Un luogo senza tempo; un’isola che non è geograficamente un’isola, ma che è tale per il senso di separazione dal mondo fuori. La splendida casa museo Isla Negra di Pablo Neruda è la protagonista oggi nella rubrica “Sì, viaggiare” curata da Valentina Fenu per Artevitae.
di Valentina Fenu

“Questa casa è la mia barca ancorata sulla terra”;
così il premio nobel per la letteratura cileno
Pablo Neruda raccontava in poche incisive parole il senso della sua casa di Isla Negra.
Ricordiamo che Neruda ebbe
tre case letterarie importanti, poiché come amava spesso raccontare, le sue storie nascevano tra le mura domestiche, ma Isla Negra fu da sempre la più amata, al punto che decise di farsi seppellire proprio lì con la sua terza moglie.
La casa museo di Isla Negra venne acquistata nel 1938 da Neruda; al tempo, in realtà era un semplice lotto di scogli con una piccola costruzione sopra, appartenente a un pescatore.
Ci vollero circa trent’anni di edificazioni speciali a renderla ciò che ora abbiamo la fortuna di poter vedere.
Una casa azzurra, vista oceano su tre lati, piena di luce e finestre, che sancisce in maniera indissolubile il legame tra il poeta e il mare.
Una struttura soppalcata su due piani, collegata ad una torre di pietra issata per ricordare i giochi di bambino a Temuco (la città natale di Neruda) attraverso un porticato col tetto in zinco, dove nascevano molte delle opere dello scrittore.
Vi meraviglierà l’interno, arredato non per stile o design ma per vita vera: il poeta infatti, come in tutte le altre sue case, ha badato molto ai dettagli che potessero parlare dei suoi umori, pieni di rivoluzione, amore, passione, malattia e libertà, sempre modulati dalla presenza costante del mare.
Al via allora bassorilievi in legno tipici delle navi, raffiguranti dee marine e sirene, e ancora messaggi in bottiglia, maschere e conchiglie.
La sensazione che si prova in questo luogo è davvero indescrivibile, come se fosse l’esatto punto nell’universo in cui ogni cosa è in equilibrio, al suo posto.
All’esterno, una struttura a stella ove se ne stanno sospese diverse campane: rintocchi, vento e onde. La magia che diventa realtà.
Vorrei scrivere un romanzo intero che parli di Neruda, non quello che abbiamo in mente per le Odi o le poesie.
Ma l’uomo, stronzo spesso – tra l’altro – ma vero.
Ma alla fine non si può descrivere cosa si prova nel respirare l’Essenza di qualcuno nelle sue stanze, tra i suoi giochi e le sue penne – verdi come la Speranza – e quel suono immenso e struggente dell’oceano che da ogni angolo ti accarezza.
Ti schiaffeggia.
Ti ricorda che ci sei, anima e ossa.
E sei Vivo.
Valentina Fenu – Classe 1985, nata “in quel ramo del Lago di Como che volge a mezzogiorno” – ma con chiare origini sarde – ama da sempre arte e letteratura. Laureata in scienze della comunicazione, ha collaborato per passione con la webzine Lobodilattice – dopo diversi anni di carta stampata – e quotidianamente cura la sua pagina Facebook in cui parla di letteratura, vita e emozioni. “Due di uno” è il suo primo romanzo pubblicato da Edizioni del Faro nel 2014.
Le immagini di questo articolo sono coperte dal diritto d’autore e sono state gentilmente concesse da Valentina Fenu© ad ArteVitae per la realizzazione di questo articolo. Ove non specificato, le foto sono state prese, a titolo esplicativo, e possono essere soggette a copyright. L’uso delle immagini è a scopo divulgativo. L’intento di questo blog è solo didattico e informativo.
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