Kintsugi: riparare con l’oro
Kintsugi significa letteralmente “riparare con l’oro”. E’ una tecnica di restauro che riguarda le ceramiche e arriva dall’Oriente. Ce ne parla Debora Focarino.
di Debora Focarino

Kintsugi – Utilizzo dell’oro per il restauro delle ceramiche
In un sabato piovoso di fine ottobre, ma già novembrino, ho scoperto una tecnica di restauro inusuale che mi ha permesso di stravolgere totalmente il mio punto di vista sugli oggetti e sulla loro conservazione.
La tecnica in questione riguarda le ceramiche, arriva dall’oriente, patria di porcellane da tempo immemore e si chiama Kintsugi (che si pronuncia Chinsughi) che letteralmente significa “riparare con l’oro”.
Più che sulle sue origini storiche, volevo condividere con voi la tecnica esecutiva e soprattutto la filosofia che si cela dietro a questo intervento che non può più definirsi solo restauro. Infatti, noi addetti ai lavori, ci formiamo con la mentalità del minimo intervento che assolutamente deve essere sotto tono, non invasivo, praticamente invisibile, volto a riportare l’opera d’arte esattamente nelle condizioni del “prima” di subire il danno; ed è a questo punto che il mio mondo si è stravolto!
Qui è tutto l’opposto: la vita dell’oggetto, ossia le sue avventure, i suoi passaggi di mano in mano come di epoca in epoca, lo caratterizzano, lo rendono più fascinoso e comunicativo. Di conseguenza i segni, che il tempo lascia su di esso, vanno esaltati, enfatizzati, lo arricchiscono in preziosità ed unicità.
Provate a spaccare due oggetti di ceramica identici: le fratture non saranno mai le stesse, il numero di frammenti mai uguale. Ciò rende maggiormente unico ed irripetibile l’oggetto. A questo punto perché non esaltarne la dote sottolineando questa diversità, al posto di ridare conformità e rendere l’insieme di nuovo “come prima”. È questo il fine del Kintsugi : non nascondere le fratture ma magnificare le cicatrici, abbracciare il danno invece di mimetizzarlo, non vergognarsi delle ferite ma usarle come arricchimento.
Tutto questo viene effettuato con il materiale più nobile e ricco per eccellenza: l’oro. Utilizzato in polvere, viene mescolato alla lacca urushi che viene usata come adesivo, nel mio caso ho utilizzato una colla epossidica bi componente (essendo la lacca quasi introvabile, molto cara e decisamente carica di allergeni).
A seconda dello strato di colla, la frattura avrà uno spessore più o meno rilevante, in alcuni casi può anche sostituire una stuccatura effettuando una colata di resina più densa lavorata a spatola.
Il risultato che si ottiene è magnifico:
È importante sapere che nessuna ceramica restaurata può essere riutilizzata ad uso comune e questa tecnica non fa eccezione. Fatto sta che la bellezza di riscoprire un oggetto, magari avuto sotto gli occhi tutta la vita, a cui si è data un’ ultima chance prima di vedere il bidone dell’immondizia … è impagabile. L’insegnamento che se ne trae può sembrare banale, ma lo trovo personalmente senza tempo:
“è la tua unicità che ti distingue. Ciò che tu ritieni negativo o antiestetico o malfatto, visto da un’ altra prospettiva non solo diventa la tua forza, la tua bellezza, ma ti caratterizza come unico nella tua specie.”
Note biografiche sull’autrice
Debora Focarino nasce a Milano nel settembre del 1979, dove tutt’ora vive. La passione per l’arte e la pittura l’accompagna da tutta la vita ed è una costante così radicata che ne ha fatto un mestiere. Diplomatasi all’Accademia Italiana del Restauro e conseguito il titolo post biennio specialistico in restauro tele, tavole e ceramica; inizia il suo percorso lavorativo frequentando i più importanti Atelier milanesi. Arriva il momento in cui decide di aprire il proprio laboratorio e contestualmente inizia il percorso di studi per diventare Perito d’arte, raggiungendo con successo lo scopo effettuando l’esame nel 2009 ed entrando a pieno titolo nelle liste degli esperti del Collegio Lombardo Periti Esperti Consulenti, collaborando anche col Tribunale di Milano. La sua formazione ibrida a metà tra il tecnico restauratore e il perito storico dell’arte, la rende una professionista completa e competente; nonostante ciò non smette mai di aggiornarsi, studiare e affrontare nuove sfide perché c’è sempre qualcosa in più da fare, capire, conoscere per continuare a godere della meraviglia delle cose.
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