Il Cenerentolo versione 2.0. Il nuovo racconto di Daniela Bonalume.
Il cenerentolo versione 2.0 è il nuovo racconto breve di Daniela Luisa Bonalume per la raccolta “Suggestive evasioni”.
di Daniela Luisa Bonalume
Avanti e indré, Giacinto lavorava a venti km da casa. La distanza non era tantissima ma il tempo impiegato per gli spostamenti occupava una discreta fetta della giornata. Almeno 40 minuti per tratta. E tutto questo utilizzando un mezzo proprio, un mezzo snello e veloce, una bella motocicletta potente e di ultima generazione. Quando si appoggiava ai mezzi pubblici il tempo raddoppiava. Purtroppo, se pioveva molto e la città si allagava esattamente come Piazza Navona durante le battaglie navali degli antichi romani, Giacinto era costretto a servirsene. In passato aveva osato sfidare il caos cittadino più volte, ma in una di queste, una buca di quelle molto bucate lo costrinse ad un periodo di infermità di un paio di mesi abbondanti. Fu così che, da quel momento, decise di consultare il meteo tutte le mattine prima di uscire, qualora la perlustrazione del cielo non fosse sufficiente a chiarirgli le idee.
In moto, Giacinto ci accompagnava a scuola anche la figlioletta, ormai giunta alla fine del proprio percorso elementare. Lavinia era una bimba sveglia e spiritosa. Aveva occhi azzurri e capelli biondi e boccolosi come il padre, ed era anche affettuosa e gentile proprio come lui. Insieme si divertivano molto. Lui la seguiva sia nei compiti che nelle attività ricreative ed artistiche. Giacinto e Lavinia erano impegnatissimi nel periodo natalizio. Ogni anno inventavano un presepe diverso riciclando i materiali e gli oggetti più disparati che viaggiavano per casa durante l’anno senza soluzione di continuità. Insomma, Giacinto faceva da padre e da madre, cucinava, lavava e stirava. Alcune volte, quando la moglie Carla lavorava in doppio turno, si impegnava anche nella pulizia della casa, ma poi era diventata una consuetudine. Andava tutto bene perché Giacinto era la colonna portante della famiglia e funzionava un po’ come uno psicofarmaco o uno stabilizzatore dell’umore.
Carla, la moglie, lavorava come cassiera in un grande e gettonato centro di ristoro presso il quale convergevano personaggi dello spettacolo e della cultura. L’esercizio forniva servizio bar con brioches e cornetti che avrebbero resuscitato la platea del 2 novembre, insieme ad ogni tipo di bevanda fredda e calda, prodotte anch’esse con la massima cura. Anche il servizio ristorazione tavola calda prevedeva menù eccellenti, studiati appositamente per chi andava molto di fretta o molto tranquillamente.
Insomma, anche Carla aveva il suo bel da fare per smaltire velocemente la coda alla cassa. Diciamo che aveva partorito la figlia, l’aveva accudita i primi mesi, ma poi aveva delegato il ruolo di madre al marito che, più fortunato, faceva un lavoro seduto, e quindi non maturava il diritto di lamentarsi per la stanchezza accumulata durante la giornata.
Dalla data della loro unione era passato parecchio tempo, Lavinia aveva fatto il suo ingresso in famiglia dopo diversi anni di matrimonio, era stata cercata e voluta, e proprio per questo, man mano che gli anni passavano, Giacinto se ne occupava sempre più consapevolmente. I giorni di riposo di Carla coincidevano raramente con quelli di Giacinto, che invece santificava le feste e le pre-feste. E quando capitava la coincidenza, diciamo che l’umore non era quello sperato. La collaborazione era sempre minore ed anche i sorrisi diminuirono significativamente. Giacinto e Lavinia si ritrovavano spesso soli a fare cose che invece avrebbero voluto fare in tre, ma Giacinto non si lamentava mai.
Lui era uno concreto e preferiva passare il proprio tempo realizzando cose ed assecondando le necessità di Lavinia. WhatsApp era l’unica applicazione con la quale interagiva per comodità. Giacinto non era un soggetto “social”, al contrario di Carla che, invece, era presente su tutte le piattaforme più in uso. Una mattina, Giacinto ricevette un messaggio sul telefonino. Era Carla. Gli stava inviando una schermata nella quale compariva una propria fotografia dove appariva sorridente ed accogliente dietro la cassa dell’esercizio nel quale lavorava. La didascalia recitava più o meno così:
“Questa è Carla, avrà una famiglia ed avrà alcuni problemi come tutti noi ma, sia che piova, tiri vento o che ci sia il sole, il suo sorriso solare è propedeutico alla leggerezza della giornata. Grazie Carla, che ogni giorno ci regali il tuo splendido sorriso.” Tutto questo era stato pubblicato da un noto personaggio televisivo sul proprio profilo Instagram, ed aveva fatto il giro d’Italia in pochissimi minuti.
Giacinto mostrò subito il messaggio a colleghe e colleghi, una scintilla di luce balenava nei suoi occhi. Trafficò per un po’ col proprio cellulare chiedendo suggerimenti qui e là. Si era digitalizzato anche lui. Un’occasione migliore di questa non gli sarebbe potuta capitare. In coda al post che ritraeva la moglie e ne tesseva le lodi, chiunque avrebbe potuto leggere “Peccato che smetta di sorridere non appena apre la porta di casa. Non so neppure se abbia ancora tutti i denti” dal profilo di ‘Cenerentolo versione 2.0’.
Giacinto aveva così ricordato al mondo che non è tutto oro quello che luccica, e soprattutto se luccica fuori casa, significa che qualcuno,a casa, lo lucida.
Note biografiche sull’autrice
Daniela Luisa Bonalume è nata a Monza nel 1959. Fin da piccola disegna e dipinge. Consegue la maturità artistica e frequenta un Corso Universitario di Storia dell’Arte. Per anni pratica l’hobby della pittura ad acquerello. Dal 2011 ha scelto di percorrere anche il sentiero della scrittura di racconti e testi teatrali tendenzialmente “tragicomironici”. Pubblicazioni nel 2011, 2012 e 2017.
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