La storia del Cinema? Infinite storie d’Amore
La storia del Cinema ha da sempre un assoluto protagonista, l‘Amore. Perché, da sempre, le storie d’amore narrate dal grande schermo non solo sono quelle più amate e universali, ma ci raccontano anche molto altro. Scopriremo quindi che vedere come il cinema ha raccontato l’Amore, significa anche comprendere i valori sociali e culturali di un paese e di un’epoca.
di Gabriella Maldini

Leonardo Di Caprio e Claire Danes, Romeo + Juliett, 1996
Ancora prima che il cinema avesse una voce, Amore è stata la sua parola più importante, quella con cui è iniziato il più grande sogno di massa di tutti i tempi. Se escludiamo i due filmati dei fratelli Lumiere, con cui, nel 1895, nasce ufficialmente la storia del cinema, vale a dire L’arrivo del treno in stazione e L’uscita degli operai dalla fabbrica, possiamo dire che il cinema comincia raccontando soprattutto l’Amore. Ma quale Amore? Naturalmente quello infelice, contrastato, dagli uomini e dal destino. Se è vero che i matrimoni felici non interessano gli scrittori, lo è ancor più che il cinema ha rac contato e continua a raccontare l’amore soprattutto quando è anche un grande dolore. Per essere efficace, cioè emozionante, coinvolgente (e quindi redditizia al botteghino) la storia d’amore deve possedere gli elementi del dramma , se non addirittura della tragedia.

Margherita Gautier, 1937
In quest’ottica, quindi, il cinema cominciò a saccheggiare le più grandi storie d’amore tragico della letteratura: La signora delle camelie ( Alexandre Dumas figlio, 1848), Anna Karenina ( Lev Tolstoj, 1877) e Giulietta e Romeo (Shakespeare, 1594-96) sono le più illustri matrici letterarie del maggior numero di versioni cinematografiche; quelle che, grazie alla potenza e universalità delle immagini, divennero insuperabili modelli di massa. E furono sempre la potenza e universalità delle immagini a rendere gli interpreti di queste storie volti leggendari, icone dall’aura quasi divina che, infatti, Hollywood battezzò ‘stelle’, ‘divi’, parole che alludono ad una dimensione sovrannaturale, divina.
Ancora oggi, la via più sicura per lanciare o consacrare un divo è fargli interpretare una grande storia d’amore, meglio se tragica. Il record d’incassi e di Oscar Titanic, che non a caso consacrò Di Caprio e lanciò Kate Winslet, è l’esempio perfetto.

Titanic, 1997
Nel vasto numero di trasposizioni cinematografiche di storie d’amore letterarie, ogni tanto si distaccano rielaborazioni poco ortodosse e provocatorie che finiscono col rivelarsi molto più interessanti e di qualità rispetto ai remake classici. E’ il caso, meraviglioso, del Romeo + Juliett diretto nel 1996 da quell’incredibile genio visionario di Baz Luhrmann. (che infatti, anni dopo, proporrà una strepitosa versione iper spettacolare della Traviata con Moulin Rouge, e dopo ancora, Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald)
Il Romeo +Juliett di Luhrmann è una rielaborazione rivoluzionaria non solo perché ripropone la storia shakespeariana in forma di musical, ma perché osa addirittura la chiave pop – rock, ambientando il tutto in una America californiana che definire freak e Kitsch è ancora dir poco. Allo stesso tempo però, Luhrmann coniuga una rielaborazione così trasgressiva con un sorprendente rigore filologico, scegliendo di mantenere parola per parola i dialoghi originali del testo shakespeariano. Un esperimento coraggioso che ha completamente stravolto ma non tradito l’opera originale.
Il talento visionario di Luhrmann è tale che, nella sequenza del primo incontro, durante il ricevimento in maschera in casa Capuleti, veste Romeo da cavaliere medievale e Giulietta da angelo, due costumi che sono la metafora perfetta dei loro personaggi. La forza e la bellezza di questo film sta nell’emozionante e sorprendente connubio tra la totale trasgressione sul piano estetico-formale e la fedeltà su quello contenutistico-letterario.
- Francesca Bertini, La signora delle camelie, 1915
- Laurence Olivier e Merle Oberon, Cime tempestose, 1938
- Leslie Howard e Norma Shearer, Romeo e Giulietta, 1936
- Romeo e Giulietta di Zeffirelli, 1968
- Isabelle Huppert, La signora delle camelie, 1980
- Titanic, 1997
Note biografiche sull’autrice
Nata a Forlì nel 1970, dopo il diploma al liceo classico si è laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Bologna. Ha svolto un Master in Comunicazione a Roma e Milano, poi un corso di Racconto e Romanzo e uno di Sceneggiatura cinematografica alla Scuola Holden di Torino. E’ docente di cinema e letteratura e ha diverse collaborazioni in atto, fra cui quella con Università Aperta di Imola, la libreria Mondadori di Forlì e le scuole medie, per le quali sta portando avanti un progetto didattico che coinvolge i ragazzi delle classi terze in una ‘lezione cinematografica’ sul rapporto umano e formativo che unisce allievo e insegnante. Nell’aprile dello scorso anno è uscito il suo primo libro, edito da CartaCanta, dal titolo ‘I narratori della modernità’, un saggio di letteratura francese dedicato a Balzac, Flaubert, Zola e Maupassant come quei grandi padri della letteratura che per primi hanno colto la nascita del mondo moderno.
Per ArteVitae scrive nella sezione Cinema e TV.
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