14 Aprile 2020 By Giusy Baffi

L’ULTIMO ISOZAKI: l’Architettura Organica

Importante figura dell’architettura mondiale, Arata Isozaki è il vincitore del  Premio Pritzker 2019.

Arata Isozaki è famoso oltre che per l’enorme portfolio che consta più di cento progettazioni e costruzioni in tutto il mondo, anche per il suo enorme contributo alla teoria dell’urbanistica.

Arata Isozaki ©Press photo (cropped) from city-life.it

La giuria del Premio Pritzke gli ha assegnato il prestigiosissimo premio con la seguente motivazione:

“Nella sua ricerca di un’architettura significativa, ha creato edifici di grande qualità che fino ad oggi sfidano le categorizzazioni, riflettono la sua costante evoluzione e sono sempre freschi nel loro approccio”.

Arata Isozaki è nato nel 1931 a Oita  in Giappone, si è laureato all’Università di Tokyo nel 1954,  è stato allievo del grande architetto Kenzo Tange; dopo aver passato alcuni anni come praticante  presso Tange ad acquisire le capacità  tecniche amplificate dal talento, nel 1963 ha fondato il suo atelier: Arata Isozaki Associates.

Il linguaggio formale di Arata Isozaki negli anni ha subito continue trasformazioni, passando dallo stile brutalista iniziale e aderendo al movimento metabolista giapponese degli anni ’60  a quello razionalista e post-moderno dove lo spazio era contenuto in forme chiuse; in questo ultimo periodo assistiamo a un’ulteriore evoluzione del suo linguaggio compositivo, spinto verso forme completamente libere caratterizzate da un’architettura organica.

L’architettura organica è la creazione di un nuovo equilibrio tra ambiente naturale e ambiente costruito, in un dialogo continuo e più ampio. Nell’architettura organica deve sempre esserci una connessione visiva e non visiva tra l’edificio e l’ambiente circostante.

Nel 2001  Arata Isozaki fu incaricato dall’Emiro del Qatar di progettare il master plan di un polo universitario internazionale poco distante dalla capitale Doha, un campus di dodici chilometri quadrati che ospita numerosi istituti di istruzione e ricerca: Education City.

All’interno di Education City di Doha Isozaki progetta il Qatar National Convention Center (QNCC), uno spazio di circa 40.000 metri quadrati composto da diversi spazi per sale espositive, auditorium, teatro.

Tutta la facciata è costituita da due grandi alberi di sidra che fungono da sostegno della copertura. L’albero di sidra è una vera e propria icona nella cultura del Qatar, simbolicamente importante nel mondo islamico in quanto rappresenta un faro di apprendimento e conforto nel deserto, utilizzato dai beduini come luogo di incontro e riparo.

Qatar National Convention Center – Doha – Qatar

La caratterizzazione è data dalla difficoltà di modellare la forma in ogni punto ottimizzando l’elemento scultoreo strutturale; i tubi ottagonali sono formati da una pelle di sottilissime piastre d’acciaio e sostengono una serie di elementi di diversa dimensione in modo da rendere una forma fluida, organica.

Qatar National Convention Center – Doha – Qatar

Tecnologicamente geniale, ha pannelli solari installati su un’area del tetto di 3.700 m², che contribuiscono al 12,5% del consumo elettrico totale dell’edificio. Le altre funzioni per il risparmio delle risorse includono apparecchi ad alta efficienza idrica, sensori di presenza, monitor per anidride carbonica, illuminazione a LED e sistemi di volume d’aria sostenibili.

L’interno è impostato sulla massima trasparenza; il collegamento con i vari piani è dato da una scala in acciaio e da attrezzature verticali contenute nel rivestimento a mosaico.

Lo spettacolare auditorium principale è concepito come una scatola isolata formata da una platea con elementi esposti sia in sospensione che radialmente con la capacità di 3200 persone.

Qatar National Convention Center – teatro – Doha – Qatar

Sempre a Doha realizza il Weill Cornell Medical College in cui i due elementi principali sono le sale conferenze e l’auditorium. Sono concepiti come due elementi ovoidali e due elementi a icosaedro mentre il resto dell’università è in blocchi semplici che fanno da ali.

Weill Cornell Medical College – Doha – Qatar

Il sistema di condizionamento è dato principalmente dalle torri del vento che sfruttano una collaudata tecnologia tipicamente orientale.

 

 

Una foresta organica, contenuta all’interno delle linee dure e simmetriche dei cubi cristallini è l’Himalayas Center a Shangai. La foresta organica della facciata ricorda le montagne rosse del Nepal, al confine con il Tibet. Queste erano i nascondigli segreti per eremi o monasteri, poiché favorivano la spiritualità.

L’Himalayas Center contiene un grande albergo, un museo, uno shopping center, un teatro inteso a spazio polifunzionale con strutture multimediali digitali all’avanguardia.

È progettato per ospitare una varietà di eventi, da spettacoli di Las Vegas a concerti, cerimonie di premiazione, presentazioni, eventi promozionali e banchetti.

Il teatro è l’unica sede ufficiale per le cerimonie di apertura e chiusura dello Shanghai Film Festival.

L’edificio è organizzato con una grande piattaforma orizzontale che corrisponde all’altezza di 4 piani e collega i due blocchi principali, il blocco a nord è un cubo alto 60 metri e superficie vetrata con inserito l’hotel, il teatro, il ristorante, illuminato di notte si trasforma in un elemento iconico del paesaggio.

L’altro complesso è costituito da quattro parallelepipedi frammentati tra loro.

La differenza funzionale tra i due blocchi è segnalata da un diversa composizione compositiva. Fra i due blocchi un giardino pensile.

I volumi alle due estremità del centro dell’Himalayas sono avvolti in pannelli reticolari cinesi dal design intricato, i motivi scolpiti sulle griglie uniformi di queste facciate sono un rimando ai caratteri calligrafici cinesi.

Himalayas Center – Shangai

La parte inferiore, adibita a centro culturale, è definibile come un “archiscultura” una forma organica dalle sembianze di una grande caverna con fori irregolari che ricordano una roccia calcarea; gli elementi curvilinei rivestiti con lamine sottilissime in acciaio enfatizzano le forme organiche con riflessi di luce.

 

Per saperne di più:

https://it.wikipedia.org/wiki/Arata_Isozaki

©Giusy Baffi 2020

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© Le foto sono state reperite in rete e possono essere soggetti a copyright . Le foto  sono state inserite puramente a scopo esplicativo. L’intento di questo blog è solo didattico e informativo.

Note biografiche sull’autrice:

Giusy Baffi si occupa di antiquariato con la qualifica di perito d’arte nell’ambito di arredi antichi, ha collaborato con diverse testate di settore scrivendo numerosi articoli inerenti l’antiquariato e con una sua rubrica mensile dal titolo “L’esperto risponde”. Il suo interesse è l’Arte a tutto tondo. Ha al suo attivo la pubblicazione di due libri.
La sua passione è la fotografia, ha vinto il concorso fotografico Unicredit/Corriere della Sera 2013, le sue foto sono state pubblicate su prestigiose riviste e quotidiani anche internazionali, sul libro “E poi la luce” edizioni Fioranna, su calendari animalistici e su alcuni siti professionali. Le sue foto sono state presentate ad una mostra personale e a diverse mostre fotografiche collettive nazionali, alla mostra itinerante “Come look my town” organizzata dal gruppo Archiminimal  che in 10 mesi ha toccato le più prestigiose piazze italiane, a mostre internazionali ad Amsterdam, Copenhagen, Berlino, Barcellona, Atene, Vienna, Belgrado, Lisbona, al MIA Photo Fair di Milano 2018 e al  MIA Photo Fair di MIlano 2019, MIA Photo Fair 2020. Sempre nel 2020 una sua foto è stata selezionata per la mostra Humans in Architecture del gruppo  Archiminimal a Roma e Milano.
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