26 Maggio 2017 By artevitae

La tenerezza, il nuovo film di Gianni Amelio

La tenerezza è il film d’apertura del Bifest 2017. Si tratta del nuovo lavoro di Gianni Amelio interpretato tra gli altri da Giovanna Mezzogiorno, Micaela Ramazzotti ed Elio Germano. E’ un’opera stracolma di non detto, segreti e voglia di esplodere. Un dramma familiare dolente e delicato, capace di gettare uno spiazzante sguardo disincantato sul mondo degli affetti. Un mondo dove niente va dato per scontato, ed in cui le stagioni umane non conoscono emozioni prestabilite. Visto per noi da Daniela Luisa Bonalume.

di Daniela Luisa Bonalume

Se questo film fosse un albergo, meriterebbe di sicuro sei stelle. Quante storie in una sola, quanta lentezza ne “La Tenerezza”, nessuna noia, non è consentito distogliere l’attenzione neppure un minuto. Quanta tensione si crea in un dispiegamento di sentimenti mai scontato, dove non vi è nulla di superficialmente anormale ma, nello stesso tempo, non vi è nulla di ordinario. Prove d’attore da Oscar per tutto il cast. Questo vale per Renato Carpentieri – Lorenzo -, il vecchio avvocato che all’inizio suscita empatia ma, verso la fine della pellicola, anche una sana antipatia.

Renato Carpentieri

Antipatia arricchita da un pochino di avversione, forse, per la sua condotta non proprio esemplare. Interpretazione breve ma intensa per Elio Germano – Fabio – che, come ormai succede da anni, non riesce più a stupire. Riesce solo a comunicare che sembra sempre nato così, come il personaggio che interpreta. Che il personaggio è lui, è Elio Germano il portatore di quei cromosomi.

Elio Germano

Giovanna Mezzogiorno e Renato Carpentieri

La tenerezza è un film complesso, in cui sono le donne a comandare, tutto gira intorno alla loro capacità di tenere duro. Due donne bellissime e bravissime. La Mezzogiorno tormentata e mai rassegnata, alla ricerca del padre, Lorenzo, che non perde occasione per ignorarla ed umiliarla con la propria indifferenza ed insofferenza. Elena, questo il ruolo che interpreta, riesce a trasmettere al pubblico la propria sciatteria esteriore ed affettiva, arida come una zolla di argilla in agosto. Impegnata solo ad annaffiare i tre fiori del suo misero giardino: un figlio senza padre, un padre che non è mai stato padre ed un fratello che non ne vuole saperne di esserlo, se non per spillare soldi.

 

 

Micaela Ramazzotti ed Elio Germano

Michela moglie di Fabio, interpretata da Micaela Ramazzotti, è portatrice sana di amore, ed assolve ad un compito così importante quanto impossibile, da restarne essa stessa vittima. Sentimenti che si rincorrono e non si incontrano mai, in un atavico desiderio di riconoscimento di se stessi, di pace. Mentre si assiste allo svolgimento delle storie ci si chiede se davvero, dentro tanta conformità, possa albergare questo immenso dolore. Ci si chiede come sia possibile continuare a disertare il proprio ruolo, cioè quello che la famiglia impone, senza procurare ampie faglie nell’equilibrio degli stessi membri.

Ci si chiede come sia ancora più possibile sorridere di fronte alla necessità di diluire la disperazione altrui per non saper donare l’amore che gli altri si aspettano. Ci si chiede come sia possibile surrogare un bene così prezioso come lo è l’amore di chi ha generato. Ne “La tenerezza” sono visibili, tangibili e permeabili tutti gli stadi dell’anima. Il rifiuto bifronte, quello esercitato e quello subito. Il bisogno bifronte, quello di dare e quello di ricevere. La ricerca di accettazione, a chi dare e da chi ricevere. Che peccato che tutte queste necessità non covino mai negli stessi cuori, ma siano dislocati in ordine sparso ma non casuale, destinate a procurare sofferenza senza soluzione di continuità.

Locandina

Sembra che in questa pellicola ci sia poco posto per “La tenerezza”. L’evocazione di un sentimento così umano e nobile, qui latita. Non appartiene a nessuno dei protagonisti ad eccezione di uno, elargito al di fuori delle convenzioni più radicate. La costruzione del film è tale da preparare lo spettatore a colpi di scena ma, man mano che ci si avvicina, è lo spettatore stesso a temere quello che già sa e a cui non vuole credere. Si. E’ così. Si sa perché tutti gli elementi portano a quella cosa, prevedibile in quanto imprevedibile.

I sintomi ci sono tutti e le tessere del puzzle anche, ma lo spettatore decide di non comporre il puzzle in anticipo rispetto al regista. E lui lo fa. Gianni Amelio tira questo schiaffo in pieno viso, una sberla che lascia il segno sulla gota. Che induce lo stordimento che segue ad una scarica di adrenalina, dopo aver fatto fronte ad un grande pericolo. La speranza è che tutto si ricomponga, o almeno una piccola parte. Che “La tenerezza” si riveli secondo i desideri e che tutto ciò che rimane venga coperto come fosse sotto la neve. E’ il desiderio che resta.

Trailer del film

Note biografiche sull’autrice

Daniela Luisa Bonalume è nata a Monza nel 1959. Fin da piccola disegna e dipinge. Consegue la maturità artistica e frequenta un Corso Universitario di Storia dell’Arte. Per anni pratica l’hobby della pittura ad acquerello. Dal 2011 ha scelto di percorrere anche il sentiero della scrittura di racconti e testi teatrali tendenzialmente “tragicomironici”. Pubblicazioni nel 2011, 2012 e 2017.