Leda e il Cigno, tra mitologia e letteratura
Un episodio della mitologia greca attraverso le raffigurazioni che alcuni artisti ci hanno tramandato. Questo breve articolo di Luca Tizzi ci ricorda come dall’unione tra Giove, sotto forma di cigno, e Leda sia nata buona parte della tragedia greca.
Tra i tanti negativi che sono riuscito a scansionare, dopo venti e passa anni di clausura in soffitta, ho trovato una serie di foto che scattai a Firenze durante l’esposizione delle sculture di Botero in Piazza della Signoria e nel loggiato degli uffizi. Tra figure obese di donne e uomini, cani e piccioni è uscita una foto che mostra una scultura dell’artista colombiano che rappresenta Leda e il Cigno. Non avendo avuto idee migliori su cosa scrivere voglio parlarvi di quell’episodio della mitologia greca e delle conseguenze che ne sono derivate.

Leda e il cigno, Botero – Firenze 1999
Leda, regina di Sparta e moglie di Tindaro, era una donna bellissima della quale si invaghì Zeus che, per sedurla, si trasformò in cigno e, sulle rive del fiume Eurota, la possedette. Qui la storia diventa un po’ confusa perché di quel fatto ci sono almeno tre versioni, quale sia la verità nessuno lo sa e a noi poco importa.
La prima versione dice che Leda dopo essere stata sedotta dal cigno corse a casa e giacque nuovamente con il marito, da quei due rapporti sessuali, con la divinità e lo sposo, la donna depose due uova. Dal primo, concepito con il Dio, nacquero Polluce ed Elena, di stirpe divina e dal secondo, concepito con l’uomo, nacquero Castore e Clitemnestra, di stirpe umana.
Un’altra versione narra che Leda depose un solo uovo dal quale nacquero il quattro figli, tutti di stirpe divina; l’ultima versione racconta che Giove, mentre aveva sembianze di cigno fu inseguito e cacciato da un’aquila, per difendersi si rifugiò tra le braccia di Nemesi, sua figlia, e con lei si accoppiò. Nemesi, dea della Giustizia Divina o anche della vendetta, depose un uovo che Mercurio mise tra le cosce di Leda, seduta su uno sgabello e con le gambe divaricate, dal quale nacquero i quattro figli.

Leda e il cigno – Francois Boucher, 1742, museo nazionale di Stoccolma
Premesso che Tindaro, padre putativo dei quattro figli di Leda, fu punito da Afrodite per non averla onorata durante un rito ad avere le figlie condannate a giacere e a sposarsi con più di un uomo, premesso questo vediamo più in dettaglio chi erano i quattro figli nati in uno o nell’altro modo.
Castore e Polluce, i due figli maschi, sono anche conosciuti come i Dioscuri; protettori dei naviganti furono due eroi greci che compirono numerose imprese, tra le tante come Argonauti guidati da Giasone riconquistarono il Vello d’Oro, custodito in una grotta protetta da un drago, che aveva la proprietà di curare tutti i mali.

Pierre Narcisse Guerin – Clitennestra esitante prima di uccidere Agamennone
Clitemnestra, regina di Micene, condannata da Afrodite ad essere un’adultera, fu sposa di Tantalo dal quale ebbe un figlio; Agamennone, capo supremo degli Achei durante la guerra di Troia, per averla in sposa le uccise sia il marito che il figlio e la portò a Micene dove ne divenne regina. Da Agamennone ebbe quattro figli, Elettra, Ifigenia, Crisotemi ed Oreste. Quando Agamennone dovette sacrificare la figlia Ifigenia alla dea Afrodite, alla giovane vergine fu fatto credere di andare in sposa ad Achille, condizione posta dagli alleati del padre per prendere parte alla guerra di Troia, ma in realtà fu condotta al sacrificio. Chi dice che fu uccisa, chi dice che fu graziata e al posto suo fu sacrificata una cerva, fatto sta che quando Agamennone tornò dalla guerra di Troia fu ucciso dalla moglie Clitemnestra che a sua volta fu poi uccisa dal figlio Oreste istigato al gesto dalla sorella Elettra. Una famiglia rancorosa che ha ispirato i più grandi tragediografi greci come Eschilo, Sofocle ed Euripide. Se non lo avete fatto leggetevi qualcosa, ne vale la pena.

Jacopo Robusti, detto “Il Tintoretto” – Il Ratto di Elena – Museo del Prado, Madrid
La figlia Elena è di fatto l’ispiratrice di un poema, l’Iliade di Omero, rileggetelo perché assieme ai due sequel Odissea ed Eneide, è una delle cose più belle mai scritte dall’uomo. Elena, anche lei condannata ad essere adultera, ebbe decine di pretendenti ma fu sposa di Menelao, re di Sparta e fratello minore di Agamennone. Fu rapita da Paride, figlio di Priamo re di Troia e di Ecuba, che la volle in sposa perché quando gli fu chiesto quale tra tre dee fosse la più bella scelse Venere, la solita Afrodite che era sempre in mezzo, ed ebbe in premio la donna più bella del mondo, Elena di Sparta. Rapita al marito fu causa scatenante della guerra di Troia, del poema epico di Omero e di un’infinità di opere letterarie che girano attorno alla sua figura. Elevata ad icona dell’eterno femminino quasi mai gli viene attribuita la colpa per le guerre causate dalla sua bellezza.
Note biografiche sull’autore
Luca Tizzi nasce a Firenze nel 1961, la abbandona dopo 30 anni e si trasferisce nel paese di origine dei genitori, sull’Appennino Tosco-Romagnolo in provincia di Forlì-Cesena. Percorso di studi arruffato, bancario per motivazioni alimentari, ma senza convinzione, si interessa di Cinema, Musica, Fotografia, Arte, Fumetti e molto altro. Gli piace scrivere anche se dice di non esserne capace, gli piace fotografare perché non sa disegnare, ma anche in questo dice di riuscire poco bene. Sogno nel cassetto, diventare ricco scrivendo cose orribili che leggono in molti. Libere Divagazioni è la rubrica di intrattenimento da lui condotta, nella quale scrive di musica e canzoni, ma anche di arte e libri e molto altro, con la spiccata caratteristica che lo contraddistingue di saper ricercare l’aspetto meno noto, la curiosità più stuzzicante, per regalarvi delle chicche molto appetitose.
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