27 Gennaio 2020 By Giusy Baffi

I.M. PEI: la poetica della leggerezza e dell’eleganza – seconda parte

 

I.M. Pei  – Immagine composita di Earl Otsuka. Fotografia di I.M. Pei per gentile concessione di Ingbet Gruttner.

“I.M.Pei inventò Palazzo Lombardia segnando la rivoluzione urbanistica di Milano” – Attilio Fontana – Presidente Regione Lombardia 2019

In Italia Ieoh Ming Pei ha lavorato solo a Milano, con la progettazione di Palazzo Lombardia inaugurato nel 2010, sede della Regione Lombardia.

E’ un complesso ad andamento plurimo, con il grattacielo alto 161 metri in cemento armato, acciaio e vetro ed una serie di strutture più basse ad andamento curvilineo raccordate tra loro da una piazza ovoidale ricoperta da una struttura modulare realizzata in una particolare plastica trasparente.

 

Piazza Città di Lombardia – Milano – 2010 ©Giusy Baffi

Si tratta della piazza coperta più grande d’Europa, in grado  di contenere oltre tremila persone. Molte sono le innovazioni tecnologiche e di risparmio energetico applicate alla struttura: pannelli fotovoltaici presenti su alcune facciate nonché un  muro climatico, costituito da un’intercapedine tra i vetri esterni della facciata e quelli interni, che raccoglie il calore solare permettendone il riutilizzo.

Vista dall’alto, l’intera struttura sembra abbracciare virtualmente la città.

Palazzo Lombardia – Milano – 2010 ©Fernando Guerra

 

L’arte, l’architettura e la natura posseggono la stessa essenza spirituale e il mio sogno è trovare l’armonia tra tutti questi elementi. I.M. Pei

Ritroviamo questa armonia nella progettazione del Museo Miho a Shigaraki (Giappone) del 1997.

Commissionato da una grande collezionista giapponese, Mihoko Koyama (1910-2003) e situato a pochi chilometri da Kyoto, c’era l’esigenza di rispettare il cuore e la tradizione giapponese che valorizza l’armonia degli edifici con i paesaggi.

La sua costruzione è unica in quanto l’80% degli edifici sono nascosti dalla vegetazione o addirittura interrati per armonizzarsi completamente con l’ambiente e la vista circostante.

Museo Miho, vista aerea- Shigaraki (Giappone), 1997

Museo Miho, Shigaraki (Giappone), 1997.

I dettagli del museo riflettono lo sforzo innovativo del progettista di aprire nuovi orizzonti, come il nuovo aspetto delle pareti di vetro inclinate nonché il calore dei materiali utilizzati, in particolare il calcare Magny Doré e il cemento colorato utilizzato per il tunnel di collegamento tra i vari corpi del museo.

Il design degli interni è il risultato di una geometria che riesce a fondere i colori ambrati delle pareti con la luce naturale. Del resto tutti i più famosi lavori di Pei sono regolati dalla rigida “disciplina” della geometria come lui stesso ha affermato: “La geometria è entrata presto nel mio lavoro perchè negli Stati Uniti il centro delle città è regolato dalla geometria. Essa è disciplina e io sono sempre stato disciplinato”.

Museo Miho, interno -Shigaraki (Giappone), 1997

Sempre in stile prettamente orientale è la costruzione del nuovo museo Suzhou Museum a Suzhou (Cina), del 2006

Il nuovo museo è adiacente al famoso Humble Administrator’s Garden e al Lion Forest Garden, due delle tradizionali case-giardino di Suzhou e tra i monumenti più famosi della città.

La costruzione ha un perfetto equilibrio tra pieni e vuoti, in un rigore geometrico tipico dello stile di I.M. Pei caratterizzato da quadrati, rettangoli e piramidi.

Elementi come simmetria, geometria e attenzione alle linee sono condivisi nelle tradizioni cinesi e moderniste. Le pareti esterne sono accentate ed evidenziate con le linee grigie che definiscono la figura dell’edificio, proprio come la calligrafia tradizionale cinese.

 

“Nel progettare questo edificio”, ha detto Pei, “era mia intenzione riecheggiare l’energia del rock and roll. Ho usato consapevolmente un vocabolario architettonico audace e nuovo, e spero che l’edificio diventerà un punto di riferimento drammatico per la città di Cleveland  e per gli appassionati di rock and roll di tutto il mondo”. 

Si tratta del famosissimo Rock and Roll of Fame – Cleveland terminato nel 1995, un ampio spazio espositivo dedicato al Rock and Roll dove I.M. Pei usa tutta la sua energia e fantasia in una combinazione di forme geometriche e di spazi a sbalzo ancorati ad una torre alta 50 metri. A tagliare il nastro dell’inaugurazione sono intervenuti anche Yoko Ono e Little Richard.

