Libere Divagazioni di Luca Tizzi. Io sono il vento, quel lucido scirocco.
Libere Divagazioni di Luca Tizzi. In questi giorni di “Buriana” mi è ritornata in mente una vecchia canzone. Parla del vento e la cantava spesso mio padre. Mi piaceva l’immagine di questa furia invisibile che entra in noi. Mi piace ancora il vento, mi piace molto, è cambiamento.
di Luca Tizzi
In questi giorni di “Buriana” mi è ritornata in mente una vecchia canzone. Era il 1959, Arturo Testa e Gino Latilla arrivano secondi a Sanremo con la canzone “Io sono il vento”. La cantava spesso mio padre quando da piccolo viaggiavamo in macchina, mi piaceva l’immagine di questa furia invisibile che entra in noi, che ci avvolge come la passione amorosa e cambia la nostra vita senza che possiamo opporci. Mi piace ancora il vento, mi piace molto, è cambiamento.
Questo fenomeno atmosferico condiziona le nostre vite, trascina con sè le nuvole e con loro le piogge che donano fertilità, quando sono lievi, ma portano distruzione quando incessanti e inarrestabili invadono i nostri spazi e ci sommergono, invadono le nostre vite portando via le cose più care e spesso anche le persone.
Il vento contribuisce alla nostra sopravvivenza spostando semi e pollini che genereranno nuove piante, nuovo ossigeno per il nostro pianeta.
Il vento minaccia la nostra esistenza quando invece diffonde le sostanze nocive che destiniamo all’aria e invadono i nostri polmoni condannandoli a una sofferenza non voluta, neppure percepita a volte. Colpa nostra, non del vento.
Il vento porta con sè molte risposte, ci dice quante strade debba percorrere un uomo per potersi chiamare UOMO, di quanti mari debba attraversare la bianca colomba della pace perché possa poi finalmente riposarsi sulla sabbia. Tutte queste cose le sa il vento, conosce l’urlo dell’uomo oppresso e lo porta con sè perché possiamo udirlo. Di queste cose parlava Bob Dylan nel suo capolavoro “Blowing in the wind”, fu scritta nel 1962.
Per la melodia si ispirò a un canto degli schiavi afroamericani, “No more auction block”; l’idea che le risposte alle nostre domande fossero scritte nel vento probabilmente fu presa dall’autobiografia di un altro cantautore americano, Woody Guthrie, che paragonò la sua sensibilità politica ai giornali che volano nel vento lungo le strade di New York. La canzone diventerà uno dei simboli del pacifismo abbracciando quella gioventù che condannava la politica americana degli anni cinquanta e sessanta, politica che porterà alla guerra fredda e a quella più calda del Vietnam.
Adrian Lyne, nel film “Unfaithful, L’amore infedele”, remake di un film del 1969 di Claude Chabrol, affida al vento il destino di Connie Sumner, una splendida Diane Lane, che trascinata da un forte vento, e avvolta dalle carte di giornale svolazzanti nella strade di New York, verrà spinta tra le braccia del fascinoso Paul Martel, un giovane libraio interpretato da Oliver Martinez. Il vento cambierà la sua vita costringendo l’affettuoso marito Edward Sumner, un bellissimo Richard Gere, ad uccidere per trattenere quell’amore che una folata di passione aveva allontanato.
Il vento può cambiare l’umore delle persone, è questo il compito destinato al caldo Scirocco. Questo vento soffia da sud-est, solleva la sabbia del deserto, si gonfia di umidità attraversando il mediterraneo e invade le nostre strade soffiando per poche ore o per giorni, questo le decide lui. L’atmosfera si colora e l’umidità rende scivolose le strade, appiccicosa la pelle e l’umore di chi non sa resistergli muta.
“Quel lucido scirocco che trasforma la realtà abusata e la rende irreale”, quel vento che trasforma via dei Giudei in un porto canale viene cantato, commemorato da Francesco Guccini nella sua canzone forse più bella, “Scirocco” appunto.
E’ la storia di un incontro, l’ultimo, tra un uomo, sposato e con due figli, e la sua amante che ci immaginiamo bella o perlomeno sensuale. Cammina “avvolta nella rosa di un abito di percalle che le fasciava i fianchi” verso un nuovo destino di donna sola o nuova moglie, non lo sa, non è lei a dover decidere, lei ha già deciso. Si lasceranno, forse a causa di quel vento che si leva dal deserto dove oggi ancora soffiano, purtroppo, venti di guerra.
Quel lucido scirocco che trasforma la realtà abusata e la rende irreale. Francesco Guccini
Speriamo che un giorno non molto lontano le pagine dei giornali, trascinate nelle nostre strade da quel caldo vento, portino notizie di pace.
Note biografiche sull’autore
Florentini natione non moribus – Luca Tizzi nasce a Firenze nel 1961, la abbandona dopo 30 anni e si trasferisce nel paese di origine dei genitori, sull’Appennino Tosco-Romagnolo in provincia di Forlì-Cesena. Percorso di studi arruffato, bancario per motivazioni alimentari ma senza convinzione, si interessa di Cinema, Musica, Fotografia, Arte, Fumetti e molto altro. Gli piace scrivere anche se dice di non esserne capace, gli piace fotografare perché non sa disegnare, ma anche in questo dice di riuscire poco bene. Sogno nel cassetto, diventare ricco scrivendo cose orribili che leggono in molti. libere Divagazioni è la rubrica di intrattenimento da lui condotta, nella quale scrive di musica e canzoni, ma anche di arte e libri e molto altro, con la spiccata caratteristica che lo contraddistingue di saper ricercare l’aspetto meno noto, la curiosità più stuzzicante, per regalarvi delle chicche molto appetitose.