9 Giugno 2017 By artevitae

“Il cassetto aperto”: gli orrori delle guerre non vanno dimenticati

Oggi ArteVitae si occupa di un testo teatrale, “il cassetto aperto”. Si tratta di una storia davvero affascinante che ha vissuto il suo momento più alto ad Ostuni e Fasano, il 24 e 25 maggio 2017, giorno e luogo in cui si sono dati appuntamento tutti i suoi protagonisti. Tra loro, la nostra Daniela Luisa Bonalume. Insieme a lei, il giornalista freelance Ivan Grozny Compasso, dalla cui esperienza maturata nel campo profughi di Kobane, è nato il testo teatrale scritto da Daniela, presentato poi dal giovane attore Davide Semeraro e diretto dal regista Dario Lacitignola. Con l’ausilio dell’avvocato Gianmichele Pavone e della prof.ssa Lucia Grassi poi, sono stati affrontati due giorni di incontri con studenti e associazioni del territorio.

di Daniela Luisa Bonalume

Luisa non sentiva altro che il proprio battito cardiaco. Si trovò improvvisamente sul palco insieme ad Ivan. Quando Gianmichele le rivolse la fatidica domanda: – Perché? – lei lo disse a tutti. Gli studenti del triennio del Liceo Classico erano lì davanti a lei, ed aspettavano la sua risposta. In quel momento si stava realizzando un sogno. Un sogno non solo suo.

Un concerto, quel sogno! Dario, Davide e lei. Si, perché Luisa aveva una piccola mania. Quella di mettere su carta le emozioni più emozionanti che solcavano il sentiero del Padiglione delle Emozioni Indelebili.  A pensarci bene, tutto iniziò otto mesi prima, quando lei consegnò a Dario una storia di emarginazione e randagismo, che le aveva chiesto per un monologo personale. Una bevuta di coca cola davanti al camino e lui le raccontò di Ivan e della sua settimana a Kobane durante l’occupazione curda. L’unica cosa che fu capace di fare, lei, fu quella di piangere. Piangere. Piangere.

Anche Dario fu costretto a piangere. Se non altro per solidarietà e per il senso di colpa nell’aver provocato lo scempio del trucco sugli occhi di Luisa. “Se non ci dormi sopra, alle cose, vedrai che qualcosa farai, nella vita!” – diceva sempre la nonna di Luisa. Ma questa volta fu clamorosamente smentita. Dopo un paio di mesi, una notte, nel mezzo della notte, lei si svegliò di soprassalto, madida di sudore e con le guance irrigate abbondantemente da copiose lacrime. Inviò un SMS a Dario: chiamami appena puoi! La mattina presto, prestissimo, Dario chiamò:

Pronto, Luisa, cosa è successo? – Devo scrivere una cosa per Davide sul racconto di Ivan! – rispose lei. – Magari! Davide ne sarebbe contento…

E così iniziò l’avventura del trio. Luisa scrisse, Dario diresse e Davide recitò. Ma non poteva mica finire così!!! Una storia così bella non poteva esaurirsi in venti minuti, tra l’altro non era neppure capitata a loro. Bisognava coinvolgere Ivan. Del resto, era proprio grazie alla generosità della condivisione, che la storia aveva camminato, come nella migliore tradizione. Meritava di essere “manent” e non “volant”.

Gianmichele Pavone, Davide Semeraro, Ivan Grozny e Dario Lacitignola

Nel 2015, durante una cena nel tour di presentazione del suo reportage, Ivan aveva raccontato un episodio che lo aveva visto protagonista insieme a bambini curdi orfani a seguito di azioni violente effettuate da quello che comunemente si chiama “I.S.I.S.”. Che argomento scottante. Che storia lacerante. Ma anche una storia di speranza.

