29 Maggio 2020 By Luca Tizzi

Le saline di Cervia – un pomeriggio di foto

Una breve, personale riflessione su un pomeriggio passato a scattare foto alle saline di Cervia. Le fotografie, scattate da Luca Tizzi, così come suo è il testo, dovrebbero aiutare a capire se il B&N sia il vero colore nella fotografia o se sia un vezzo da nostalgici.

 

Il 29 Febbraio è un giorno particolare, viene ogni 4 anni a ricordarci che non siamo perfetti.

E’ un giorno di compensazione previsto dal calendario gregoriano e serve a riallineare i giorni dell’anno civile con quello siderale. In definitiva ci dice che i giorni che viviamo derivano da una convenzione non corrispondendo a quelli reali.

Il 29 febbraio del 2020 è stato un giorno ancora più particolare, l’ultimo sabato prima che la nostra nazione, l’Italia, e poi il resto dell’Europa, si fermasse per la grande epidemia da Covid-19. E’ stato anche l’ultimo giorno in cui sono potuto uscire per scattare delle foto, subito dopo la libertà di spostamento delle persone è stata limitata e, fino a che non potrà riprendere, tutto è rimasto sospeso. 

Uno dei soggetti che ripetutamente fotografo sono le saline di Cervia, le riprendo di solito dal bordo di quella strada che da Cervia conduce a Forlì, la SP 254 della provincia di Ravenna. Quel giorno ho deciso che avrei fotografato le saline da posizioni diverse da quelle solite, un paesaggio, perché di paesaggio si tratta, cambia e dona emozioni, sensazioni diverse a seconda della stagione, dell’ora, delle condizioni atmosferiche e anche dalla posizione dalla quale si scattano le fotografie.

Le Saline sono un’ area naturale protetta dove l’estrazione del sale pregiato di Cervia convive con la presenza di numerose specie animali tra cui gli splendidi fenicotteri rosa, fotografabili dal bordo della strada provinciale che le costeggia, senza neppure scendere dall’auto. Sono attive dal X° secolo DC ma recenti ritrovamenti suppongono l’attività estrattiva fin dall’epoca Romana.

Fotografarle è come fermare il tempo in un luogo sospeso. Il paesaggio, per quanto mutevole, ha una sua staticità, il mare è mare, le montagne sono montagne, i fiumi, i laghi, le colline sono fiumi, laghi, colline, le saline no; oggi sono terra, domani sono acqua. Oggi sono un’ attività produttiva e domani ritornano ad essere un’ oasi faunistica.

Sono un luogo che può apparire banale, quasi fastidioso o magico; spesso triste, cupo e malinconico ha frequenti movimenti di colore, di vita di giovialità. A modificare il loro aspetto contribuiscono non solo le condizioni meteorologiche ma anche l’umore di chi le osserva. Per scoprire la vera anima di un luogo, o quella che a noi sembra, bisogna potersi fermare ad osservarlo, bisogna avere la pazienza di aspettare che si mostri per come è, o che a noi appaia per come vorremmo fosse; le due cose apparentemente opposte in realtà sono la stessa, in entrambi i casi il luogo non muta, siamo noi che lo osserviamo con occhi, sentimenti, compenetrazione diversa.

La prima fotografia è stata fatta senza voglia, appena sceso dall’auto ho tolto il tappo dall’obiettivo e ho scattato. Il diaframma doveva essere molto aperto, così lo sporco del sensore si vede di meno, perché il tempo di scatto è di 2 millesimi di secondo. L’inquadratura non studiata, è stata poi sistemata in post produzione, si fa così adesso, si faceva così anche in camera oscura. Il colore, la luminosità e il contrasto sono quasi naturali; alla fine di febbraio, se la giornata è coperta, la luce rende il paesaggio piatto, malinconico, acqua e cielo si confondono e anche l’erba appare innaturale, il nero dell’asfalto e il bianco delle strisce sembrano essere l’unica nota di colore.

Il bianco e nero in fotografia è il colore.

E’ il colore della sua origine, della nostra anima, dei nostri pensieri. Distinguiamo chiaramente i due colori, in fisica il bianco è l’assenza di colore mentre il nero è la presenza di tutti i colori, in mezzo un’infinità di grigi che ai nostri occhi appaiono rosso, giallo, verde, azzurro. 

