2 Marzo 2022 By artevitae

Minimalismo Architettonico, la fotografia di Nick Frank.

Riprendere “l’anima” dei soggetti architettonici rappresentati in una vera e propria “danza” di dettagli, i vivaci cromatismi e le geometrie, le infinite sequenze di forme geometriche che modellano gli edifici sono gli elementi caratteristici della fotografia minimalista di Nick Frank.

di Gigi Coluccia

Nick Frank è un fotografo tedesco nato a Monaco nel 1975, città in cui ancora vive, che dopo aver lavorato per sedici anni nel campo della pubblicità, occupando il ruolo di direttore artistico e creativo, decide di lasciare questa sua prestigiosa posizione per dedicarsi ad esprimere la sua personale visione del mondo attraverso la sua personale idea di fotografia. I suoi lavori si trovano oggi pubblicati in numerose prestigiose riviste.

La sua personale inclinazione, la sua cifra stilistica, anche se non è l’unica modalità in cui Nick si esprime in fotografia, che poi è quella che più di ogni altra mi ha colpito, è senza dubbio quella relativa al minimalismo architettonico da sempre è parte della mia esperienza fotografica personale. La ricerca, l’evoluzione e la presentazione dei suoi lavori infatti, sono da sempre stati per me fonte di grande ispirazione.

Nick cattura gli aspetti più semplici di alcune architetture straordinarie, esaltandone l’essenza delle forme grazie ai vividi colori, spesso anche adattati alla circostanza. Professionista dal 2014, il focus della sua attività è incentrato sull’architettura, sul branding e sul visual storytelling.

Della sua fotografia dice: Trasformo le immagini in esperienze, accompagno documentari e reportage, racconto storie conosciute.

La peculiarità della sua fotografia non diverge poi molto dai concetti cardini del minimalismo adattato alla fotografia d’architettura, che prevede una drastica riduzione degli elementi che costituiscono l’immagine, l’utilizzo di campiture cromatiche distintive e di semplici geometrie.

La ripetizione degli elementi, dei dettagli evocativi dell’elemento architettonico, sempre colti nella loro essenzialità, nella loro astrazione dal contesto in cui sono stati collocati dall’architetto, sono tutti elementi funzionali, unitamente allo spazio “negativo” a favorire quel fenomeno cui ambisce il fotografo, di non rendere mai riconoscibile o riconducibile a una precisa realtà la sua opera. Il concetto di punctum, ovvero quell’elemento-chiave cardine dell’intero percorso compositivo deve essere rintracciato con immediatezza, senza distrazioni che conferirebbero una minore efficacia allo scatto minimalista.

Per concludere, prendo in prestito quanto scritto per ArteVitae nel 2016 da Annalisa Albuzzi nel suo pezzo “Minimalismo prêt-à-porter” per spiegare in sintesi il minimalismo fotografico, nel quale ci scriveva come esso fosse – sia come genere a se stante, sia come modalità di approccio – una reinterpretazione della realtà, colta anche nei suoi aspetti più inusuali, una trasfigurazione del quotidiano: il che implica un processo di estrema personalizzazione e razionalizzazione e una complessa ricerca dell’essenziale, immediata e semplice solo apparentemente.

L’aspetto che più mi colpisce della sua fotografia è senza dubbio quindi il modo sublime che Nick Frank ha di riprendere “l’anima” dei soggetti architettonici che riporta nelle sue immagini. Una vera e propria “danza” di dettagli, unita ad un minimalismo cromatico e geometrico molto accattivante, sono ad esempio gli elementi caratteristici del  progetto fotografico dedicato alle architetture scandinave rivelate sotto una veste del tutto insolita in cui Nick focalizza la sua attenzione sulle infinite sequenze di forme geometriche che modellano gli edifici in un susseguirsi continuo di luci e colori grazie ai quali la caratterizzazione degli elementi diventa ancora più incisiva ed evidente.

Ho sempre studiato con attenzione inoltre la ricerca quasi maniacale che Nick Frank ha per la rappresentazione della forma geometrica, il forte contrasto fra luci ed ombre che esaltano forme e volumi, il minimalismo cromatico, essenziale ed accattivante. Così come il gioco di proporzioni fra edifici diversi e appartenenti allo stesso agglomerato urbano, i colori, le luci, l’armonia nelle forme e nelle geometrie, proprio alla ricerca della cifra stilistica di questo maestro del minimalismo architettonico.

I suoi lavori spesso e volentieri sono a mio avviso la dimostrazione che la bellezza risiede negli occhi di chi guarda, gli ambienti urbani in cui quotidianamente si sviluppa la nostra esistenza, spesso percepiti come brutti dalla società in cui viviamo, vengono improvvisamente traslati in un altra dimensione, quasi ascetica, nella quale esaltando la luce ed estraendo i vividi colori dal grigio contesto l’architettura ripresa acquisisce una dimensione aggiuntiva e del tutto nuova, quasi inusuale per noi. Il colore principale isolato ed affiancato ai colori secondari  dell’immagine mostrano infine una maggiore varietà all’interno dell’immagine, che ne esalta la profondità. Gli oggetti diventano tangibili e vividi.

Il minimalismo architettonico a me molto caro, ha assunto una nuova interessante visione quando mi sono imbattuto nella fotografia di Nick Frank, spero abbia stimolato anche tutti voi.


Photographs are owned by Nick Frank
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Note biografiche sull’Autore

Gigi Coluccia

Gigi, salentino di nascita e romano d’adozione, intraprende il percorso di laurea in Economia Bancaria e successivamente abbraccia la carriera militare. Alterna la passione per l’economia e la letteratura, ereditata dal nonno, a quella per la fotografia che coltiva da tempo, applicandosi in diversi generi fotografici, prima di approdare alla fotografia di architettura e minimalismo urbano in cui trova espressione la sua vena creativa.

Dotato di personalità votata alla concretezza e con uno spiccato orientamento alla cultura del fare, Gigi intuisce le potenzialità aggreganti della fotografia unite alla possibilità di condivisione offerte dal Social e fonda il Gruppo ArchiMinimal Photography attraverso il quale riesce a catalizzare l’attenzione di tanti utenti italiani e stranieri attorno ad progetto di più ampio respiro che aggrega una nutrita comunità attiva di foto-amatori. Impegnato nella promozione e nella divulgazione della cultura fotografica, crea il magazine ArteVitae, progetto editoriale derivato dal successo della community social, per il quale scrive monografie ed approfondimenti sugli autori fotografici e cura la rubrica Digressioni sulla Fotografia, ricercando nel panorama fotografico contemporaneo, personaggi e spunti di interesse di cui parlare.