7 Dicembre 2016 By artevitae

Intervista con Simona Costantin

di Alessandra Bettoni e Luigi Coluccia

Ci occupiamo oggi di un’autrice che ha scandito ogni tappa della nostra crescita e di quella dei gruppi di fotografia di cui ci siamo occupati. Abbiamo collaborato con lei già in diverse occasioni nelle quali la nostra stima ed il nostro affetto nei suoi confronti si sono consolidati sempre più. Andiamo allora a Milano, ad approfondire la conoscenza dell’amica Simona Constantin che nonostante il suo grande amore per la discrezione e la riservatezza ci ha accolti con la sua proverbiale dolcezza e con la sua eleganza, accettando il nostro invito a raccontarsi per noi, a cuore aperto.  Buona lettura!

Simona è una donna molto impegnata, lavora nel settore della pubblicità, nel quale insieme al marito gestisce una avviata agenzia. Per lavoro viaggia molto, in Italia e all’estero, ha un figlio che ama profondamente che da lei ha ereditato l’amore per il bello e l’inclinazione per il disegno. Di lei apprezziamo l’originalità della produzione fotografica e quella impagabile capacità di farsi apprezzare in tutti i generi in cui si cimenta. Con grande naturalezza riesce infatti a passare da meravigliose immagini di architettura classica, moderna, urbana, a landscape ed immagini di paesaggi mozzafiato, passando attraverso letture minimaliste della realtà che la circonda, sempre molto efficaci e centrate.  Non abbiamo mai nascosto la nostra profonda ammirazione per questa meravigliosa autrice, ragione per la quale ci teniamo moltissimo a farvela conoscere un pò più da vicino, condividendo con voi quello che per noi è sempre stato un privilegio, la sua amicizia.

Ciao Simona, grazie per aver accettato il nostro invito a raccontarti.  Sai quanto grande sia il nostro apprezzamento per la tua variegata produzione fotografica e quanta gratitudine noi nutriamo nei tuoi confronti. Questo quindi è un piccolo gesto per dirti grazie, per regalare ai nostri lettori quel che noi in parte già conosciamo, il tuo prezioso mondo fatto di cose semplici, di valori antichi, di sensibilità e di amore per l’arte.

AMB: Raccontaci un po’ di te, della tua famiglia d’origine, del posto in cui sei cresciuta e del modo in cui sei stata educata. Sei una ragazza dell’est e anche se da moltissimi anni vivi in Italia sei fiera di esserlo. Abbiamo già avuto modo di apprezzare il tuo forte amore per le tue origini e di imparare a rispettare la tua profonda cultura.

SC: Provengo da una famiglia in cui la dimensione artistica è sempre stata molto presente, mio papà, ex ufficiale dell’esercito è un appassionato di storia ed è bravissimo a disegnare, mio fratello invece è un’artista plastico affermato. Anch’io sin da piccola ho frequentato i laboratori d’arte plastica della scuola e i diversi circoli artistici ma alla fine, il mio percorso formativo e di vita è stato un altro. Mi sono infatti laureata all’Accademia degli Studi Economici di Bucarest in Cibernetica Economica ed attualmente lavoro nel campo della pubblicità.

AMB: Come e quando è nata la tua passione per la fotografia? L’hai respirata nell’ambiente familiare?

SC: Non ci sono stati fotografi nella mia famiglia. Di fotografia non ne sapevo niente, scattavo come tutti le classiche foto delle vacanze e dei viaggi familiari. Poi con la scoperta di Facebook sono rimasta affascinata e ispirata dagli spettacolari scenari della campagna toscana; all’improvviso ho sentito il bisogno di raggiungere un nuovo livello qualitativo realizzando i miei primi scatti paesaggistici approfittando dei viaggi che spesso mi portavano in questa terra. Gli scorci paesaggistici toscani quindi sono stati la spinta decisiva per me.

AMB: Cosa ti spinge a fotografare? Hai voglia di lasciare una testimonianza della tua sensibilità o piuttosto ti piace raccontare delle storie attraverso le immagini dei meravigliosi posti in cui ci porti con le tue fotografie?

SC: Per me la fotografia è un mezzo narrativo e fotografo per il semplice desiderio di restituire, attraverso le immagini che propongo, la mia sensibilità. L’arte, in particolare la pittura, credo abbia influito sul mio stile dandomi la possibilità di esprimere attraverso questo nuovo strumento la mia indole creativa. Ho migliorato le mie abilità e desidero continuare a farlo perché è un modo per conoscere meglio me stessa. Mi piacciono i colori e pongo attenzione affinché nelle mie foto, come nella pittura, siano in perfetta armonia.

Foto di Simona Costantin

AMB: Fotografi quello che ti capita e quando ti capita o pianifichi dei viaggi o degli spostamenti ad hoc su itinerari preventivati?

