16 Novembre 2016 By artevitae

Intervista con Mariuccia Preziuso

di Luigi Coluccia

Con l’intervista di oggi andiamo a conoscere più da vicino una tra le più apprezzate autrici del nostro gruppo. Una Signora della fotografia e una donna dotata di un’eleganza d’altri tempi. Attenta sostenitrice di tutte le nostre attività, ha sempre contribuito ad accrescere il valore di ogni iniziativa del gruppo cui ha partecipato. Tenteremo quindi di svelare tutto il fascino di una poliedrica e vulcanica Donna del sud, tornando quindi in Puglia, questa settimana a Foggia, per conoscere più da vicino Mariuccia Preziuso. Buona lettura! 

Ringraziamo Mariuccia per aver accettato il nostro invito a raccontarsi. Non siamo rimasti immuni al fascino della sua personalità e all’eleganza con la quale si pone sempre in ogni circostanza. Ha saputo regalarci nel tempo emozioni forti attraverso i suoi lavori fotografici e riteniamo, senza paura di errare, che sia una delle autrici più ammirate all’interno della nostra realtà, arrivando a rappresentare quasi un punto di riferimento. Per tutte queste ragioni abbiamo deciso di conoscerla più a fondo dedicandole, per ringraziarla, questo nostro piccolo contributo, in segno di riconoscenza.

“Un caro saluto a tutti gli amici di Archiminimal, per cominciare, e un ringraziamento cordiale agli amministratori, che mi hanno rivolto questo invito davvero inaspettato.”

AMB: Mariuccia, come e quando è nata la tua passione per la fotografia? L’hai respirata nell’ambiente familiare ?

MP: Ho avuto la fortuna, sin da piccola, e per una cinquantasettenne “piccola” vuol dire molto tempo fa, di vivere a contatto con persone che si occupavano di fotografia, chi per lavoro, chi per pura passione. La porta chiusa, il pesante tendone nero immediatamente successivo, la luce rossa che, a volte, vedevo filtrare dalla camera oscura esercitavano su di me un fascino straordinario: il fascino del “proibito”, perché io, bambina, non avevo il permesso di entrare, c’erano gli acidi!

AMB: Sei autrice che amiamo molto, una di quelle che riescono a regalare emozioni e trasporto in qualsiasi genere esprimano la loro arte. Della fotografia d’architettura, ambito in cui ti consociamo meglio, sei un’eccellente interprete. Da dove deriva l’amore per questo genere fotografico?

MP: Per me fotografare è stata una scelta quasi naturale, che ben presto si è mescolata e sovrapposta ad un’altra mia passione, quella per le geometrie che appartengono agli edifici che ci circondano. In fondo sono solo un architetto mancato! Quale altra eccellente opportunità avrei potuto quindi avere, se non quella di imparare a fotografare le architetture?

AMB: Conoscendo e apprezzando la tua produzione fotografica, risulta evidente quella tua innata capacità di raccontare i luoghi, di rappresentarli in tutta la loro magnificenza, quasi a voler fare percepire all’osservatore l’eco di chi li ha abitati nel tempo. Cosa rappresenta per te la fotografia d’architettura? Come riesci a dosare la necessità della purezza delle linee con quella più profonda di raccontare le storie che inevitabilmente sono racchiuse nel luoghi che ritrai, peraltro spesso sacri ?

MP: Fotografare architetture, per me, è uno strano modo per mescolare forme, numeri e vite. La purezza delle linee e i volumi che ne scaturiscono mi conducono direttamente nelle storie delle persone, quelle persone che vivono, o hanno vissuto, luoghi, palazzi, chiese. Ancor più mi affascina il legame con il mondo antico, con il passato e con modi di vivere fortemente distanti, nei tempi e nei modi, dal nostro. Da tutto questo scaturisce l’interesse profondo per l’architettura classica, che è così ben rappresentata in Archiminimal. Abbiamo la fortuna di vivere immersi tra piccoli grandi capolavori, disseminati in ogni luogo del nostro territorio.

Mariuccia attraverso la sua eccellente produzione fotografica narra il suo stupore di fronte alle opere dell’uomo e alla loro magnificenza. Lo fa con il suo inconfondibile stile, caratterizzato da sobrietà e classe, misurando e calcolando linee e volumi. In realtà, non fa altro che raccontare se stessa e la “sua” storia, perchè fotografando, lei continua a fare la professoressa di matematica, sua professione nella vita di tutti i giorni.

AMB: Non è però quello classico l’unico ambito architettonico in cui eccelli. Abbiamo anche apprezzato delle tue espressioni fotografiche rappresentanti la moderna architettura urbana.

MP: Si è vero, anche il moderno più estremo mi affascina tantissimo, specialmente per le tecnologie che contribuiscono a renderlo così altamente spettacolare ai miei occhi.

AMB: Come organizzi il tuo lavoro, fotografi quello che ti capita, quando ti capita o pianifichi dei viaggi o degli spostamenti ad hoc su itinerari preventivati a tavolino ?

