Il cavaliere errante di Kandinskij arriva al Mudec di Milano
Il cavaliere errante di Kandinskij arriva al Mudec di Milano. Con oltre 200 opere, alcune delle quali mai viste prima in Italia, apre i battenti la mostra dedicata all’artista russo.
di Debora Focarino
Mercoledì 15 marzo è stata inaugurata al Mudec di Milano la mostra Kandinskij, il cavaliere errante. In viaggio verso l’astrazione.
Il focus della mostra dedicata all’artista moscovita, si incentra sul rapporto tra arte e scienza e sul mito del viaggio come avventura cognitiva. Infatti, il fondatore dell’astrattismo, ha sempre concentrato la sua attenzione ai risvolti scientifici dell’arte specialmente per quanto riguarda l’uso dei colori.
Per Kandinskij il colore può avere solo due possibili effetti sul fruitore. L’effetto fisico, di impatto, causato da una suggestione momentanea, determinato dalla registrazione della retina e dall’impulso che il cervello ne riceve. L’altro effetto è psichico, dato da una vibrazione spirituale che è in grado di raggiungere l’anima. Il colore possiede delle qualità sensibili come odori, sapori e persino suoni.
Nei suoi scritti spiegherà questo effetto utilizzando una metafora musicale. il colore è il tasto, l’occhio è il martelletto mentre l’anima è un pianoforte dotato di molte corde.
Il colore può essere caldo o freddo, chiaro o scuro, Queste 4 caratteristiche possono essere unite e mischiate tra di loro proprio come note musicali, a creare una sinfonia. Il riferimento dei colori caldi è il giallo, mentre l’azzurro è per quelli freddi.
La teorizzazione non si ferma qui, infatti al carattere caldo/freddo attribuisce un movimento che va realizzandosi sulla tela: uno orizzontale, l’atro radiale.
L’azzurro ha, appunto, un ordine orizzontale che lo fa’ arretrare rispetto al fruitore, con un movimento concentrico-centripeto che lo avvolge su se stesso, attraendo lo spettatore creando un effetto di immersione. Il giallo invece assume linee eccentrico-centrifughe, allargandosi verso l’esterno, abbagliando e avanzando verso l’astante.
Nella composizione, colore e forma non possono esistere separatamente. L’artista sostiene che, nella realtà e nella nostra mente, il colore viene sempre associato ad una forma.
Così si crea un rapporto privilegiato tra singole forme e colori specifici. Il giallo avrebbe per cui un rapporto privilegiato col triangolo, il blu col cerchio, il rosso col quadrato. Tale particolare rapporto crea effetti emozionali ed arriva direttamente all’anima dello spettatore.
Anche l’orientamento delle forme non è lasciato al caso perché il dipinto non deve solamente rispettare esigenze estetiche e superficiali. Il dipinto deve anche essere coerente ad un principio di necessità interiore che l’autore percepisce e vuole esprimere. Kandinsky definisce questo principio come “onestà”.
Nel suo saggio Punto, linea, superficie sottolinea, inoltre, l’importanza del segno grafico. Tutto parte dal punto, fermo, statico, che è il nucleo della composizione e nasce quando l’artista inizia il lavoro sulla tela. Poi compare la linea che si differenzia in orizzontale, verticale, diagonale, spezzata, curva o mista nella forma. Può essere invece sottile, marcata o spessa nella dimensione. I due componenti vengono uniti, mischiati, avvicinati e variando se stessi, variano le conseguenti tensioni spirituali che suscitano negli astanti. Ecco allora che la drammaticità risiede in una linea spezzata e la liricità in una curva.
La mostra si prefigge l’obiettivo di far comprendere l’origine e lo sviluppo del codice simbolico dell’astrattista russo. L’esposizione comprende molte delle sue opere provenienti da tutto il mondo, alcune mai viste prima in Italia e crea una sorta di viaggio affascinante anche attraverso strumenti multimediali. Sarà infatti possibile entrare nei suoi dipinti astratti e percorrerli proprio come lui desiderava.
«Per anni ho cercato di ottenere che gli spettatori passeggiassero nei miei quadri: volevo costringerli a dimenticarsi, a sparire addirittura lì dentro».
Ricchi di aspettative, aspettiamo il momento in cui i nostri occhi potranno, personalmente, emozionarsi davanti ai mondi fantastici ed introspettivi che Kandinsky ha creato, cercando di interpretare il suo codice simbolico per condividerlo con la nostra stessa anima.