Dario, che non si ferma neppure davanti a Goldrake, mise in moto una macchina infernale. Coinvolse Lucia, Gianmichele, chiese a Luisa di sottoporre il testo ad Ivan. Anzi: convinse Luisa a sottoporre il proprio testo ad Ivan. Ed ora, eccola lì. Eccoli lì! Luisa aveva appena assistito alla messa in scena del suo scritto non riuscendo neppure a muovere un buccinatore. Davide raccontava e la platea era muta, rapita dalla sua voce. Dario pensava alle musiche, dopo aver costruito la pièce su quel testo così visionario. L’argomento era troppo importante. La guerra. Lo sterminio di intere famiglie. I bambini.

Accanto a Luisa era seduto Ivan. Lui, forse, aveva realizzato solo in quel momento: si stava parlando di lui, del suo lavoro, di una piccola parte del suo reportage, della sua umanità. E si era commosso. Si era commosso anche Dario. Nonostante avesse lavorato su quel testo per molto tempo, nonostante avesse indirizzato Davide affinché il pathos non venisse disperso, sembrava si lasciasse invadere per la prima volta.

Davide lasciò la scena dopo un profondo inchino. Ringraziava i suoi coetanei per l’attenzione riservatagli e per lo scrosciante applauso che lo metteva persino in imbarazzo. Ma non prima di essere abbracciato da Ivan, invitato da da Gianmichele a raccogliere la propria parte di consensi mentre forniva dettagli sulla storia rappresentata. Luisa, con gli occhi umidi, applaudiva. Tutti ringraziavano tutti. Dario per tutto quello che aveva realizzato, Davide per come aveva recitato. “Luisa, vieni sul palco e raccontaci il perché di questo testo” – disse Gianmichele. Lei guardò Gianmichele che le faceva “vieni” con la mano.

Ivan Grozny, Gianmichele Pavone e Daniela Luisa Bonalume

Salì con le ginocchia di marzapane, si collocò accanto a lui, e disse: “Io sono qui, questa mattina, grazie a Dario ed a ciò che mi ha raccontato. Questa storia mi ha travolta, mi ha emozionata, mi ha turbata. Ho sentito il bisogno di fissarla attraverso le parole che Davide ha voluto recitare. Ho sentito anche il bisogno di sottolineare questa riapertura verso un adulto, da parte di un bimbo annientato dal dolore dello sterminio della sua famiglia. Ho voluto vedere chi fosse, questo adulto”- Luisa alzò il braccio indicando Ivan e continuò: “L’adulto è lui. Lo incontro qui ora, per la prima volta. Ma ho penato per lui come se fosse stato mio fratello. Mentre leggevo le ultime pagine del suo reportage, mentre cercava di uscire dal territorio di Kobane. Glielo dovevo, glielo dobbiamo! Ivan è, per me, un portatore sano di amore per l’umanità! “

Dopodiché ringraziò gli studenti per il loro rispetto e li invitò a non trascurare mai il cuore e le emozioni. Da lì possono nascere grandi cose o, almeno, realizzarsi piccoli sogni. Lasciò la scena alle proiezioni ed alla voce del reporter, che affascinò i ragazzi con la  propria testimonianza. Altri appuntamenti ed altre rappresentazioni seguirono a questa. Come Gianmichele aprì le porte del Liceo Classico, così Lucia aprì quelle di un villaggio di accoglienza e del Liceo Scientifico con altrettanti ragazzi, se non di più, coinvolti dalle storie di Ivan.

Si parte da Ivan, si arriva a Lucia, a Dario, a Daniela, a Dario nuovamente, a Davide, a  Gianmichele, e a Lucia per tornare ad Ivan. Come è tonda la Terra, anche se non è equa.

Per approfondire

Trailer documentario Puzzlestan 

Gallery dell’evento
Note biografiche sull’autrice

Daniela Luisa Bonalume è nata a Monza nel 1959. Fin da piccola disegna e dipinge. Consegue la maturità artistica e frequenta un Corso Universitario di Storia dell’Arte. Per anni pratica l’hobby della pittura ad acquerello. Dal 2011 ha scelto di percorrere anche il sentiero della scrittura di racconti e testi teatrali tendenzialmente “tragicomironici”. Pubblicazioni nel 2011, 2012 e 2017.