MP: Il viaggio è un’altra delle mie attività predilette e, ogni volta che ne ho fatto uno, ho voluto portare a casa tutto ciò che, attraversando i miei occhi, aveva colpito la mia mente. Inizialmente, era il viaggio a determinare la fotografia, poi, via via, le due cose si sono andate integrando ed ora, nella maggior parte dei casi, mi sposto per poter riprendere ciò che più mi interessa. Anche se spesso costringo la mia famiglia a seguirmi e quindi devo contare molto sulla pazienza di tutti i suoi componenti, cercando di mediare tra le varie esigenze.

AMB: A volte abbiamo bisogno di punti di riferimento, degli esempi da emulare, pensi siano indispensabili anche nell’ambito della fotografia, per migliorare il processo di crescita personale? Se ce ne sono stati, quali sono i tuoi ?

MP: Si, penso sia indispensabile avere dei punti di riferimento in ogni ambito, quindi anche in fotografia, quanto più vicini possibile alla propria sensibilità. Penso che “il maestro dei maestri” per me sia Franco Fontana, che seguo con profonda ammirazione, non osando neanche pensare di poterlo emulare. Mi affascinano, in modo particolare, l’uso del colore e la purezza delle linee in architettura, ma anche negli altri generi che rappresenta, perché credo che siano geometricamente perfetti anche i suoi paesaggi, ad esempio. E, quasi in contrapposizione, apprezzo molto anche Gabriele Basilico, che, invece, di colore ne ha usato ben poco. Ma, come dicevo, non riesco neanche a pensare di potermi ispirare a loro: guardo e osservo con profonda ammirazione, tutto qui.

AMB: La tua fotografia è essenzialità, è sempre originale e il tuo occhio sempre attento e scrupoloso. Da dove nasce questo tuo bisogno della pulizia delle linee, questa tua necessità di una composizione rigorosa e precisa?

MP: In una testa piena di idee (non solo fotografiche), come la mia, quella di mettere ordine e fare chiarezza è una vera necessità. La fotografia di architettura mi aiuta moltissimo in questo: cerco rette, semirette e curve e provo a disporle in un ordine che dia loro un senso e consenta di interpretarle nel migliore dei modi, cioè per come meritano. E guardando il prodotto finale del mio lavoro, capisco di aver messo tutto a posto anche nei cassetti della mia mente…finché dura!

AMB: Quali sono i tuoi progetti attuali e futuri?

MP: Senza dubbio “Le cattedrali del romanico pugliese”: saranno loro infatti le protagoniste del progetto fotografico che ho in animo di realizzare. Le chiese pugliesi recepiscono i caratteri dell’arte romanica, elaborati in altre aree d’Europa e d’Italia, componendoli con elementi dell’arte bizantina e araba del tempo e rielaborandoli in uno schema per molti aspetti autonomo.  “Migrante, in fondo, anche io lo sono, e solo da quando l’ho lasciata, quella mia terra di Puglia, mi sono resa realmente conto delle bellezze che rendono unico il suo territorio. Queste sono le ragioni che mi hanno spinta ad immaginare un progetto fotografico, attraverso il quale mi ripropongo di raccogliere le immagini, note e meno note, delle cattedrali e delle chiese pugliesi, che si possono ricondurre a questo stile così particolare. Il progetto è appena agli inizi, sono ad un primo approccio utile a studiare i luoghi, le forme generali e i dettagli, anche perché sono solo una studentessa di fotografia, ma lo porto avanti con entusiasmo e mi auguro di riuscire a terminarlo al più presto. Ho già cominciato il tour delle più significative. Sarà impegnativo, ma spero di riuscire, anche se i tempi potrebbero essere molto lunghi. La Puglia è la terra in cui sono nata e sento di doverle il mio tributo d’amore, ammirazione e rispetto. Fra tutte, il romanico pugliese è lo stile architettonico che, evidentemente, le appartiene tutto e di diritto. 

AMB: Con che strumenti tecnici realizzi le tue fotografie? Quali sono le ottiche che meglio di altre rendono al meglio per realizzarle?

MP: Dopo aver assaporato il fascino dell’analogico, sono entrata come tutti nell’era del digitale. Oggi ho una reflex, una Nikon D7100 con la quale utilizzo un grandangolo Samyang 14 mm, che mi consente di riprendere gli spazi necessari a rendere l’idea della grandiosità, che tanto mi incanta. Ma a volte, utilizzo  anche un teleobiettivo in grado di cogliere particolari significativi, per questo ne ho sempre uno a portata di mano.

AMB: Non ci rimane che salutare Mariuccia, ringraziandola di cuore per tutte le belle immagini che ha fatto scaturire in noi leggendola. E’ sempre un piacere scoprire che dietro un nome, dietro un autore, si nasconda, neanche tanto in profondità, un’anima cosi bella e una mente cosi fine. Grazie di cuore per il tuo contributo, a presto. Ciao.

MP: Ciao a tutti voi e ancora grazie.

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