Rock and Roll of Fame -Cleveland – 1995

Rock and Roll of Fame -Cleveland – 1995

 

Il Macao Science Museum a Macao, terminato nel 2009, è un centro di 23.000 metri quadrati che ospita gallerie espositive interattive, strutture per conferenze, sale per seminari avanzate e un planetario da 150 posti con uno schermo emisferico dotato di proiettori digitali 3D ad alta risoluzione.

Anche qui I.M. Pei ha giocato su volumi geometrici articolati per specifici programmi funzionali; il corpo principale è costituito da un cono inclinato, da un emisfero e da un romboide. La parte esterna è rifinita da pannelli in alluminio e granito scuro. Posizionato sul lungomare di Macao è diventato il punto di riferimento della città stessa.

Macao Science Museum – Macao – 2009

 

Due volumi collegati da una galleria vetrata formano il progetto per la Guanajuato State Library, in Messico.  Tre sono i materiali maggiormente utilizzati: la “cantera” pietra vulcanica messicana dal tenue colore rosa, che riveste le facciate esterne, il vetro della galleria e l’acciaio verniciato bianco della scala principale all’interno e della pergola.

La costruzione è stata la vincitrice del prestigioso premio AIA/ALA Library Building Award 2009.

 

Il Museo di Arte Islamica a Doha, nel Qatar, terminato nel 2008 è un altro esempio della genialità di questo architetto, dal quale traspare tutto il rispetto, con le sue opere innovative, del territorio e dei suoi abitanti.

Il Museum of Islamic Arts è il primo nel suo genere nel Golfo Persico ed è dedicato ad essere il principale museo di arte islamica al mondo.

Le forme austere, quasi primitive dell’edificio, dalle superfici pulite e astratte si fondono, come in un’eco, sia con lo stile del modernismo che con quello dell’antica architettura islamica.

La struttura è composta da una gamma di forme architettoniche islamiche convenzionali con due edifici in pietra calcarea color crema, un edificio principale a cinque piani e un’ala educativa a due piani, collegata attraverso un cortile centrale.

Museum of Islamic Art, Doha (Qatar), 2008

La commistione di temi moderni e islamici continua all’interno, dove I.M.Pei ha saputo progettare un tempio dedicato all’arte ponendo la cultura sullo stesso piedestallo della religione. Obiettivo ampiamente raggiunto perché ha plasmato un simbolo della cultura islamica che ospita abbaglianti collezioni trasformando il tutto in un patrimonio comune, usufruibile da tutti, sottolineando le ambizioni culturali del Paese.

Museum of Islamic Art – Interno – Doha (Qatar), 2008

Per accentuare maggiormente il senso di isolamento dal mondo esterno, Pei ha costruito il Museo dell’Arte Islamica su una piccola isola artificiale, accessibile da un breve ponte e fornendo uno spettacolare scenario scenico.

Museum of Islamic Art, Doha (Qatar), 2008

 

I lavori di I.M. Pei sono innumerevoli ed hanno lasciato un segno indelebile nel mondo dell’architettura contemporanea.

Pei rimane sempre un architetto fedele a se stesso senza mai confrontarsi con la cultura postmoderna che rimette continuamente in gioco codici linguistici, un autore di monumenti globali, eleganti e dalla potenza plastica, ultimi esemplari di una modernità aulica che rimarrà la sua firma fino all’ultimo.

©Giusy Baffi 2020

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© Le foto sono state reperite in rete e potrebbero essere per la maggior parte copyright di Pei Cobb Freed & Partners, anche i video sono state reperiti in rete e possono essere soggetti a copyright . Sia le foto che i video sono stati inseriti puramente a scopo esplicativo. L’intento di questo blog è solo didattico e informativo.

Note biografiche sull’autrice:

Giusy Baffi si occupa di antiquariato con la qualifica di perito d’arte nell’ambito di arredi antichi, ha collaborato con diverse testate di settore scrivendo numerosi articoli inerenti l’antiquariato e con una sua rubrica mensile dal titolo “L’esperto risponde”. Il suo interesse è l’Arte a tutto tondo. Ha al suo attivo la pubblicazione di due libri.
La sua passione è la fotografia, ha vinto il concorso fotografico Unicredit/Corriere della Sera 2013, le sue foto sono state pubblicate su prestigiose riviste e quotidiani anche internazionali, sul libro “E poi la luce” edizioni Fioranna, su calendari animalistici e su alcuni siti professionali. Le sue foto sono state presentate ad una mostra personale e a diverse mostre fotografiche collettive nazionali, alla mostra itinerante “Come look my town” organizzata dal gruppo Archiminimal  che in 10 mesi ha toccato le più prestigiose piazze italiane, a mostre internazionali ad Amsterdam, Copenhagen, Berlino, Barcellona, Atene, Vienna, Belgrado, Lisbona, al MIA Photo Fair di Milano 2018 , al  MIA Photo Fair di MIlano 2019 e al MIA Photo Fair 2020. Sempre nel 2020 una sua foto è stata selezionata per la mostra Humans in Architecture del gruppo  Archiminimal a Roma e Milano.
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