14 Ottobre 2016 By artevitae

Il minimalismo cromatico di Riccardo Cavagna

di Luigi Coluccia

Nell’intervista di oggi vi presentiamo un nostro affezionatissimo autore che ha attratto la nostra attenzione grazie al suo particolare stile fotografico, sempre caratterizzato dalla semplicità dei soggetti ripresi e dall’utilizzo deciso del colore. La sua produzione fotografica è riconducibile al minimalismo cromatico che emerge, preponderante, in tutte le sue immagini. Ci siamo quindi spostati fino in Trentino per conoscere più da vicino Riccardo Cavagna. Buona lettura! 

Riccardo ha da poco superato la cinquantina, vive ad Ala, un piccolo Comune in provincia di Trento con sua moglie e suo figlio e  lavora come geometra in un’impresa edile a Rovereto. Questa prima rivelazione circa la sua vita lavorativa ci dà subito un’indicazione della cifra stilistica inconfondibile che caratterizza tutti i suoi lavori. L’occhio fotografico di questo geometra è infallibile. Per scoprire l’origine della sua passione per la fotografia bisogna risalire a circa trent’anni fa, quando con un amico decide di comperare una macchina fotografica, una Yashica FX3.

Riccardo è una persona schiva e discreta, un po’ come nella tradizione degli abitanti della sua bellissima terra e, anche se accetta molto volentieri di raccontarsi, rimane convinto di non avere una storia così interessante da condividere con noi. Noi siamo invece convinti di trovarci di fronte ad un vero talento della fotografia minimalista, ad un autore dotato di un suo preciso stile fotografico che emerge preponderante in tutte le immagini che propone.

AMB: Riccardo, grazie ancora di aver accettato il nostro invito a raccontarti e per averci dato la possibilità di conoscerti meglio.

RC: Premetto che questa è la mia prima intervista. Non so nemmeno come si procede, mi scuso quindi con tutti fin da ora per le eventuali ingenuità o sciocchezze che potrei dire.

AMB: I tuoi lavori hanno una chiara cifra stilistica che ti rendono sempre riconoscibile, che poi è l’ambizione di ogni fotografo,  e l’approccio con cui le realizzi è sempre minimalista. Come sei arrivato a questo risultato e perché la scelta del minimalismo?

RC: All’inizio fotografavo di tutto, poi nel 2007 ho scoperto Flickr e lì ho potuto apprezzare i diversi stili e le diverse tecniche che erano più in voga in quel momento. Il taglio che alcuni miei “maestri” davano alle foto mi ha fatto nascere la voglia di provare a sviluppare una mia sensibilità, un mio, personalissimo “stile”. Mi sono così avvicinato alla fotografia minimalista, a quella meravigliosa sensazione di scovare un dettaglio, un particolare che da solo potesse dare il senso di un oggetto intero, quasi come fosse la ricerca della sua anima. Ho poi acquisito nel tempo la presuntuosa idea di essere un cacciatore della bellezza insita nelle cose, quella bellezza che proprio perchè sotto gli occhi di tutti, solo in pochi riescono a notare.

AMB: Le cromie delle tue immagini sono spesso accese ed in ogni caso sempre bene evidenziate, non abbiamo infatti apprezzato mai un tuo lavoro in B&W, puoi spiegarci la ragione di questa scelta?

RC: Amo profondamente  l’armonia di certi accostamenti cromatici e le mie foto hanno effettivamente un impatto cromatico, che oserei definire violento, in fase di post produzione mi lascio infatti prendere la mano dai vari settaggi. Non utilizzo  Photoshop, non ne sono minimamente capace ma mi limito all’utilizzo di qualche piccolo software per un veloce ritocco. Adoro il colore e qualche volta ammetto di averne abusato. In effetti una caratteristica che descrive il mio lavoro è proprio l’assenza di immagini in B&W. A differenza di molti, considero il B&W un limite, non un’opportunità. I nostri occhi restituiscono al nostro cervello immagini di un mondo a colori, per cui il B&W è solo una forzatura per me inutile. La mia convinzione è che se la fotografia fosse nata direttamente a colori, oggi non esisterebbe alcuna foto in bianco e nero.

Per brevità chiamato astratto

AMB: Come scegli le composizioni che ogni giorno ci proponi, spesso infatti sono dotate di grande fantasia, la cosa ci incuriosisce molto. Fai uno studio approfondito dei luoghi in cui le realizzerai?

RC: Apprezzo molto la bellezza del quotidiano, l’armonia di certi accostamenti cromatici come già evidenziato. Qualche volta ruoto la foto di 90° per ottenere risultati inaspettati e spiazzanti. Non effettuo nessuno studio preventivo dei luoghi in cui realizzo i miei scatti, anzi, alcuni sono del tutto accidentali. Scatto come un forsennato e poi a casa decido quale foto merita di essere salvata e quale no. Di solito ritorno periodicamente su foto vecchie, le ritaglio, le raddrizzo e, se mi soddisfano, le pubblico.

A minimal landscape

AMB: Quale è il soggetto architettonico che preferisci fotografare?

RC: Le costruzioni sono il mio soggetto preferito: palazzi e pareti continue su tutto. Forse questo dipende anche dal mio lavoro,  forse dai fotografi che ho conosciuto.

°°°°°°°°°°S

AMB: Un’altra peculiarità delle tue immagini è l’assenza dell’elemento umano, qual è il motivo di questa tua scelta? Non ritieni che questa assenza possa essere penalizzante per la riuscita del tuo lavoro?

RC: L’elemento umano mi interessa pochissimo, adoro le geometrie, il rigore di una linea retta, di un’ombra, il riflesso di una parete a specchi piuttosto che la presenza di un soggetto umano. Molti autori realizzano immagini di dettagli architettonici arricchite dalla presenza di un passante che attraversa la scena, l’ho fatto anche io qualche volta ma non ne sento un’esigenza impellente. Spesso scatto decine di foto con una persona presente e poi aspetto che l’inquadratura sia sgombra da passanti per la foto definitiva.

Grigliata fuori porta

AMB: Per concludere, una breve nota tecnica. Di quale materiale ti avvali? Modello della macchina, obiettivi.

RC: Con l’avvento del digitale ho acquistato, circa una decina di anni fa, una una Nikon D90. Ho due obbiettivi: un 18-105 e un 70-300. Devo però aggiungere che molte foto le ho fatte con macchinette con poche pretese, con telefonini, con tutto quello che capita.

Mentre salutiamo e ringraziamo di cuore Riccardo per aver accettato l’invito a raccontarsi “a cuore aperto”, vi lasciamo alla visione di alcune delle sue immagini, quelle che egli stesso ha scelto come più rappresentative della sua ricca e deliziosamente colorata produzione fotografica. Non abbiamo trovato modo migliore per concludere questa amabile chiacchierata. Grazie Riccardo!

Il minimalismo cromatico di Riccardo Cavagna