Il Padre d’Italia, un film di Fabio Mollo sull’autenticità dell’amore in ogni sua forma
Il Padre d’Italia, un film di Fabio Mollo con Luca Marinelli e Isabella Ragonese. Una riflessione sull’autenticità dell’amore in qualsiasi forma si manifesti e sul suo possibile fallimento quando è previsto ma non provato.
di Daniela Luisa Bonalume
Amore. Amore. Amore. Ecco cosa significa amore. Paolo, interpretato da Luca Marinelli, è la personificazione dell’amore. L’amore negato, l’amore tradito, l’amore donato. Luca Marinelli è il Padre d’Italia. Tutto l’amore che viene negato ad un figlio, può essere recuperato? Con questo film, Fabio Mollo, il regista, ci dice che l’anima della vita sta nell’amore. L’anima del mondo, sta nell’amore. Il film gira intorno a due personaggi, Paolo appunto, e Mia, o Mimma, interpretata da Isabella Ragonese.
Vogliamo spendere due parole sull’intensità espressiva dei due protagonisti? E spendiamole! Dobbiamo dunque soffermarci sullo sguardo inquietante, ma nello stesso tempo dolce, eloquente, silente del personaggio maschile. Uno sguardo impossibile da disertare. Lo sguardo di ghiaccio di Paolo compensato dalla sue bocca gentile a rappresentare entrambi veicoli del cuore, un cuore tanto ferito quanto aperto ad alleviare la sofferenza altrui. Il Padre d’Italia è pronto a trasformare in amore tutta l’aridità che ha incontrato dalla nascita. E Mia o Mimma? È pronta ad operare nello stesso modo? Mia è un’altra vittima dell’amore. L’arroganza della protagonista scuote subito i nervi. Bravissima Isabella Ragonese a farsi odiare e poi amare. Ma di quale amore? L’amore mancato, l’amore ingannevole, l’amore comprato.
Questo film decolla subito, ti precipita immediatamente nel cuore di Paolo, ti avvolge con la sua sofferenza ma resisti per la mancanza di convenzione. Ti sbatte in faccia una relazione alla quale non si è abituati in quanto non vi è stata educazione al riguardo. Il film scandaglia ogni forma di amore possibile. Le sdogana tutte. L’amore omosessuale, l’amore genitoriale, l’amore filiale, l’amore per il prossimo sconosciuto. L’amore per chi è in sofferenza. L’amore eterosessuale, l’amore devozionale. Il Padre d’Italia scioglie tutti i nodi dell’amore convenzionale e quelli dell’amore fuori da ogni schema.
Questo film denuda il sentimento, privandolo delle sovrastrutture che ne alterano il significato, che ne degenerano la missione. Ogni scena è un colpo di piccone verso la ricerca della personale verità. E ci si chiede cosa succederà a Mia. Mia, che è così irrequieta e bisognosa di stabilità, di punti di riferimento. Incapace di rapportarsi con lucidità alla propria condizione di futura madre rifiutandone anche la mutazione fisica. Mia è perennemente in fuga da una verità interiore che non è in grado di affrontare. Una verità che avrà conseguenze sulla vita della bimba che porta in grembo e che è prossima alla nascita.
E’ chiaro il messaggio di Mollo. Non ci sono ruoli che per definizione sono migliori di altri. Non ci sono persone che per definizione sono migliori di altre. I ruoli non hanno anima, sono le persone a rendere un ruolo positivo oppure devastante. Noi non sappiamo mai come potremmo reagire in una determinata situazione, le variabili esterne sono talmente numerose che potrebbe bastare una maniglia chiusa o un gradino rotto per cambiare la nostra prospettiva di vita, per farci intravedere un futuro diverso da quello programmato o addirittura, per farci sognare un futuro, nel caso in cui un futuro non si riesca neppure ad immaginarlo. Il Padre d’Italia è tutto questo, due personaggi principali ed una corte, la corte che si muove intorno a Mia.
Una corte di parenti che millantano un’offerta di sicurezza, ma che invece promuovono la precarietà spirituale attraverso il mancato riconoscimento del diritto alla vita e all’amore. Mia potrebbe avere tutto ciò che le è mancato? Certo, potrebbe. Ma siamo certi che lei sia pronta a riceverlo o, al contrario, sia così disabituata ad avere la dose minima di affetto, che quando la incontra non la sopporta e ne fugge?
Il contrasto tra i due protagonisti è fortissimo, una attitudine asciutta si scontra con una attitudine accogliente, ma le rispondenze interiori sono fedeli ai comportamenti palesati? E’ vero, tante domande in questo scritto, ma sono le stesse che mi sono posta guardando il film e le risposte erano sempre una grande sorpresa. L’amore non è convenzionale o non convenzionale. Non percorre sentieri tracciati da altri. L’amore è un sentimento che nasce in ognuno di noi e si può esprimere oltre ogni immaginabile condizionamento sociale o essere negato dentro ogni condizionamento sociale. Il Padre d’Italia mostra come sia possibile trasformare la propria vita cogliendo solo il meglio di quello che ci capita, come sia possibile arrivare a ritrovarsi in una vita che non esiste grazie a noi, ma esisterà in virtù dell’amore che sapremo donare.
Trailer del film