4 Luglio 2017 By artevitae

Modena Park, i 40 anni del rocker italiano Vasco Rossi

Artevitae oggi si occupa di musica, di rock italiano, di Vasco Rossi e del fenomeno Modena Park. Sabato scorso infatti, al Parco Ferrari di Modena si sono dati appuntamento oltre duecentomila fan del rocker di Zocca che tornava a casa dopo diversi anni. Un’atmosfera travolgente che ha reso unico ed irripetibile questo appuntamento.

di Luigi Coluccia

Da sempre personaggio controverso, Vasco rappresenta il rock italiano. Ha saputo nel corso della sua lunga carriera catalizzare attorno a sé milioni di fan. Una carriera lunga 40 anni che il rocker di Zocca ha ripercorso al concerto di Modena Park, in una sera, cantando quarant’anni di canzoni che sono la sua storia ma in fondo, la storia di tutti noi. Per quella «combriccola» di 220mila persone ascoltare le canzoni scritte e interpretate da Vasco ha significato ripercorrere la propria esistenza, dalla rabbia strafottente di gioventù alla malinconia più disillusa della maturità. Del resto, solo dopo capisci che «domani un altro giorno, arriverà, arriverà lo stesso».

Modena Park 2017” è l’evento dei record, poichè mai nessuno prima d’ora era riuscito a radunare così tanti spettatori paganti a un concerto. Sulle note di “Così parlò Zarathustra” di Richard Strauss, Vasco Rossi entra in scena e prende possesso del suo palco dando l’avvio al concerto con “Colpa d’Alfredo“, uno dei brani simbolo della sua giovinezza. Per gli oltre duecentomila fan ha inizio il delirio. Tre ore e mezza di musica per entrare di diritto nella storia.

Questo concerto, questa storia parte da molto lontano, circa quarant’anni fa.

Mi sa tanto che anche questa volta me la prendo io la colpa, ma me la prendo volentieri” dice ridendo Andrea Giacobazzi, amico di lunga data di Vasco Rossi.

Era una sera di inizio estate al Terminal di Cognento quando Andrea cercava di far ragionare un dj in forte ascesa, tale Vasco Rossi, richiamandolo ai suoi impegni professionali. Ma Vasco, quella sera, pensava solo a una bella ragazza conosciuta in discoteca, che abitava fuori Modena Park e che gli aveva chiesto un passaggio per tornare a casa.

Ma non sarebbero mica andati subito a casa” aggiunge Andrea… “Ed è per questo che sono intervenuto: ricordandogli che lui doveva partire per andare a Misano, dove la sera dopo aveva una serata. Allora l’autostrada per il mare era a due corsie. Avrebbe rischiato di non arrivare in tempo per il suo spettacolo”.

Della canzone “Colpa d’Alfredo” , Vasco dice: «È stata la svolta per me, la canzone con la quale da cantautore sono diventato un rocker, ho cominciato a usare lo strumento del rock, una band, un gruppo, la chitarra elettrica per esprimermi. Perché pensavo che gli anni settanta stavano finendo cominciavano i rutilanti anni Ottanta, quelli in cui imperava l’edonismo, si pensava solo a divertirsi, a godere senza pensare più a niente.” – “La canzone è nata così: stavo raccontato un’avventura che mi era capitata la sera prima in un locale dove lavoravo a Massimo Riva che girava sempre per casa mia, e gli raccontavo strimpellando la chitarra e quindi ho iniziato, ho perso un’altra occasione buona stasera, è andata a casa con il negro la troia, Colpa d’Alfredo che con i suoi discorsi seri e inopportuni mi fa sciupare tutte le occasioni…. quindi la chitarra che pesta giù duro a rappresentare le botte che gli darei”.

Dopo “Colpa d’Alfredo” è la volta di  “Blasco Rossi“, un inno del popolo del cantante di Zocca,

«Benvenuti negli anni ’80, questo è un richiamo tribale», dice e attacca con Bollicine e Ogni volta.  Poi arriva “Anima fragile” con Gaetano Curreri al pianoforte, che ha creato un momento di grande intensità. Cantano e insieme incantano. E infine si stringono in un abbraccio, quello di due amici che la vita ha reso complici e uniti come fratelli.

A seguire poi una “Splendida giornata“. Dopo un intermezzo strumentale Vasco rientra: si riparte da  “Vivere una favola“. Mano a mano che lo spettacolo prende forma e l’atmosfera si scalda, trovano spazio anche pezzi più recenti, come “Come nelle favole” e “Siamo soli“. Tutti i brani vengono accompagnati da altre duecentoventimila voci, quelle dei suoi fans che animano il Parco Ferrari.

Su “Rewind” poi in platea è un tripudio. «fammi godere» è scritto sui reggiseni Yamamay distribuiti all’ingresso che le ragazze sventolano in aria e lanciano verso il palco. Il momento di goliardica esaltazione ed eccitazione poi cede il posto all’estasi romantica di “Liberi liberi“.

C’è spazio anche per un momento tutto acustico in cui si distinguono brani come “Canzone per te“, “L’una per te“, “Ridere di te” e “Va bene va bene così“. La temperatura poi si alza con una doppietta di brani molto hard, “Gli spari sopra” e “Sballi ravvicinati del terzo tipo” e poi “C’è chi dice no“.

La band che ha accompagnato Vasco è quella che lo ha affiancato negli ultimi anni. Ma sul palco si sono avvicendati anche elementi appartenenti al suo passato come Maurizio Solieri, chitarrista storico, dagli esordi al 2014 e Andrea Braido, che sostituì proprio Solieri tra il 1989 e il 1993 quando quest’ultimo lasciò insieme a Massimo Riva per un percorso autonomo della Steve Rogers Band.

Il concerto prosegue e si avvicina alla sua fine. Oltre tre ore di musica e sogni, volti stravolti dall’emozione, facce estasiate che guardano al loro idolo, labbra che si muovono all’unisono, le une con le altre. Vasco è in splendida forma e non sembra accusare la fatica, forse merito della forte emozione provata in questa travolgente serata. E’ allora il turno di “Sally“, una delle più belle canzoni dedicate al mondo femminile, poi a seguire “Un senso” a concludere un’accoppiata vincente di poesia. Il finale poi ha come protagoniste le canzoni simbolo della discografia: ci sono “Siamo solo noi“, c’è “Vita spericolata” in una delicata versione con pianoforte e voce, un accenno di “Canzone” con una dedica a Massimo Riva, scomparso nel 1999 e “Albachiara“, coronata da una lancio di fuochi di artificio.

Si chiude così “Modena Park”, evento che ha emozionato. Poesie, sensazioni, stati d’animo e racconti di vita, in cui molti di noi si sono ritrovati.

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