La spalla di Nadia. Il nuovo racconto breve di Daniela Luisa Bonalume
La spalla di Nadia è il nuovo racconto breve di Daniela Luisa Bonalume per la raccolta “Suggestive evasioni”.
di Daniela Luisa Bonalume

Finestre
Certo, il quartiere era di quelli popolari, con i palazzi tutti concentrati attorno ai cortili. Il fatto è che, quando ci abitavano le vecchie famiglie, i vicini erano amici. Adesso, invece, non ci si salutava nemmeno tra dirimpettai. E questa era la riflessione che Nadia stava facendo mentre scendeva le scale del caseggiato nel quale viveva da sempre. Era nata lì e lì erano morti i suoi genitori. Qualche anno prima avevano tagliato le scale per far posto ad un minuscolo ascensore del quale lei si serviva solo in salita, quando aveva le borse della spesa del supermercato accanto al portone d’ingresso del complesso abitativo.
L’appartamento di Nadia si snodava tutto su un lato, ed affacciava sul cortile interno. Ciclicamente cambiavano gli inquilini che abitavano i vani delle finestre difronte alle sue, e ciclicamente lei si trovava, un po’ per noia un po’ per curiosità, ad impicciarsi dei fatti altrui. Negli ultimi anni si era appassionata alla vita di una giovane coppia, Olga e Giulio che, avendo affittato proprio l’abitazione davanti alla sua, dava inconsapevolmente sfoggio della propria felicità.
Nadia guardava attraverso le tende, e l’esuberanza dei ragazzi, belli ed innamorati, le suscitava un po’ di invidia per quella condizione nella quale lei non si era mai trovata. Aveva quasi settant’anni ed era tristemente consapevole, dopo la prematura scomparsa del suo giovane marito, di aver perso molti treni affettivi sacrificando la propria vita sentimentale a beneficio dei genitori. Erano un bel vedere, i due! Erano belli e vivaci, e lei avrebbe voluto poter tornare indietro per vivere una storia come quella.
E quasi quasi, iniziava a provare antipatia per Olga che, quando rientrava dopo una giornata di lavoro, si adoperava per rendere piacevole sé stessa ed accogliente la casa per l’amato, il quale apprezzava molto l’impegno della sua donna. E tutti i santi giorni, verso le 19, Nadia si piantava dietro le tende della finestra della camera da letto per sbirciare quello che avveniva difronte a lei. Era una curiosità che stava diventando una mania e notare che la giovane aveva posticipato l’orario di rientro ed il ragazzo non frequentava più la casa, la infastidì parecchio.
Cosicché dopo un paio di mesi, Nadia si dovette trovare un altro passatempo. Quello che vedeva attraverso le finestre non la interessava più. Non le importava di sapere se lui se ne fosse andato per un’altra o lei lo avesse lasciato per qualche motivo. In piedi davanti alla finestra della cucina, mentre gustava il suo caffè, si interrogava senza sforzarsi per trovare una risposta. Tanto, la risposta le stava arrivando da sola. Nadia vide la ragazza rientrare, fuori orario, spingendo una sedia a rotelle. Seduto sulla sedia c’era un uomo.
Nadia riconobbe a fatica il viso di Giulio, dimagrito e sofferente, ma sorridente verso quella donna che non lo lasciava un attimo da solo, e che era sempre pronta, a qualsiasi ora del giorno e della notte, a prendersi cura di lui finché la sorte glielo consentì. Olga si trovò presto sola e, quando rientrava a casa verso le 19, si sedeva davanti alla finestra della camera da letto e guardava nel cortile, silenziosa, mangiando svogliatamente col piatto in mano.
A quante cose pensava Nadia mentre scendeva l’ultima rampa di scale. Quanto la impietosiva, quella ragazza, e quanta ammirazione ed empatia, per quell’assistenza totale ed incondizionata. Quanto avrebbe gradito manifestarle la sua solidarietà ed il suo affetto sincero. Ma non si erano mai neppure incrociate in cortile. Non aveva nessun titolo per avvicinarsi ad Olga, e così credette fosse opportuno mantenere segreti i propri sentimenti.
Nadia uscì dal portone principale ed entrò in quello accanto, quello del supermercato. Si perse tra gli scaffali scegliendo e scartando, come faceva di solito, quando buttava nel carrello leccornie di ogni tipo e che poi puntualmente toglieva, cadendo preda della devastante paura che la divorava quando saliva sulla bilancia pesapersone.
Pian piano, prendendo e lasciando, si avvicinò all’unica cassa aperta. Davanti a lei una giovane donna, molto sottile, si voltò guardandola negli occhi, e le sorrise: – Lei è la signora della finestra difronte, vero? – le chiese.
-Si, Olga, sono Nadia, ed abito nell’appartamento difronte al suo – rispose Nadia sostenendone lo sguardo ed allargando le braccia per accogliere la testa di lei e tutte le sue lacrime.
Pagarono il proprio conto e si avviarono verso il comune portone.
Olga si diresse a destra. Nadia le suggerì:
– Fossi in lei, Olga, andrei a prendere un caffè a casa di Nadia. So per certo che le è stata molto vicina in queste ultime settimane, ed avrebbe piacere ad offrirle la sua amicizia –
Olga si diresse a sinistra, insieme entrarono nel minuscolo ascensore di cui Nadia si serviva quando aveva le borse della spesa.
Note biografiche sull’autrice
Daniela Luisa Bonalume è nata a Monza nel 1959. Fin da piccola disegna e dipinge. Consegue la maturità artistica e frequenta un Corso Universitario di Storia dell’Arte. Per anni pratica l’hobby della pittura ad acquerello. Dal 2011 ha scelto di percorrere anche il sentiero della scrittura di racconti e testi teatrali tendenzialmente “tragicomironici”. Pubblicazioni nel 2011, 2012 e 2017.
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