24 Maggio 2017 By Ale Bettoni

La fotografia in B&W di Masahiko Kuroki

In copertina oggi c’è Masahiko Kuroki. Nel consueto appuntamento dedicato all’approfondimento dei nostri autori, ne racconteremo la storia e la fotografia.

di Alessandra Bettoni

Da sempre attratta dai lavori di questo artista del black & white, ritengo abbia un modo molto particolare ed elegante di raccontare per immagini. Riesce a cogliere gli aspetti essenziali del contesto architettonico e urbano che racconta, restituendone una visione artistica che astrae dal contesto reale. Essenziali, eleganti, precise e molto efficaci, le sue composizioni rappresentano uno spaccato molto invitante di Tokyo,  la città in cui vive.

Masahiko Kuroki ha una sua cifra stilistica ben definita, le sue opere sono sempre riconoscibili, dal taglio, sempre imperniato sul dettaglio architettonico e dalle elaborazioni sofisticate ma lineari. Ne deriva un’opera esaltata dai tagli e dalle composizione mai banali e scontate. L’originalità della sua ricerca, ne fa uno degli autori più interessanti della nostra vetrina digitale.

Masahiko Kuroki nasce a Yokohama, in Giappone, nel 1959. Oggi vive nella periferia di Tokyo con sua moglie Yumi e Hinako, una adorabile cagnolina Shiba inu. Consegue la laurea in Scienze Politiche all’università di Saint Paul, ma ben presto sviluppa la passione artistica e si diploma in Arte al Bunka Gakuin di Tokyo. Possiamo considerare Masahiko un artista a tutto tondo, pittore, musicista e cantante e non da ultimo anche fotografo.

 AVB: Masahiko benvenuto e grazie per aver accettato il nostro invito a raccontarti. Quando nasce la passione per l’arte e per la fotografia?

MK: Grazie a voi per l’inaspettata opportunità. Provengo da una famiglia di artisti, mio nonno era architetto, mio ​​padre è un pittore. Avvicinarsi all’arte per me è stato naturale. Credo sia stata questa inclinazione familiare ad avermi avvicinato alla fotografia. Ho scattato per la prima volta all’età di 10 o 11 anni.

Avevo immortalato un paesaggio con una Olympus e ricordo ancora l’elogio di mio padre quando la vide. Ecco, penso che quello sia stato il momento topico che mi ha spinto ad approfondire questa passione. Ho cominciato allora a studiare fotografia da autodidatta e all’età di vent’anni ho ottenuto un lavoro di fotoreporter per una rivista di musica. La pittura ha poi preso il sopravvento per cui ho abbandonato per un po’ la fotografia di cui ho ripreso ad occuparmi ca 12 anni fa e che da allora pratico costantemente.

AVB: Una delle peculiarità del tuo stile fotografico è rappresentata senza dubbio dall’elaborazione in B&W. C’è una ragione specifica che spiega questa tua innata preferenza per la monocromia?

MK: Non saprei, adoro il B&W in fotografia, è vero, ma nella pittura sono un colorista. Mi piace il colore intenso. Anche per gli effetti personali prediligo il colore e in alcune cose mi piace eccedere: ad esempio, la mia auto è gialla, la mia borsa arancione. In questo non mi piacciono i pur eleganti toni del nero e del grigio. In fotografia è diverso, colleziono solo libri di fotografia in B&W ma non saprei ben spiegarne il motivo. Potrebbe forse dipendere dal fatto che i miei fotografi di riferimento realizzano esclusivamente immagini in B&W oppure perchè il B&W si adatta molto bene ad una città come Tokyo dove la dominante nelle strade è il tono grigiastro. Il B&W mi offre l’opportunità  di esprimermi al meglio e soddisfa pienamente la mia visione artistica.

AVB: Sei un artista a tutto tondo che si dedica a diverse discipline artistiche. Qual è la tua inclinazione naturale e la dimensione ideale per esprimere la tua arte? Sei un’amante delle solitudine, condizione necessaria alla concentrazione o piuttosto ti consideri una persona che ama stare i mezzo alla gente, alla confusione delle moderne società? In poche parole, come ti descriveresti?

