10 Marzo 2017 By artevitae

Manchester by the sea, il successo da oscar, raccontato per voi!

Oggi su ArteVitae, Manchester by the sea. Il capolavoro di Kenneth Lonergan magistralmente interpretato da Casey Affleck.

di Daniela Luisa Bonalume

Lee Chandler, il protagonista di Manchester by the sea, per come appare sullo schermo provoca immediatamente un velo di diffidenza. La sua persona trascurata e lo sguardo apatico, uniti ad una parlata monocorde e distaccata, non suscitano empatia. Anzi, ti chiedi cosa possa aspettarsi dalla propria esistenza una persona cosi priva di carattere.

La vita di Lee trascorre tra un cesso da sturare e una lampadina da cambiare. Si mantiene facendo il portiere in un complesso abitativo composto da cinque palazzi. Viene ripetutamente invitato, dal suo datore di lavoro, ad essere almeno educato coi condomini, soprattutto con le donne. Il pulcioso principale del protagonista di Manchester by the sea, è un aguzzino che sfrutta all’osso il lavorante, che ne è consapevole e gli sta bene. L’apparente tranquillità nella quale prende avvio tutta la vicenda, dice subito che nulla è come sembra. L’atmosfera livida crea una tensione che si spalma su tutte le scene, senza crescere mai, ma sprofonda in una erodente angoscia. Qualche disturbo all’equilibrio di Lee si intuisce quando sferra un pugno ad un avventore in un bar, senza un apparente motivo.

Qui, come spettatore, vieni trascinato nella personalità del protagonista.  Non sai perché, ma inizi ad accumulare la stessa tensione che si respira nei thriller. Lo capisci, che il ragazzo non sta tanto bene. Quando è costretto a tornare nel suo luogo di origine a causa della morte del fratello, è ancora più chiaro. Ha un dovere da assolvere, quindi si mette in viaggio per  “Manchester by the sea”. Ma la domanda che ti poni è: lui nasce così, o ci è diventato così strano? E soprattutto ti chiedi: l’attore che interpreta Lee è nato così o è davvero un mostro di bravura?

Casey Affleck e Lucas Hedges in una scena del film Manchester by the sea

Mentre la trama man mano che si sviluppa ti svela i segreti di Lee, vieni trasportato nella storia della sua vita. Nella storia delle sue passioni e dei suoi amori. Vieni risucchiato dalla monotonia del piccolo centro e dalla solidità dei legami affettivi. Sei dentro completamente, improvvisamente sei nella sua tragedia. E che tragedia, ragazzi! Immediatamente cambia il tuo stato d’animo. Manchester by the sea cambia “marcia” e ti trasforma. Empatia con Lee; solidarietà; soccorso. Ti chiedi cosa puoi fare per aiutarlo, ma non lo sai, perché non sai cosa avresti fatto tu, nella stessa situazione.

Michelle Williams e Casey Affleck in una scena del film Manchester by the sea

Ti trovi ad assorbire la disperazione avvolto da una suggestiva, fagocitante ed alienante fotografia. Paesaggi e scenari di grande bellezza e di grande tristezza. Non poteva essere altrimenti. Ormai sei dentro di lui e prendi le sue difese. Tutto ciò che minaccia il suo precario equilibrio diventa un ostacolo personale per il tuo equilibrio, rappresenta una minaccia al felice epilogo della storia.

E a questo punto, che non è la fine del film, puoi solo constatare due cose. La prima è che Kenneth Lonergan, il regista, è un profondo indagatore dell’animo umano. Egli ha saputo realizzare un’opera nella quale la rivelazione del dolore sceglie di non urlare. La seconda è la estrema versatilità di Casey Affleck nell’interpretazione di Lee. Lee non è un uomo. Lee è l’incarnazione di un dolore così profondo ed invalidante da inibire l’umanizzazione del suo portatore non più sano.

Casey Affleck e Kenneth Lonergan in una scena del film Manchester by the sea

Manchester by the sea non è un film scorrevole, il suo fiato lo senti sul viso, ogni alito colpisce la tua sensibilità. Affleck trasmette pienamente l’irreversibile deriva affettiva di Lee, con la silente consapevolezza che la vita non potrà mai più tornare ad abitare la sua anima. Un dolore muto in mezzo a tante distorsioni che merita più di una considerazione. