L’importanza del XXIV Maggio. Racconto breve di Daniela Luisa Bonalume
L’importanza del XXIV Maggio è il nuovo racconto breve scritto da Daniela Luisa Bonalume per la raccolta “Suggestive Evasioni”. Una lettura veloce, intensa e dal finale bruciante, quello che non ti aspetti e ti sorprende sempre. Una storia bonsai che concentra la trama in pochi, avvincenti paragrafi. Da leggere in un respiro.
di Daniela Luisa Bonalume
Il vero problema non era come uscirne, ma come entrarci. Il grande uovo color fucsia, con una proboscide a forma di teleobiettivo, si manteneva sospeso a 150 mila metri da terra. Il suo movimento era impercettibile, i suoi motori silenziosi, ma lui si notava perfettamente da qualsiasi parte del pianeta lo si cercasse.
Nessuno ci capiva niente. Era dappertutto e visibile a tutti. Quel teleobiettivo fluttuava minaccioso nello spazio, scrutava ogni singolo abitante nello stesso istante. Un occhio da Grande Fratello che non aveva alcunché di fraterno.
Tutti i grandi della Terra si erano radunati sul già Monte Cavallo. Avevano iniziato una trattativa comunicando con gli occupanti dell’uovo attraverso l’alfabeto Morse. I Terreni usavano le torce dei cellulari che, grazie proprio all’elasticità di quel fucsia, sensibile e flessibile teleobiettivo, riuscivano ad essere intercettate e quindi a conversare con gli sconosciuti.
Neppure le processionarie si muovevano più lungo i tronchi degli alberi. Erano immobili con gli occhi all’uovo. Tutto il mondo era fermo in attesa di un cenno, di un indizio, di una direttiva, di una speranza. Si era sparsa la notizia che il comandante del velivolo volesse approvvigionarsi di tutto il sapere terreno, di tutto quello che il cervello umano poteva elaborare e produrre. Soprattutto perché crepava di invidia vedendo gli uomini urlanti e felici, spesso riuniti in grandi ellissi. Ma anche qui, su come avesse fatto, giravano solo voci. O meglio, giravano rumors, come li chiamano gli inglesi.
Chi si ricordava qualche lettera del Codice Morse traduceva alla bell’e meglio quello che riusciva a vedere, e quindi le notizie variavano da isolato ad isolato. C’è chi diceva che l’Uovo Fucsia avrebbe risucchiato tutti i libri di tutte le biblioteche del mondo. Alcuni aggiungevano che anche le librerie private dei Terreni sarebbero state prosciugate.
La notizia comune a tutti, però, era quella che confermava la volontà di rendere gli abitanti della Terra una massa operaia senza coscienza, solo dedita al procacciamento di cibo ed energia per gli occupanti dell’Uovo e per gli abitanti del pianeta da cui proveniva.
Non si era messi certo bene, questo era di dominio pubblico.
Purtroppo, come già detto, nessuno ci capiva niente e nessuno sapeva cosa fare. La gente cominciò a temere per la propria vita e per quella dei propri figli. Guardava verso l’alto controllando la proboscide fluttuante e, se per caso avesse puntato sulla città di appartenenza, ognuno si barricava in casa sbarrando porte e finestre.
Tutti i Terreni compresero l’importanza di tutelare la possibilità di coltivare la propria intelligenza e di alimentare il proprio sapere. E finalmente ognuno capì che, se non lo avesse fatto, avrebbe pagato con la perdita della propria libertà.
La Paura iniziava ad espandersi come un magma, pietrificando umanamente chiunque ne venisse a contatto. I Terreni invocavano uno o due supereroi, anche tre. Superman, Batman e Robin. Sarebbero andate bene anche le Tartarughe Ninjia con i loro nomi altisonanti, tanto per buttare un po’ di fumo negli occhi. Si era ormai consapevoli che solo uno di loro avrebbe tratto d’impaccio l’intera umanità.
“Si, ok, ma dove li trovo ‘sti supereroi?” Il Terreno alla testa dei Resistenti sul già Monte Cavallo se lo chiese ripetutamente. “‘Ndo li trovo?!” Ci pensò un po’ e poi decise di chiedere una consulenza virtuale. Stabilì un collegamento ad internet ed iniziò a cercare alla parola “divulgatori scientifici, giornalisti, scrittori e comunicatori”. Uscirono un sacco di nomi del tipo Piero Angela, Alberto Angela, Giacobbo, Manfredi.
”Insomma, li potremmo mandare nell’Uovo uno alla volta, per un periodo di 3 mesi ciascuno. Così saremmo garantiti almeno per un annetto” continuò a rimuginare il Terreno, “ma chi lo sa se poi ci verrebbero restituiti?!”.
Non poteva funzionare, il sacrificio degli Angela, se ci fosse stato, non sarebbe mai stato perdonato dall’intera umanità, loro sono Patrimonio UNESCO. Bisognava cercare altrove. La proboscide a forma di teleobiettivo poteva essere un indizio.
Provò di nuovo con internet alla voce ‘fotografia’ ed ecco i nomi giusti. Quattro appassionati di fotografia, storia, musica, cinema, racconti brevi, arte ed architettura avrebbero fatto proprio al caso. Vennero contattati in segreto con grandi promesse di riconoscimenti e vitalizi, e soprattutto con un bel discorsetto sulla impossibilità di sottrarsi. La loro esperienza, vista la delicatezza della missione, avrebbe dovuto suggerire anche gli argomenti ai quali attingere per poter calibrare il dono per l’Uovo Fucsia ed i suoi Derivati.
I quattro neoassunti avevano nomi più comuni rispetto alle più famose Tartarughe! Luca, Giusi, Luigi e Rita, dopo un esacerbante conclave, decisero! A Terra sarebbero rimaste Ale e Cristy con le cuffie del Professor Inardi e della Signora Longari, gli storici vincitori di Rischiatutto, nel caso ci fosse stato bisogno di una risposta in emergenza.
L’aereo era pronto appena più in là del già Monte Cavallo. Il cacciabombardiere era parcheggiato in via 24 maggio, giusto per ricordare più o meno la data dell’ingresso italiano nella prima guerra mondiale. Anche questa era una missione a rischio, in effetti si trattava di salvare il sapere dell’umanità, mica bruscolini.
I quattro si avvicinarono all’apparecchio con una grossa busta di carta in mano. Luigi avrebbe pilotato, ma della conversazione se ne sarebbe occupata Giusi. Luca e Rita erano i tecnici onniscienti, e sarebbero intervenuti alla bisogna.
Il dono era stato selezionato proprio valutando il risultato della cultura di massa dell’intero pianeta, scegliendo la bibliografia della umana stra-dominante passione fin dalle origini, si era pensato di partire proprio dal germe. Il dono era lì accanto al pilota. L’Uovo aveva appena attivato le manovre di accoglienza, la calotta fucsia si era aperta senza perdere stabilità, ruotando sull’asse del perno che la collegava al resto del corpo.
Il cacciabombardiere partì. Fu un attimo, diciamo due, e la proboscide fucsia si adoperò per indicare la strada ai Missionari Terreni. Il pilota e tutto quello che gli stava intorno sparirono dentro la gola fucsia.
Il cielo si oscurò ed i vulcani smisero di soffiare. Nessuna ruga tentò di scavare un viso più di quanto già non avesse fatto. Le farfalle rimasero sospese senza battito d’ali finché fuochi d’artificio accompagnarono il viaggio di ritorno della delegazione salvatrice. Un trattato di non belligeranza per un tempo determinato venne mostrato da tutte le televisioni del mondo. Tre mesi di tregua sarebbero stati sufficienti per individuare un percorso di accordo.
Una copia del dono fu mostrata durante una trasmissione in galassia-visione dedicata alla questione.
Si trattava del primo esemplare dell’album dei calciatori Panini, datato 1960.
Note biografiche sull’autrice
Daniela Luisa Bonalume è nata a Monza nel 1959. Fin da piccola disegna e dipinge. Consegue la maturità artistica e frequenta un Corso Universitario di Storia dell’Arte. Per anni pratica l’hobby della pittura ad acquerello. Dal 2011 ha scelto di percorrere anche il sentiero della scrittura di racconti e testi teatrali tendenzialmente “tragicomironici”. Pubblicazioni nel 2011, 2012 e 2017.