Omaggio a Firenze
Tutte le città sono un insieme di serendipità e globalizzazione. Firenze non fa eccezione. Questa storia, tutta fiorentina, prende spunto da un’ironica vicenda personale per svelare e ricordare con nostalgia una città che non c’è più.
di Luca Tizzi
“Serendipità è un neologismo che indica la fortuna di fare felici scoperte per puro caso e, anche, il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un’altra.” (Da Wikipedia)
“La globalizzazione è un processo d’interdipendenze economiche, sociali, culturali, politiche e tecnologiche i cui effetti positivi e negativi hanno una rilevanza planetaria, tendendo ad uniformare il commercio, le culture, i costumi e il pensiero.” (Da Wikipedia)
Tutte le città sono un insieme di serendipità e globalizzazione. Se la prima è solitamente un evento positivo il secondo non sempre lo è. Firenze, purtroppo, non fa eccezione.
Da Via Tornabuoni parte una strada stretta che termina in via Calzaioli e che si chiama Porta Rossa, in questa via si trova l’omonimo albergo dove il “Conte Mascetti” (Ugo Tognazzi) seguirà la “Titti” (Silvia Dionisio), credendo di trovarla in compagnia di un amante maschio mentre la trova con un’altra donna, e si che la “Titti” glielo diceva che lui era l’unico uomo della sua vita. Nella stessa via si trovava il negozio dove “Lauretta” va a cercare l’anello per sposarsi con Rinuccio Donati nell’opera pucciniana Gianni Schicchi e cantata nell’aria O mio babbino caro.
Sempre in Porta Rossa si trovava Disco Queen.
Era un piccolo negozio di dischi, con due vetrine sulla via, che per mancanza di spazio aveva creato un soppalco, a questo spazio rialzato si accedeva da una scala che attraversava una delle due vetrine. La commessa del negozio, una ragazza carina della quale non ho mai saputo il nome, indossava spesso delle minigonne e salendo quelle piccole scale mostrava ai passanti le gambe non bellissime ma comunque piacevoli. Ovviamente oltre a me erano in molti a fermarsi a guardare la vetrina aspettando un rapido passaggio della fanciulla.
Un sabato pomeriggio decisi di entrare con la speranza di essere servito da lei e iniziare una conversazione, quanto proficua non lo so. Mi venne incontro il titolare del negozio che con modi gentili mi chiese cosa cercassi ed io, che ero entrato per fare il lumacone, gli dissi che volevo avvicinarmi alla musica jazz che non conoscevo ma che avrei voluto iniziare ad apprezzare. Mi guardò, entrò nel piccolo retro bottega e uscì con un album di Stan Getz e Astrud, Gilberto, Getz au go go, un LP di Bossa Nova che ancor oggi è uno dei miei dischi preferiti. Tornai a casa a malincuore per non aver potuto parlare con la ragazza ma felicissimo per il mio acquisto e soprattutto per aver trovato un negozio, e un negoziante, che mi ha aperto la porta del Jazz.
Questa è la serendipità.
Adesso al posto di Disco Queen, c’è un negozio di scarpe. Camminando per Firenze, fino ad alcuni anni fa, si poteva trovare la Libreria Seeber, aperta dal 1861 e punto di riferimento per scrittori come Croce, Ungaretti, Montale e Vittorini. La vecchia Profumeria Inglese, aperta nel 1843 dal sig.Roberts che alcuni anni dopo inventò il “borotalco” e farà nascere, negli anni a venire, assieme al sig. Manetti l’industria “Manetti & Roberts”, trasformatasi oggi in un beauty shop. Il Gran Caffè Doney, aperto nel 1823 e dove l’inglese Violet Trefusis, incontrando Benito Mussolini nel 1935, darà poi spunto a Franco Zeffirelli per la realizzazione del film “Un tè con Mussolini”.
Tutte questi spazi si trovavano in Via Tornabuoni. Anche questi adesso sono negozi di scarpe.
Questa invece è la globalizzazione.