accademia Colarossi conosce  Jeanne Hébuterne, anche lei lì per studiare pittura ed arte. E‘ una ragazza bellissima. Pelle d’alabastro, lunghi capelli castani, occhi azzurri intensi con taglio a mandorla. Questo le vale il soprannome di “Noce di cocco“.

Jeanne Hèbuterne

Intelligente e consapevole delle sue capacità artistiche. Appena dicianovenne, conosce Amedeo e diventano subito inseparabili nonostante i quattordici anni di differenza.

Anselmo Bucci racconta che era il tipico marito all’italiana, anche se non si sposarono mai. Amorevole ed affettuoso, ricopriva Jeanne d’attenzioni ed era sovente trovarli seduti insieme su una panchina alle Rotonde. Lei, esile e stanca ma pura ed amorevole, totalmente dipendente da lui che le rivolgeva carezze affettuose.

Jeanne diviene subito sua modella e musa.

Florent Fels, giornalista e scrittore d’arte, a proposito di questo amore scrive – “Lui ha trovato nella sua donna, magra, dagli occhi perduti, dai gesti lenti, una madonna degna del suo pennello. La fissa con i colori più freschi, con vestiti diversi, con l’ovale puro del suo viso, la tenera linea delle sue spalle svestite, allungata o seduta, nuda e adorabilmente pura, nell’aranceto delle sue carni, su un fondo azzurro d’un blu ideale”.  Qui si comprende bene l’amore che lui prova per lei,  l’utopia realizzata ed unica fedele compagna anche nell’arte.

Amedeo Modigliani e Jeanne Hébuterne

Probabilmente se Modì non fosse stato malato la loro sarebbe stata una bella e lunga storia d’amore.

Ritratto di Jeanne Hèbuterne
A. Modigliani
1919

Se la passione, la dedizione ed il sacrificio d’amore ha un luogo è sicuramente il piccolo appartamento che i due condividono a Parigi come se fossero marito e moglie. Lì Modì la ritrae in moltissimi ritratti quando non è ubriaco od attanagliato dai sintomi della malattia. Cerca di impossessarsi della sua anima e conoscerla veramente. La ritrae come un angelo severo. Viso ovale contornato dai lunghi capelli castani, leggermente inclinato e con lo sguardo diretto all’osservatore. Cerca in lei la verità e la bellezza. La purezza e la delicatezza.

Per lui Jeanne è malinconica ed osservante inerme delle vita. Come tutte le sue donne fino a lei. Sottili e longilinee ad esaltarne la grazia e l’eleganza. Colli sinuosi ed accentratori. Visi ovali e labbra sottili. L’assenza di iride rende queste donne delle anime immense ed infinite. Tra la disperazione e la tristezza del loro animo. E‘ il pittore dell’introspezione, del guardarsi dentro per conoscersi. L’ iride veniva dipinto da Modì solo nel momento in cui entrava in contatto con la loro anima. Nel momento in cui poteva davvero conoscerle, ed infine, possederle interiormente così da rappresentarle nella loro verità. Le sue donne si offrono allo spettatore per permettergli la lettura di loro stesse, senza inibizioni e cariche di sensualità femminile.

Jeanne non fu mai colpita da Amedeo come artista, lei gli era devota per l’uomo che era. Non le interessava il suo mancato successo ed abbandonò a sua volta l’arte per poter stargli vicina con estrema devozione. Perso nell’alcool e nella droga la tradiva e quando tornava a casa, lei era lì ad aspettarlo nonostante una gravidanza sofferta,  il cinismo dei suoi genitori cattolici che hanno sempre osteggiato la relazione. Il suo completo adattamento ad una vita di miseria e di stenti. Il suo totale sacrificio alla vita del suo unico amore. Secondo a nessuno, nemmeno a quello per la figlia Jeanne che ebbero insieme ma che l’artista non riconobbe perché, troppo felice per la sua nascita si ubriacò e dimenticò di andare a registrarla all’ufficio dell‘anagrafe.  La figlia prese il cognome del padre solo alla morte dei due genitori, quando la zia paterna l’adottò.

Ritratto di Jeanne Hébuterne, A.Modigliani 1918

Lei incarna perfettamente l’ ideale di bellezza femminile dell’artista. Grazia, eleganza, magrezza. La ritrae con fervore e sentimento, le dona una grazia eterea ed eterna senza luogo e senza tempo. Modì raramente la rappresentava con le pupille, ma non era un gesto dispregiativo, era sintomo di un vuoto immenso, infinito, che andava oltre. Per lui, gli occhi di Jeanne erano delle finestre aperte all’immenso infinito che lei era.

Jeanne Hébuterne seduta di profilo con vestito rosso A.Modigliani 1918

 

“Dipingere una donna è come possederla“  A. Modigliani

Modì porta Jeanne sull’altalena del suo essere umorale e condizionato dalla malattia. Giri immensi sulla giostra dell’entusiamo per poi scivolare velocemente nella paura e nella disperazione.

Jeanne  lo amava di un amore devoto e lui la ricambiava come meglio poteva nei suoi attimi di lucidità e le giornate del loro amore seguivano di pari passo quelle dell’artista, perennemente in bilico tra la malattia e la ricerca della bellezza e della verità.

Occhi azzurri , ritratto di jeanne Hèbuterne
A. Modigliani
1917

Portati a vivere in un degrado assoluto, il 22 gennaio del 1920, un paio di amici dell’artista fanno irruzione nel suo appartamento e trovano Jeanne incinta al nono mese sdraiata vicina ad Amedeo in coma. Trasportato subito all’ospedale, morirà dopo due giorni.

Jeanne, tornata a casa dai suoi genitori ed in attesa di lì a qualche giorno di partorire, apprendendo della morte di Amedeo, si getta dal quinto piano.

Seppur morti a pochissimi giorni di distanza,  vengono celebrati due funerali distinti su espressa richiesta della famiglia di lei che non aveva mai accettato questa unione.  Le due salme si riuniranno due anni dopo al cimitero di Pere Lachaise a Parigi, insieme al bambino mai venuto alla luce che Jeanne portava in grembo il giorno della sua morte.

Una storia d’amore fra le più toccanti di tutta la storia dell’arte. Un amore che soggiace alla moda della Parigi dell’epoca, alla devozione ed al romanticismo. Distrutto dalla malattia e dalla critica. Un amore apparentemente impossibile che nasce dal guardarsi dentro, dal cercarsi e riconoscersi per possedersi veramente.


Note biografiche sull’autrice

Cristiana è nata a Milano il 25 giugno 1969, frequenta il liceo artistico di Bergamo ,si diploma nel 1987, frequenta l’istituto d’arti grafiche e figurative San Calimero a Milano per la qualifica di Grafica pubblicitaria nel 1992. Contemporaneamente lavora come free-lance presso studi di grafica per progettazione cartelloni pubblicitari e libri per bambini. Collabora con diversi studi. Interior designer si specializza in Art – design. Collabora free-lance con studi di progettazione d’interni per la creazione di complementi d’arredo artistici e  per la creazione di quadri d’arredo, dipinge.