Il minimalismo urbano di Irene Eberwein
Irene Eberwein, espone a “Come look at my town”. Il tour fotografico promosso da ArchiMinimal Photography porta in mostra per tutta l’Italia l’opera di 38 fotografi che hanno interpretato il tema della città. Ve li presentiamo.
di Alessandra Bettoni
Un’interprete fotografica davvero interessante, la cui produzione è riconducibile in tutto e per tutto al minimalismo urbano. Irene Eberwein partecipa all’esposizione Come look at my town promossa da ArchiMinimal Photography con questa immagine, forse un po’ insolita per lei, scattata in un sottopassaggio di Wetzlar, una piccola città nei pressi di Francoforte. Per conoscere più da vicino l’autrice, vi proponiamo questa intervista di qualche tempo fa.
Irene è una delle più apprezzate autrici del circuito fotografico minimalista del Web, la sua produzione funge da esempio per questo genere, le sue inquadrature pulite, essenziali e cromaticamente molto vivaci, rendono un servizio importantissimo a chi si avvicina per la prima volta a questo genere di fotografia. Inconsapevolmente è diventata nel tempo uno dei punti di riferimento nel suo campo d’applicazione, sia dal punto di vista tecnico e realizzativo che sul piano umano. Sì, perchè questa signora della fotografia sa unire un sapiente occhio fotografico alla cura meticolosa per il dettaglio, ricercando la perfezione nella fotografia come nella vita.
Irene ha 55 anni, è felicemente sposata e vive in una piccola cittadina nei pressi di Francoforte. Lavora negli uffici amministrativi di un ospedale con un contratto di lavoro che la lascia libera per metà della settimana, ragione per la quale ha molto tempo libero per dare sfogo a questa sua passione innata per la fotografia. Oltre a questo hobby però, Irene ama anche fare sport, passeggiare in mezzo alla natura e viaggiare. Con il marito Olli, anch’egli apprezzato fotografo, viene spesso in Italia, in particolare in Liguria, una terra che i coniugi Eberwein amano moltissimo.
AVB: Irene, grazie per averci dedicato il tuo tempo, sai quanto noi tutti apprezziamo te e la tua produzione fotografica. Ma prima di parlare di fotografia, raccontaci un po’ di te, di come sei.
IE: Grazie a voi per la bellissima opportunità e un saluto a tutti gli amici di Archiminimal. Mi ritengo una persona affidabile, ordinata, metodica e tenace. Sono piuttosto introversa, introspettiva ed acuta osservatrice. Non amo le luci della ribalta – ma per voi ho fatto un eccezione- e sono mite. Chi mi conosce e mi frequenta sa che può contare sempre su di me, sono puntuale, sempre pronta ad aiutare, onesta. Sicuramente chi mi conosce mi attribuisce anche una certa dose di tenacia e caparbietà, nel lavoro come nella fotografia e nello sport, cerco di essere meticolosa e di realizzare con metodo le attività in cui sono impegnata.
AVB: Come nasce in te la passione della fotografia? In quale circostanza si accende in te la passione per questa forma d’arte?
IE: Io e mio marito, il fotografo Olli Eberwein, fotografiamo da tanto tempo, sin da quando eravamo giovani. Inizialmente il fotografo era lui e quando è passato dall’analogico al digitale mi è capitato spesso di accompagnarlo nelle sue uscite fotografiche. Mi limitavo a dargli dei consigli, a “rubare” con gli occhi tutto ciò che potevo del suo talento, poi però un giorno di circa cinque anni fa mi chiese: “Perché non provi anche tu a fotografare?” Mi sono lasciata convincere e ho acquistato la mia prima macchina fotografica.
AVB: Come ricordi l’approccio alla fotografia, cosa hai provato quando hai guardato il mondo attraverso il mirino per la prima volta?
IE: E’ stato meraviglioso, un’esperienza incredibile ma ricordo di aver pensato: “qualunque cosa fotograferò, sarà minimal”.
Questo pensiero è stato fondamentale per Irene ed il preludio alla sua produzione fotografica caratterizzata da un approccio minimalista essenziale e pulito.
AVB: Hai subito cominciato ad utilizzare una macchina reflex o hai avuto un approccio più graduale alla strumentazione fotografica?
IE: No, inizialmente ho sperimentato un po’ con la mia piccola macchina fotografica, ma poi è stato naturale il desiderio di passare ad una fotocamera migliore, più complessa. Ho acquistato così una Panasonic. Un anno dopo, con risultati sempre più importanti e che mi soddisfacevano ho finalmente deciso di passare ad una reflex digitale.
A questo punto Irene decide di iscriversi a diversi gruppi fotografici in Rete entrando in contatto con moltissimi fotografi del genere minimalista. Grazie al confronto con tutti loro, all’aver apprezzato i loro scatti e per quella naturale predisposizione, sposa il genere fotografico minimalista in maniera assolutamente spontanea.
AVB: Perchè proprio il minimalsimo Irene? In cosa pensi ti rappresenti?
IE: Penso che l’arte in genere e quindi anche la fotografia, abbia la capacità di far emergere in ognuno le proprie peculiarità caratteriali e di temperamento. La mia nasce infatti dal mio essere perfezionista, metodica e razionale. La mia cifra stilistica rispecchia proprio questo.
AVB: In cosa trovano ispirazione i tuoi scatti,?
IE: Non c’è mai nulla di preciso a cui ispirarmi. Trovo le motivazioni allo scatto nelle cose che mi circondano, più che altro necessito di tempo per arrivare allo scatto che mi interessa fare. Studio il soggetto, la prospettiva migliore e decido la composizione. Metto molta cura nella fase preliminare e quando le riguardo quasi sempre ho in macchina la qualità che voglio, tanto da ricorrere molto poco alla post produzione. All’inizio erano solo fiori, funghi e altri motivi naturalistici, sempre ritratti con approccio minimalista. Oggi ho intrapreso la strada del minimalismo urbano e penso di aver trovato la mia dimensione.
AVB: Le tue immagini sono sempre caratterizzate dalla completa assenza dell’elemento umano. Come mai questa scelta?
IE: E’ vero, non ci sono persone nelle mie foto. Mi è capitato però di fare un po’ di street photography, anche se non è la mia passione. Forse è un genere che non si addice alla mia proverbiale introversione. Mia figlia dice che le persone che fotografo hanno sempre un che di pensieroso. Ho promesso che in futuro mi dedicherò un po’ di più anche a questo genere fotografico.
AVB: Di quale attrezzatura fotografica ti avvali per realizzare i tuoi lavori?
IE: Utilizzo una Pentax K30. I miei obiettivi sono Pentax 18- 55mm, Tamron 70- 300mm e Sigma 35 millimetri. Mi avvalgo anche di treppiede in carbonio.
AVB: Concludiamo questa bellissima chiacchierata, vorremmo tu lasciassi un consiglio a chi si approccia al genere fotografico minimalista.
IE: A coloro che vogliono approcciare la fotografia suggerisco solo di non lasciarsi influenzare e di affrontare un percorso di ricerca per trovare il proprio stile e genere fotografico. Seguire la propria inclinazione e ispirazione è ciò che ripaga sempre di ogni sacrifico, si perchè la fotografia è sacrificio ed applicazione. Questo è il principale insegnamento che ho appreso in anni di fotografia.
AVB: Grazie Irene, grazie per averci dedicato il tuo tempo e per la tua disponibilità.
IE: Grazie a voi tutti, buon anno nuovo.