20 Luglio 2017 By Luca Tizzi

Nudità femminile, le icone sexy del cinema

L’estate porta con sè caldo e pelle scoperta. La nudità dei corpi femminili è sempre stata fonte di ispirazione nell’arte, nel cinema e anche nella musica. In questo articolo proponiamo un curioso viaggio nel repertori cinematografici e musicali alla scoperta di pellicole e canzoni che negli anni hanno celebrato la sensualità di un corpo spogliato.

di Luca Tizzi

A parte una pausa avvenuta nel Medioevo, la raffigurazione del corpo umano, maschile o femminile, è sempre stata una prerogativa degli artisti. Nel rinascimento si è ripreso a dipingere, a scolpire corpi nudi ma, a differenza di quanto credono in molti, la nudità non era collegata alla esibizione voyeuristica del corpo bensì una rappresentazione della purezza e della bellezza della natura umana. Il corpo era nudo perché non aveva niente da nascondere. Tutto qui.

Tiziano – Amore sacro e amore profano

Tralasciando la storia dell’arte che richiede competenze che non mi appartengono, ci occupiamo invece di nudità e seni scoperti nel cinema e, perché no, nella musica. Poche cose, non temete.

La fama di Hedy Lamarr è legata al primo nudo femminile della storia del cinema nel film-scandalo Estasi del 1933, che venne censurato per decenni in tutto il mondo. Una bellezza folgorante e magnetica, esaltata dai maghi della Max Factor. Il suo fascino di bruna con gli occhi verdi dettò un nuovo canone estetico.

Il film diretto da Gustav Machaty parla del tradimento di una moglie, di un marito che lo scopre e si suicida e della coppia di giovani amanti che si lasciano. Un polpettone melodrammatico il cui valore è dato dalla breve scena di nudo che ci mostra l’attrice come mamma l’ha fatta e poco altro.

Bisogna aspettare il 1942 per trovare il primo seno nudo nel cinema italiano, è quello di Clara Calamai nel film di Blasetti “La cena delle beffe”.

Il film ambientato nella Firenze rinascimentale è tratto dall’omonima opera di Sem Benelli, non vi annoierò raccontandovi la trama, piuttosto complicata, della pellicola ma voglio ricordarvi che, oltre alla brevissima immagine delle grazie dell’attrice pratese, il film è famoso anche per una battuta del protagonista, un rissoso Amedeo Nazzari che dice “…e chi non beve con me, peste lo colga!”.

E’ nel secondo dopoguerra che la nudità femminile sembra essere definitivamente sdoganata. Il primo numero di Playboy esce nel dicembre del 1953, in copertina una sorridente e sensuale Marilyn Monroe contenente la famosa foto in cui è ripresa mentre posa nuda su un telo di velluto rosso. Nel 1963 esce “Il disprezzo” diretto da Jean-Luc Godard in cui la splendida Brigitte Bardot appariva senza veli proprio nella sequenza iniziale.

Pensando ai seni nudi nel cinema ci viene subito in mente la prosperosa Edvige Fenech, icona della commedia sexy all’italiana negli anni ’70, interprete di molti film scollacciati e boccacceschi.

Edvige Fenech

Sdoganata la censura anche la televisione ci ha mostrato spesso e volentieri nudità femminili, trasmissioni come “Colpo grosso” hanno accompagnato gli Italiani in molte notti insonni. Uno show di basso profilo e di dubbio gusto, un prodotto dei rutilanti anni ’80, che ottenne un enorme successo di pubblico. Prodotto in diverse edizioni locali di successo, anche all’estero, il programma è stato considerato un fenomeno di costume internazionale nonché uno dei pochi format televisivi italiani di successo nel mondo.

Ma tanta bellezza femminile volontariamente esposta non può competere con la leggiadra sensualità e delicata bellezza di Patsy Kensit, l’ottava meraviglia, e della sua spallina caduta al festival di Sanremo. Era il 1987.

Patsy Kensit Sanremo 1987

Trovare nella musica canzoni che parlano di nudità femminile è abbastanza facile, basta pensare alla “maglietta fina tanto stretta che immaginavo tutto” della canzone di Baglioni, trovare canzoni che la esaltano e ne fanno il soggetto principale del testo non è così facile.

Eppure almeno  due ci sono.

Nel 1982 Maurizio Ponzi dirige uno stralunato Francesco Nuti nel film “Madonna che silenzio c’è stasera”,   una giornata alla ricerca del lavoro di un disoccupato pratese che si ritrova a cantare una canzone in una sgangherata competizione canora, la sua canzone sarà “Pupp’a pera”, un inno all’elemento simbolo della nudità femminile, il seno, in questo caso celebrato in una sua particolare tipologia.

L’altro brano che parla esplicitamente della bellezza del seno l’ha scritto, composto e interpretato il cantautore Ivan Graziani. Il brano “Poppe poppe poppe” è del 1994, contenuto nell’album “Malelingue”.

Un vero proprio inno al “rigoglio sano di femminili ormoni” che tanto piacciono agli uomini, quasi a tutti.