Riuscire a vedere il grigio, e le sue infinite sfumature, aiuta in fotografia a creare un immagine ben leggibile, nella vita comprendere il grigio ci permette di vedere la verità che è sì una sola ma è anche individualmente interpretabile. 

Se il bianco e nero in fotografia sono la forma il grigio diventa la sostanza, il riempimento della struttura scheletrica che da sola non ha vita.

Se nella vita il bianco e il nero sono il fatto e la sua negazione i grigi assumono il valore della verità, addomesticabile, interpretabile e soggettiva forma la storia che, scritta dai vincitori, non ha valenza assoluta ma si adatta e si trasforma con lo scorrere del tempo e di chi la racconta; così la fotografia, e il nostro modo di vederla, cambia e si adatta nel tempo e sempre a seconda dell’umore di chi la osserva.

La scienza non è interpretabile, la fotografia, più o meno ben fatta, in quanto arte lo è.

La fotografia digitale permette delle scelte che quella analogica, con la pellicola per capirci, non consente. Con le macchine analogiche prima di fotografare si deve scegliere la pellicola, in bianco e nero o a colori, cambiarla poi non è possibile. Prima di scattare una fotografia dovremmo pensarne il risultato finale, certi scatti alcuni li immaginano a colori, altri no. In questo la fotocamera digitale è diventata insostituibile, si può scattare una foto a colori e subito dopo un’altra in bianco e nero oppure, cosa più comune, convertire l’immagine in post produzione con un computer e dei programmi dedicati. L’importanza del bianco e nero in fotografia è dimostrata anche dal fatto che la migliore fotocamera al mondo, senza dubbio di smentita, ha progettato un modello che non consente fotografie a colori.

Fotografare il paesaggio non è cosa facile, almeno per me. Implica scelte che richiedono una cultura che forse non ho. Oltre le scelte tecniche, indispensabili per uno scatto ben leggibile, questo genere di fotografia obbliga a determinare quale porzione di spazio è artisticamente importante o semplicemente piacevole allo guardo. Come ci si forma questa cultura poi è soggettivo, certe scuole, penso alle facoltà di architettura o di belle arti, aiutano a capire l’armonia e la grazia di alcuni luoghi, o di certe composizioni. Più dello studio credo sia indispensabile l’osservazione e l’umiltà; il desiderio di imparare dal lavoro degli altri ci permetterà prima di copiare tecnica e inquadratura e poi, con il tempo, di trovare una strada propria, una tecnica e una sensibilità che caratterizzeranno il nostro lavoro e lo renderanno riconoscibile.

La mia opinione personale è che sia fondamentale ispirarsi più alla pittura che alla fotografia stessa. La tela bianca di un pittore offre infinite possibilità di forme e di colore, in fotografia, tranne quella in studio, queste sono limitate. Saperle scorgere in un prato fiorito, in un casolare isolato o in un filare di cipressi dimostra quella abilità che trasforma una porzione di spazio in paesaggio.

Queste poche foto delle saline di Cervia, scattate alla fine di febbraio del 2020, sono la ricerca di quel minimo di armonia che riesco a cogliere da un qualsiasi luogo quando mi prendo il tempo di fotografarlo.

Se ci sono riuscito non lo so, certo è che ho ancora molto da imparare e tanto ancora da osservare. 

Grazie!

Note biografiche sull’autore

Luca Tizzi nasce a Firenze nel 1961, la abbandona dopo 30 anni e si trasferisce nel paese di origine dei genitori, sull’Appennino Tosco-Romagnolo in provincia di Forlì-Cesena. Percorso di studi arruffato, bancario per motivazioni alimentari, ma senza convinzione, si interessa di Cinema, Musica, Fotografia, Arte, Fumetti e molto altro. Gli piace scrivere anche se dice di non esserne capace, gli piace fotografare perché non sa disegnare, ma anche in questo dice di riuscire poco bene. Sogno nel cassetto, diventare ricco scrivendo cose orribili che leggono in molti. Libere Divagazioni è la rubrica di intrattenimento da lui condotta, nella quale scrive di musica e canzoni, ma anche di arte e libri e molto altro, con la spiccata caratteristica che lo contraddistingue di saper ricercare l’aspetto meno noto, la curiosità più stuzzicante, per regalarvi delle chicche molto appetitose.

NB: Immagini e video inclusi in questo articolo sono stati reperiti in rete a puro titolo esplicativo e possono essere soggetti a copyright.L’intento di questo blog è solo didattico e informativo.