12 Novembre 2018 By Daniela Bonalume

Il maggiordomo. Racconto breve di Daniela Luisa Bonalume

Il maggiordomo è  il nuovo racconto breve scritto da Daniela Luisa Bonalume per la raccolta “Suggestive Evasioni”. Una lettura veloce, intensa e dal finale bruciante, quello che non ti aspetti e ti sorprende sempre. Una storia bonsai che concentra la trama in pochi, avvincenti paragrafi. Da leggere in un respiro.

di Daniela Luisa Bonalume

Scarpe gialle per il Maggiordomo – Racconto breve di Daniela Luisa Bonalume

Il portinaio schizzò dalla sedia e, nella fretta di uscire, diede una testata alla porta della guardiola. Gli capitava spesso quando era sovrappensiero, magari uscendo col capo basso. Invece, quella volta, il tonfo che udì provenire dalle scale, e l’urlo che tagliò l’aria come una lama sulle tele di Fontana, gli fecero perdere la visione dell’uscio. Bestemmiando come un buttero maremmano e con la mano premuta sulla fronte per attutire il dolore, salì la prima rampa di scale delle due che portavano al primo piano. Una scarpa decolté gialla gli rotolò incontro.

-Signora Milani – urlò –   signora Milani, Si gno ra Mi la ni! – sillabò quasi afono. Il portinaio se la trovò sdraiata sul pianerottolo con la testa sanguinante riversa sull’ultimo gradino. L’inquilina del primo piano stava già chiamando il 118 per un’autoambulanza.

Gli occhi capovolti della Signora Milani fissavano il portinaio. Un rigagnolo di sangue le usciva dalla bocca che, nonostante lo stato palesemente invalidato, mormorava qualcosina a denti stretti, quelli che le erano rimasti. La poveretta non muoveva neppure un muscolo involontario. Per quello che ancora funzionava nella sua testa, sapeva che da lì non si sarebbe mossa, se non su una barella. Era molto importante che fosse una barella e non una bara. Il diminutivo, in questo caso, faceva la differenza.

Bruno, si chiamava così il portinaio, restò pietrificato. L’inquilina lo informò che i soccorsi sarebbero arrivati in cinque minuti. Bruno guardava la Signora Milani e le sorrideva chiamandola per verificare che fosse ancora vigile. E intanto gocce di sangue iniziarono ad imbrattare i pioli della scala condominiale. Qualcuno, salendo, recuperò la scarpa gialla e gliela consegnò. La trattenne stretta nell’altra mano, quella che non stava sulla fronte.

La Signora Milani era la proprietaria di uno dei due appartamenti al secondo piano, aveva oltrepassato la cinquantina ed anche gli ottanta chili, entrambi da un pezzo. Era vedova da oltre trent’anni e le malelingue sostenevano che il marito, molto religioso, avesse preferito quella soluzione non volendo affrontare un divorzio. Proprio da allora, la Signora Milani iniziò ad intrecciare relazioni a maglie larghe durante le quali, qualche maglia più larga lasciava il posto ad un punto di rammendo.

A Bruno non sfuggiva nulla. Aveva capito che la Signora Milani era una donna allegra, divertente, intelligente, godereccia ed appetitosa. Ed aveva capito che di bongustai che amavano porzioni abbondanti ce n’erano tanti, in giro. Lui stesso era ritenuto una buona forchetta, e non gli sarebbe dispiaciuto averne un assaggio. Comunque, negli anni, Bruno, aveva fatto il suo mestiere egregiamente, tenendo per se tutto quello che si verificava all’interno del palazzo ed eludendo qualsiasi domanda imbarazzante da parte degli inquilini ficcanaso. Proteggere la privacy di tutti, che fossero belli o brutti, era per lui una missione.

I minuti erano interminabili, le gocce di sangue scandivano i secondi che passavano ed i soccorsi ancora non si vedevano. La Signora Milani, nel frattempo, non riusciva a capire come potesse essere scivolata, dato che i tacchi delle scarpe avevano i gommini e non il cuoio o la plastica. Aveva chiuso gli occhi e si era quasi rassegnata. Non era più certa che sarebbe uscita in barella, iniziò a temere per la bara, e l’idea di rivedere il marito non la aiutava affatto. Aveva ancora un sacco di cose da fare. Non era ancora giunto il momento in cui avrebbe gradito il ricongiungimento matrimoniale.

Bruno, inginocchiato accanto a lei, dopo aver posato la scarpa, le teneva la mano e le sussurrava parole di incoraggiamento: – Cerchi di stare tranquilla, Signora Milani, l’ambulanza sta arrivando, sento la sirena. Tranquilla, vedrà che tutto si risolverà al meglio, solo qualche livido. Le sue rotondità avranno sicuramente protetto le ossa, vedrà che tra qualche giorno sarà di nuovo a casa! –

L’ambulanza arrivò, i soccorritori impiegarono un bel po’ di tempo a caricare in barella la donna che, ormai, aveva perso conoscenza. Quando la portarono via, Bruno rivide tutti i momenti belli passati a ridere insieme, a commentare gli scherzi che la vita poteva giocare. In quel lungo periodo di vedovanza di lei, avevano stretto un rapporto di amicizia e lui aveva ricoperto un po’ il ruolo dell’uomo “aggiusta tutto”. E aveva anche messo qualche punto di rammendo tra le maglie larghe delle relazioni della Signora Milani, con devozione ed onestà di sentimenti, ingoiando certi rospi!!!

I portantini infilarono il portone d’uscita. Bruno tornò in guardiola a prendere il secchio e lo spazzolone con lo straccio. Cavò acqua bollente dal rubinetto, vi mise abbondante detersivo ed iniziò a pulire le scale. Lo fece a ritroso, cancellando le macchie di sangue e, salendo, lo strato leggero di olio con cui egli stesso aveva unto un lato dei gradini, quello vicino alla ringhiera, a partire dal secondo piano. Si fermò proprio davanti alla porta della Signora Milani, più su non ce n’era bisogno, la scala condominiale la aveva pulita un’oretta prima del fattaccio.

Il colpevole era il portiere, quindi! Soprattutto non essendoci un maggiordomo!


Note biografiche sull’autrice

Daniela Luisa Bonalume è nata a Monza nel 1959. Fin da piccola disegna e dipinge. Consegue la maturità artistica e frequenta un Corso Universitario di Storia dell’Arte. Per anni pratica l’hobby della pittura ad acquerello. Dal 2011 ha scelto di percorrere anche il sentiero della scrittura di racconti e testi teatrali tendenzialmente “tragicomironici”. Pubblicazioni nel 2011, 2012 e 2017.

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