Generazione Z, altro che Millenials
Imparano a scorrere uno schermo ancor prima di parlare, sono nativi digitali. Sono iper-connessi e attingono da Internet autonomamente e con dimestichezza per apprendere. Sono realistici, indipendenti, aspirano all’imprenditorialità e sono consumatori esigenti. Chi sono? I ragazzi della Generazione Z, altro che Millenials.
Millenials. E’ un termine ampiamente diffuso, conosciuto da tanti e che molti continuano a non capire o ad utilizzare erroneamente. Con Millenials non si intende genericamente indicare i “giovani”. I termini con cui vengono definite le generazioni sono solo convenzioni, solitamente di matrice americana e sono frutto di ricerche volte a definire comportamenti, valori e stili di vita comuni tra le persone nate in un determinato periodo di tempo – una generazione copre mediamente un periodo di quindici anni – ma spesso si impongono per semplicità, immediatezza e consuetudine.
Lo studio forse più completo ed autorevole in materia, largamente adottato e condiviso nel mondo, condotto dal Pew Research Center di Washington, definisce “millennials” coloro nati tra il 1981 e il 1995. Sono gli appartenenti alla “Generazione Y”, quella successiva alla “Generazione X” degli anni Sessanta e inizi Ottanta.
“Millennials” definisce pertanto quel segmento di persone che oggi hanno un’età compresa fra i 24 ed 39 anni. Non proprio giovanissimi. Certamente non teenagers. Possiamo definirla una generazione di transizione: i Millenials si sono adattati alle nuove tecnologie che si sono imposte nelle loro vite in età adolescenziale, erano sufficientemente grandi durante l’attacco alle Torri Gemelle da mantenerne il ricordo, constatando consapevolmente come questo terribile evento abbia cambiato il mondo, hanno assistito all’elezione del primo presedente afro-americano degli Stati Uniti, hanno vissuto in prima persona le conseguenze della crisi economica americana dei primi anni 2000 che ha rallentato lo sviluppo delle loro carriere lavorative. Descritti come avventurosi, flessibili, idealisti, progressisti, persone dalla mentalità aperta e alla continua ricerca di feedback immediati, i Millenials rappresentano anche la generazione probabilmente più incompresa della storia. Stigmatizzati come pigri, auto-indulgenti e viziati, i Millenials sono stati cresciuti da genitori indulgenti che hanno inculcato in loro la convinzione che si può raggiungere tutto, basta crederci, pronti a ricompensarli per aver semplicemente fatto il loro dovere.
Difficile dire cosa resterà di questi “quasi quarantenni” che le stringenti logiche del marketing stanno già per archiviare a favore di una nuovissima “leva” quella dei ventenni di oggi, la così detta Generation Z. Mi sembra di sentirli i “Boomers” e un po’ anche quelli della Generazione X rivolgere i propri strali contro questa nuova generazione di adolescenti e giovanissimi, smidollati e rimbambiti dall’uso costante delle tecnologie.
Secondo il recente studio commissionato da Barclays Generation Z: Step aside Millennials, entro il 2020 i “Gen Z” – ovvero coloro nati fra il 1996 e il 2009 – saranno il gruppo di consumo più numeroso al mondo, rappresentando il 40% del numero totale di consumatori in America, Europa e nei paesi denominati BRIC [ndr Brasile, Russia, India e Cina]. Nonostante gli appartenenti a questa generazione possano essere giovanissimi, godono già di un enorme potere di acquisto, diretto e indiretto potendo influenzare le scelte di acquisto familiari.
Questa generazione di “influencer” è la prima ad essere nativa digitale. Non conosce altro mondo se non quello contemporaneo, iper-connesso. La Generazione Z non ha mai fatto una ricerca scolastica utilizzando solo enciclopedie cartacee, tradizionali. Ha una spiccata propensione al multitasking che viene accompagnata da un abbassamento della soglia di attenzione che però non sarebbe corretto assimilare ad una scarsa capacità di concentrazione. Esposti ad una moltitudine di stimoli, i ragazzi di questa generazione avrebbero piuttosto sviluppato una particolare abilità nella ricerca, veloce, precisa e consapevole di qualsiasi contenuto on line. Un’abilità questa che non ha mai caratterizzato le generazioni precedenti.
Brands and businesses need to move fast to be ready to serve Generation Z when this group reaches consumer dominance in the early 2020s. Hiral Patel – VP in the newly-formed Sustainable & Thematic Investing team within Equity Research at Barclays
I giovani della Gen Z si stanno formando per nuove professioni che oggi ancora non esistono. Sono dotati di una buona dose di indipendenza ed imprenditorialità. Sono consumatori esigenti, informati, in grado di operare scelte precise e di buon senso.
La generazione dei “social media” che noi adulti spesso accusiamo di rimbambirsi su Facebook e Twitter, che a dirla tutta appaiono sempre più come luoghi virtuali di incontro per “anziani”, sembra invece rispondere perfettamente e vivacemente a quell’invito ad essere “affamati e folli” lanciato da Steve Jobs ormai quindici anni fa.
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Note biografiche sull’autrice di questo articolo

Alessandra Bettoni
Alessandra nasce nel 1966 e si sente ancora in quella fase della vita in cui non vuole cedere alla civetteria di omettere questo dato dalla sua biografia. Vive a Milano, la città che l’ha adottata e nella quale si sente a proprio agio. Di mestiere insegna: tiene corsi privati di lingua inglese, ma fino a qualche anno fa si occupava di marketing e vendite per le aziende e viaggiava spesso per lavoro, anche all’estero. La sua vita l’ha sempre portata a contatto con le persone, ciò nonostante si ritiene abbastanza “orso” per apprezzare una serata a casa da sola, ma non abbastanza per apprezzare un pasto al ristorante consumato senza compagnia. Apprezza qualsiasi forma di espressione artistica. Ama in particolare l’architettura e la fotografia. Fotografa da pochi anni, il digitale è l’unico universo che conosce. E’ una delle ideatrici e fondatrici di ArteVitae Blog, ne cura l’editing, la promozione e a volte scrive.