Mirò in mostra a Bologna, tra sogno e colore
Il pittore surrealista spagnolo Mirò è in mostra a Bologna presso Palazzo Albergati. MIRó! Sogno e colore è il titolo dell’esposizione visitabile fino al 17 settembre
di Debora Focarino
L’anima catalana trasgressiva ed anticonformista, si unisce ad una poetica tra sogno e colore in un connubio straordinario, dando vita ad un linguaggio universale ed al contempo unico, lontano da banalità e convenzioni.
130 opere esposte tra cui 100 oli di grandi dimensioni raccontano la sua storia, le atmosfere e i colori di una Maiorca di seconda metà ‘900 e il segno indelebile lasciato tra le avanguardie europee.
Proprio a Maiorca riuscì a trovare la sua dimensione, in uno studio immerso nella natura e nel silenzio che dopo la sua morte è diventato fondazione. Proprio da qui arrivano le opere esposte in mostra, donate dall’artista stesso e da sua moglie insieme a pennelli, tavolozze e attrezzi del mestiere rimasti lì dal giorno in cui è morto, come lui li aveva lasciati.
Lo studio di Mirò è stato ricostruito scenograficamente all’interno di Palazzo Albergati e ci traghetta direttamente in quello che era il suo mondo al momento della creazione.
Per comprendere il genio di Mirò occorre capire la sua interiorità, il suo modo di pensare, la continua e quasi ossessiva ricerca di qualcosa di nuovo che lo porterà a fondere quelli che erano gli stilemi di tutte le avanguardie europee come Dadaismo, Espressionismo e Surrealismo, senza mai trascurare le sue radici e la sua forte identità.
Definito dal padre del surrealismo André Breton: “il più surrealista di noi tutti” odiava fortemente il concetto di pittura convenzionale, tanto da lasciare numerosi scritti in cui manifesta il desiderio di “ucciderla”, “assassinarla” o “stuprarla” pur di creare nuovi mezzi di espressione.
La mostra è suddivisa in 5 sezioni che scandiscono la vita e l’arte dell’artista: Radici, Principali influenze artistiche, Maiorca, La metamorfosi plastica, Vocabolario di forme.
Oltre alla pittura, la sperimentazione e la ricerca comprende l’eterogeneità dei materiali destinati all’espressione artistica: appaiono collage su carta vetrata, legno e chiodi, spuntano sculture, graffiti, disegni al carboncino, ceramiche, sassi, conchiglie. In una continua sfida visionaria, senza clamori, con la materia, dove l’arte assume quasi una classicità contemporanea.
Le cose più semplici mi danno delle idee. Il rumore dei cavalli nella campagna, le ruote di legno di carri che cigolano lungo la strada, il suono di passi, grida nella notte, grilli – Joan Mirò
Da sempre legato alla natura e alle sue forme, viene però anche influenzato dagli studi sul cubismo e dall’incontro con Picasso a Parigi, che lo porterà a sviluppare un forte interesse anche per le culture primitive e la pittura rupestre, l’arte pre colombiana e la sua monumentalità ieratica. Questo è fortemente individuabile nelle sue opere che evocano mondi lontani, con segni primitivi, privi di composizione.
Andando avanti attraverso le sezioni e la sua produzione, avviene un impoverimento dei motivi iconografici, lascia spazio al racconto onirico fornito dall’immaginazione, un universo fatto di stelle, sinuose linee femminili, forme falliche e personaggi ibridi disseminati qui e la con occhi e teste.
La creazione di un nuovo linguaggio visivo in cui fondamentale diventa la materia, con colori che hanno il compito di raccontare una storia, di mettersi al pari con le forme in una gara ad armi pari, apportando un cambiamento epocale nella concezione artistica contemporanea che influenzerà tutte le generazioni di artisti futuri.
L’eredità che questo incredibile artista ci lascia non si misura soltanto nel corpus di opere che oggi abbiamo la fortuna di ammirare ed apprezzare, ma nell’idea della spinta creativa, nella volontà di apportare un cambiamento, nel superare dei limiti imposti da altri laddove questi ci vanno stretti e nella capacità di elaborare un proprio linguaggio personale che riesca nel contempo a parlare alle coscienze comuni.
Note biografiche sull’autrice
Debora Focarino nasce a Milano nel settembre del 1979, dove tutt’ora vive. La passione per l’arte e la pittura l’accompagna da tutta la vita ed è una costante così radicata che ne ha fatto un mestiere. Diplomatasi all’Accademia Italiana del Restauro e conseguito il titolo post biennio specialistico in restauro tele,tavole e ceramica; inizia il suo percorso lavorativo frequentando i più importanti Atelier milanesi.
Arriva il momento in cui decide di aprire il proprio laboratorio e contestualmente inizia il percorso di studi per diventare Perito d’arte, raggiungendo con successo lo scopo effettuando l’esame nel 2009 ed entrando a pieno titolo nelle liste degli esperti del Collegio Lombardo Periti Esperti Consulenti, collaborando anche col Tribunale di Milano. La sua formazione ibrida a metà tra il tecnico restauratore e il perito storico dell’arte, la rende una professionista completa e competente; nonostante ciò non smette mai di aggiornarsi, studiare e affrontare nuove sfide perché c’è sempre qualcosa in più da fare, capire, conoscere per continuare a godere della meraviglia delle cose.
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