MK: La pittura e la fotografia si praticano in solitudine. Necessitano di concentrazione e dedizione. Per contro. quando suono la chitarra e canto posso rilassarmi e stare insieme agli amici e alla gente. Se dovessi descrivermi insomma, direi che mi considero uno spirito creativo. Per non scrivere inesattezze però, ho chiesto anche a mia moglie di descrivermi in poche parole. Mi ha risposto: “sei una persona gentile, ma non sei così preciso come lo sono le tue fotografie”. E’ un commento positivo, cosa ne dite? 🙂

AVB: La tua fotografia è essenzialmente dedicata all’architettura. La tua città offre senz’altro spunti interessanti e degni di nota. Come ti sei avvicinato a questo genere fotografico molto particolare e di nicchia?

MK: Mi sono appassionato alla fotografia molto presto e ho imparato ad apprezzare la fotografia di architettura attraverso gli studi e gli approfondimenti fatti nel tempo. Questa mia inclinazione si è concretizzata, quando ho potuto ammirare la serie di architettura di Hiroshi Sugimoto, famoso fotografo giapponese, in una retrospettiva a lui dedicata, allestita a Tokyo nel 2005.

Dalla serie Architetture di Hiroshi Sugimoto

AVB:  Per la fotografia di architettura hai a disposizione un set naturale, la tua città infatti come detto offre molti spunti da questo punto di vista. Come ti sei quindi orientato in questa “giungla urbana” molto particolare?

MK: Come sapete vivo a Tokyo. Esaltare ed esprimere la bellezza di questa città che amo moltissimo è stato fin da subito il mio obiettivo. A Tokyo per le strade c’è molta confusione, caos. Gli edifici si sviluppano in altezza e gli agglomerati urbani sono molto fitti e ravvicinati. Ragione per la quale, le strade sono strette e il cielo a disposizione sempre impegnato dal passaggio di molti cavi. E’ quindi molto difficile poter fotografare l’intero edificio.

AVB: Come hai allora deciso di superare questa difficoltà? Come hai realizzato le tue bellissime fotografie isolando la bellezza da questo inquinamento dell’immagine?

MK:  In una maniera molto semplice. Ho pensato di avvicinarmi al dettaglio, di tralasciare la visione d’insieme dando spazio al dettaglio ed alla prospettiva geometrica. Ogni appartamento, anche quello apparentemente ordinario o edificio commerciale, offre infatti sicuramente diversi spunti interessanti. Il primo lavoro che faccio, è diciamo così di scrematura. Camminando per strada cerco di individuare una composizione prendendo come riferimento dei dettagli che hanno attirato la mia attenzione. Mi guardo sempre intorno e spesso sono con il naso all’insù. I miei amici mi prendono in giro per questo, ma so che voi potrete capirmi!.

AVB: Cosa ti sentiresti di consigliare a chi volesse intraprendere il percorso della fotografia d’architettura?

MK:  Suggerirei di studiare molto, di guardare molte fotografie, specie quelle dei grandi fotografi del passato. Tutte le risposte stanno nelle loro opere, non nelle tendenze. Le cose più importanti per una buona fotografia sono la gestione della luce, dell’ombra e del tono. Bisognerebbe sempre tenere a mente questi concetti a mio avviso.

AVB: Per concludere, che tipo di attrezzatura utilizzi per realizzare le tue immagini? Siamo molto curiosi. I tuoi file digitali infatti sono sempre molto definiti, dettagliati e precisi, come direbbe anche tua moglie 🙂

MK: Quando realizzo fotografie d’architettura, utilizzo una Fujifilm X-T2, con obiettivo XF18-55mm F2.8-4 ed un grandangolo Samyang 12mm F2. A volte uso una FUji X30 o un iPhone6. La mia unica ossessione con l’attrezzatura è la leggerezza. Non mi sento a mio agio con una macchina fotografica molto pesante come può esserlo una fotocamera reflex full-frame. Cammino molto per le strade, quasi tutto il giorno, diventerebbe davvero un peso insostenibile.

AVB: Masahiko, a noi non resta che ringraziarti di cuore per questo appassionante viaggio alla scoperta della tua personalità e della tua fotografia. E’ stato davvero un piacere averti qui con noi.

MK: Grazie a voi, per avermi dato la possibilità di raccontare la mia storia e la mia fotografia, un saluto a tutti i lettori di ArteVitae. 


Sull’autore e la sua produzione fotografica


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