Il Castello di Sammezzano è situato alle porte di Firenze ed è il più incredibile esempio europeo di Architettura Eclettica Orientalista immerso in uno dei più grandi parchi della Toscana. Sessantacinque ettari di bellezza “a rischio” che meritano attenzione e interventi concreti di risanamento.
di Franco Sondrio

Castello di Sammezzano. Sala degli Amanti. © F. Sondrio ph.
Tre anni fa, a Firenze, ebbi l’occasione di collaborare alla realizzazione del Progetto COSPE “Scuole in movimento”, finalizzato all’educazione e alla crescita del dialogo interculturale tra studenti. Si trattava di creare un ponte culturale tra i miei alunni fiorentini dell’ITI Meucci e quelli di una classe corrispondente in Marocco. Sul versante fiorentino ci toccava aprire un varco nella cultura araba. I ragazzi marocchini, dal canto loro, si sarebbero occupati di studiare il Rinascimento Fiorentino.
I laboratori condotti da Shirin Ibish, esperta esterna di cultura araba, ci condussero a un breve ma intenso approccio alla calligrafia araba, persiana e turco-ottomana, strettamente collegata all’arte geometrica islamica (l’arabesco).

Calligrafia corsiva su ceramica
In un secondo momento ci dedicammo allo studio delle forme geometriche e alle rappresentazioni astratte, che insieme alla scrittura, vengono ritenuti i principali mezzi di espressione artistica nelle culture islamiche. La natura interdisciplinare del progetto creò un efficace clima di collaborazione tra tutti i docenti coinvolti che, nello specifico della loro disciplina, crearono occasioni di studio e approfondimento di una cultura, per certi versi, sconosciuta alla maggior parte degli occidentali. Personalmente mi occupai di portare avanti con i ragazzi lo studio e la restituzione grafica delle tassellazioni tipiche dell’arte araba. Furono realizzati nuovi motivi decorativi nel segno della creatività e della modernità, senza tuttavia perdere di vista la matrice d’ispirazione originaria.

Motivi decorativi realizzati dagli alunni nel laboratorio di grafica
La seconda parte dei lavori prevedeva alcune uscite didattiche alla ricerca di testimonianze sul territorio.
Forse non tutti sanno che Firenze possiede alcune tra le più interessanti collezioni di cultura islamica. Mi riferisco, in particolare, alla collezione del Museo Nazionale del Bargello (la prima delle nostre visite mirate) che documenta l’interesse dei Medici e dei Lorena per l’artigianato orientale: manufatti in ceramica, tappeti, vetri islamici e avori e una pregevole collezione di armi persiane e turche risalenti ai secoli XV-XVII, provenienti in parte dall’armeria imperiale di Istanbul.

Museo del Bargello. Artigianato arabo. © F. Sondrio ph.
Altra tappa importante è stata quella al Museo Frederick Stibbert che raccoglie, prevalentemente, collezioni di armi e armamenti appartenenti all’area orientale.

Museo Stibbert. Collezione di armi. © F. Sondrio ph
Di particolare interesse per il nostro percorso sono stati i cavalieri turchi ottomani (XVI sec.), sistemati in una magnifica sala decorata con incrostazioni moresche, ad imitazione delle sale dell’Alhambra di Granada.
Infine, la visita che a tutti noi stava più a cuore: il Castello di Sammezzano nel Comune di Reggello, poco distante da Firenze. Non era stato semplice ottenere il permesso di visitare questo sito tanto bello quanto sfortunato. Potevamo ritenerci tra i pochi eletti ad avere accesso ad una di quelle meraviglie architettoniche che hanno il potere di trascinarti in ambientazioni da mille e una notte. Il castello apre le sue porte pochissime volte all’anno grazie ad una associazione di volontari che ne ha a cuore le sorti. Esso è stato inserito da “Europa Nostra” tra i 12 siti in pericolo e da salvare con estrema urgenza.

Il parco del Castello. © F. Sondrio ph.
Una lunga passeggiata a piedi all’interno dell’immenso parco delle sequoie per poi ritrovarsi in uno scenario inaspettato. L’imponenza del castello cattura subito l’attenzione dei visitatori (studenti e prof); la sua facciata in cotto, ricca di elementi decorativi, ricorda il Taj Mahal di Agra in India.

Castello di Sammezzano
Ci troviamo dinanzi al più importante esempio di architettura eclettica in Europa, il più incredibile esempio di Orientalismo, quella corrente artistica tanto in voga nella cultura europea dell’Ottocento.
Inizia così la visita delle sale del piano nobile; la guida ci racconta la storia del castello e del suo illuminato proprietario…. E sala dopo sala lo stupore cresce; ognuno dei presenti non sa dove materialmente guardare… Dai pavimenti alle pareti, dai soffitti alle cupole è tutta un’evoluzione di stili che lascia col fiato sospeso per lo stupore.

