7 Luglio 2017 By artevitae

I baffi del nonno – Racconto breve di Daniela Luisa Bonalume

I baffi del nonno  è un racconto breve scritto da Daniela Bonalume per la raccolta “Suggestive Evasioni”. Una lettura veloce, intensa e dal finale bruciante, quello che non ti aspetti e ti sorprende sempre. Una storia bonsai che concentra la trama in pochi, avvincenti paragrafi. Da leggere in un respiro.

di Daniela Luisa Bonalume

Ridevo sempre quando li vedevo l’uno accanto all’altra nella loro cucina.

Io ci piombavo all’improvviso, come fanno i bambini che hanno l’argento vivo addosso.

Loro vivevano in una stanza al piano basso nella tipica casa di cortile dei contadini del nord: un tavolone di legno con sei sedie, una cassapanca con sopra un materassino simulava il divano, un fornelletto a bombola sulla mensola di granito del lavandino, e una grande stufa economica con gli sportelli smaltati di bianco – o almeno io, allora, la vedevo così grande. Era l’arredamento essenziale in autentica arte povera.

Mio nonno era un uomo fuori dalla norma e anche mia nonna, in senso contrario, era una donna anomala.

Lui, Giulio, era magro magro, alto quasi due metri e un po’ curvo.  Mentre lei, Clementina detta Menta perché pratica di fitoterapia, era alta poco più della metà. Quando andavano al campo per raccogliere la malva e le altre erbe, mio nonno dall’alto avvistava, e mia nonna dal basso raccoglieva.

Una joint-venture ante litteram: era difficile vederli accanto se non in due occasioni, e questa era la prima.

Ovvio che non era il lavoro di Giulio, quello di cercare le erbe per le pozioni che la nonna Menta misericordiosamente elargiva ai paesani bisognosi delle sue competenze.

Questo servizio di avvistamento di cui la nonna beneficiava doveva essere da lei ripagato con il pancotto. Il nonno contribuiva solo se la cena sarebbe stata un piatto di pancotto, che la sua sposa doveva cucinare nella pentola di coccio e sulla stufa economica a legna.

Lui, da sempre, ballava nei pantaloni marroni di fustagno che non cadevano grazie alla sottile cintura di cuoio che gli cingeva i fianchi. Menta era sempre vestita di nero con la gonna lunga fino ai piedi e un golfino a otto bottoni sopra la maglia di lana. Alla nuca aveva una crocchia bianca formata da una lunga treccia, gli occhi celesti avevano il taglio degli indiani d’America, e quando la pettinavo mi sembrava una strana Apache.

Io li potevo vedere insieme anche durante la fase finale della cottura del pancotto, che era la seconda occasione per la quale loro stavano l’uno accanto all’altra.

O meglio: l’uno dietro l’altra, davanti alla stufa smaltata.

Io andavo matta per quel pancotto e per il suo profumo, che dalla pentola avvolgeva la piazzetta nella quale giocavo. Così, irrompevo nella cucina e infilavo la testa tra le lunghe gambe del nonno, rivestite di fustagno, abbracciandogli le ginocchia.

Lui dall’alto controllava la nonna e la pentola. Lei, dal basso, mescolava e spappolava il pane in cottura ormai da un paio d’ore insieme all’aglio, alla borragine, all’insalata matta, all’erba cucca e a qualche diavolodaltraerba che non conoscevo.

Il momento più eccitante era il lancio dello strutto: il nonno toglieva la pentola dalla stufa e la posava sul granito, tuffava un pezzo del saporito condimento e mescolava velocemente, poi portava la pentola in tavola.

Io ero già piazzata in ginocchio sulla sedia ad aspettare la mia porzione, e  ogni volta  finiva così:

Ma non ce n’è per te, nani! – mi diceva il nonno.

La nonna non sapeva che saresti venuta! – infieriva.

Spostava la sua sedia e, accomodandosi a capotavola, ridacchiava sotto i baffi neri.

Io lo guardavo con gli occhioni che si riempivano di lacrime mentre la nonna, allungandomi la fondina con il pancotto fumante e profumato, lo sgridava in dialetto.

In silenzio mangiavamo la prelibata pietanza e poi, con il tovagliolo in mano, salivo sulle sue ginocchia per pulirgli i baffi.

E lui se li lasciava pulire.

 

Note biografiche sull’autrice

Daniela Luisa Bonalume è nata a Monza nel 1959. Fin da piccola disegna e dipinge. Consegue la maturità artistica e frequenta un Corso Universitario di Storia dell’Arte. Per anni pratica l’hobby della pittura ad acquerello. Dal 2011 ha scelto di percorrere anche il sentiero della scrittura di racconti e testi teatrali tendenzialmente “tragicomironici”. Pubblicazioni nel 2011, 2012 e 2017.