SC: Fondamentalmente scatto quando sono in viaggio. Che sia per lavoro o per piacere, il viaggio è sempre una storia da raccontare. Sono sempre in fuga e non ho mai abbastanza tempo per la fotografia, di solito scatto senza pensarci troppo. Scelgo le particolarità più attraenti di un edificio cercando sempre, per quanto possibile, di trovare una mia personale visione. A volte pianifico dei viaggi in posti interessanti per me e fotograficamente spettacolari di cui non ero a conoscenza, nonostante vicini, individuati grazie a qualche sito in Internet.

AMB: Come sei arrivata alla fotografia d’architettura ?

SC: Mio figlio é architetto e durante gli anni di studio ha partecipato alla redazione della rivista Architettura Civile del Politecnico di Milano. Nel lavorare al numero speciale dedicato all’Arch. Luigi Caccia Dominioni, la sua passione e il suo impegno nello studio dell’opera di questo maestro da poco scomparso, sono stati per me uno stimolo molto forte. Tornava a casa entusiasta e raccontava tutto sul lavoro svolto, sulla raccolta del materiale, sui disegni, sulle foto, ascoltavo rapita ed affascinata nello stesso tempo. Più tardi mi ha coinvolta in qualche suo progetto dandomi la possibilità di partecipare e fotografare per documentare i progetti finiti. Ecco, credo tutto abbia avuto inizio in quel periodo.

AMB: Una delle caratteristiche della tua fotografia è senz’altro l’uso della luce. Sembra essere preponderante e quasi indispensabile per te. Puoi spiegarcene bene la ragione?

SC: Quando entro in uno spazio e noto dei fasci di luce che investono le varie strutture, tutto sembra come uno scenario in cui, i vari elementi diventano i veri personaggi. La luce diventa non solo uno strumento “per vedere”, ma lei stessa un soggetto da raccontare.

AMB: Cosa rappresenta per te la fotografia d’architettura?

SC: Per me la fotografia d’architettura è un modo di vedere le cose, è la possibilità di dare agli edifici in qualche modo un’anima, di dare loro uno sviluppo nella direzione che è nella mia mente durante la ripresa, concentrandomi sulla composizione, sulla direzione delle linee. Spesso scelgo le opere per la loro architettura minimal o quelle in cui si può cogliere molto bene il processo evolutivo della tecnologia. Fondamentalmente nelle mie immagini l’assenza delle persone vuole essere un modo per farne sentire la presenza anche più intensamente.

AMB: La tua fotografia è essenzialità, è sempre originale e il tuo occhio sempre attento e scrupoloso. Da dove nasce questo tuo bisogno della pulizia delle linee, questa tua necessità di una composizione rigorosa e precisa?

SC: Ho sempre trovato stimolante e mi sento particolarmente attratta dall’approccio minimalista in fotografia. Cerco sempre di individuare in ogni elemento la forma, l’armonia, la pulizia, la semplicità. L’architettura moderna in questo mi ispira molto, ed anche nel paesaggio con pochi elementi cerco sempre di esprimere la mia creatività. In fase di  post-produzione, processo che ritengo molto importante, cerco di rendere tutto pulito e chiaro. Sono una perfezionista, è essenziale che tutto sia perfetto, per me.

AMB: Cosa rappresenta per te la fotografia? In cosa lei si rispecchia in te e in cosa tu ti rispecchi in essa? Ovvero cosa le hai dato a tuo avviso e cosa essa ha dato a te?

SC: Rappresenta un linguaggio che ha in sé enormi possibilità espressive. Cosa ci vedo io, cosa mi vuole trasmettere , cosa ci vede chi è accanto a me ? Credo nel ruolo fondamentale del proprio bagaglio di esperienze visive per arricchire le capacità critiche nella lettura delle immagini. Personalmente ho imparato e continuo a imparare tantissimo dalla fotografia, dagli errori commessi, da questo processo che trasforma i dati prelevati dall’esterno, attraverso i sensi , in pensiero.

AMB: Hai nel breve periodo dei progetti fotografici di cui ti stai occupando o che vorresti mettere a punto ?

SC: Un progetto che mi sta molto a cuore é quello di organizzare una mostra insieme a mio fratello, che si occupi di fotografia e grafica-pittura. Sono molto fiduciosa che possa essere realizzata a breve.

AMB: Con che strumenti tecnici realizzi le tue fotografie? Quali sono le ottiche che meglio di altre rendono al meglio per realizzarle?

SC: Attualmente uso una Canon 5D Mark III; La maggior parte delle immagini di architettura sono prese con un obiettivo grandangolare Canon 24-105 mm mentre per i dettagli uso un teleobiettivo Canon 70-300 mm . Anche se si possono scattare ottime foto di paesaggi con qualsiasi obiettivo, i grandangoli sono la scelta migliore e anche molto utili per la fotografia di interni per questo motivo ho nella lista dei miei desideri un grandangolo nuovo, magari un 11-24 mm.

AMB: Non ci rimane che salutarti e ringraziarti di cuore per questo tuo piacevolissimo contributo. Ciao.

SC: Grazie a voi per l’opportunità e un affettuoso saluto a tutti gli amici di Archiminimal.

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