Sala dei Gigli
Le parole perdono quasi senso ma gli occhi rimangono sgranati per catturare una bellezza tanto diversa da quella della Rinascenza.

Sala dei Pavoni. Dettaglio della decorazione delle volte. La BBC ha inserito il soffitto tra i dieci più belli del mondo
“Il Castello appartenne al marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona che tra il 1853 e il 1889 lo riprogettò sull’onda della Corrente Orientalista. Tutti i mattoni, gli stucchi, le piastrelle furono realizzate “in loco” con mano d’opera locale adeguatamente istruita dallo stesso Ximenes.

Scorci dei corridoi e della sala da ballo
Nel corso del 1878 il castello ospitò anche il re d’Italia Umberto I.
“Nel dopoguerra è stato adibito a hotel di lusso. Nonostante la vendita all’asta del 1999 e alcuni urgenti lavori di restauro, è in stato di abbandono. Nell’ottobre 2015 il castello è stato nuovamente messo all’asta a causa del fallimento della società italo-inglese che lo acquistò nel 1999; questa, con base di 20 milioni di euro è andata due volte deserta.
Nel 2016 il castello è risultato primo classificato nel censimento promosso dal Fondo per l’Ambiente Italiano “I Luoghi del Cuore” con oltre 50 mila voti. Nel maggio 2017 viene nuovamente messo all’asta per essere acquistato da una società con sede a Dubai per 14,4 milioni di euro; il mese successivo, la vendita è annullata dal tribunale di Firenze”.
Al di la dell’evidente stato di abbandono, dovuto alle pastoie burocratiche, la visita al Castello ha lasciato un segno profondo nei partecipanti al progetto scolastico. Questa esperienza ha avviato una serie di riflessioni che hanno consentito il pieno raggiungimento degli obiettivi di progetto e nello stesso tempo ha suscitato, nello spirito del dialogo interculturale, il desiderio di veder tornare all’antico splendore un patrimonio che non trova uguali al mondo.
Per tutti gli approfondimenti vi rimando al sito internet:
www.savesammezzano.com
Il sito internet è espressione di un movimento di cittadini da tempo impegnati in una mobilitazione mediatica e progettuale che tiene alta l’attenzione sul castello perchè non venga dimenticato.
“Noi possiamo solo promuovere tutte le iniziative utili ad attirare l’attenzione perchè, chi di dovere, trovi soluzioni per salvare Sammezzano, prima che sia troppo tardi” (queste le parole di N.P. di SaveSammezzano).
ArteVitaeBlog sposa questa causa; con la divulgazione del presente contributo auspica che il gioiello architettonico e il suo parco tornino presto a risplendere e ad essere fruiti senza limitazioni.
* Una parte delle foto di questo articolo sono tratte dal sito sopra citato. Si ringrazia per la gentile concessione
Note biografiche sull’autore
Franco Sondrio nasce a Messina nel 1963 dove attualmente vive svolgendo la sua attività lavorativa a Catania. Compie gli studi superiori nella città dello Stretto, per poi laurearsi in Architettura presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Successivamente, consegue il titolo di Dottore di Ricerca presso la Facoltà d’Ingegneria dell’Università di Messina sviluppando una tesi su “La rappresentazione del paesaggio nelle opere di Antonello da Messina”. Ha svolto attività didattica presso la Facoltà di Architettura di R.C. ed è stato correlatore di numerose tesi di laurea negli ambiti del Restauro e della Storia dell’Architettura. É autore di saggi e articoli su libri e riviste scientifiche e, a tutt’oggi continua la sua attività di ricerca, con particolare riferimenti al corpus pittorico antonelliano, agli apparati prospettici quattrocenteschi, agli sviluppi artistici e architettonici di Messina a partire dall’epoca rinascimentale.
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Non pensavo minimamente che potesse esistere in Italia,una struttura di stile arabo di questa bellezza.É un vero peccato che il castello non possa essere visitato.Io vivo a Siviglia attualmente,qui i turisti fanno lunghe code per visitare la Alcazar,in Granada bisogna prenotare la visita per la Alhambra.Non capisco perché in Italia non si possano sfruttere queste situazioni.Complimenti per il reportage e per lo scambio culturale,che da la possibilitá anche di una maggiore comprensione a livello umano tra gli studenti.Saluti cordiali a tutti i realizzatori del Progetto ! Mauro
Grazie per il commento Mauro Rossi Venti. Speriamo che le sorti del castello si risollevino e anche li possano iniziare le visite. Al momento è sotto sequestro. Che il buon senso prevalga! Prima che sia troppo tardi.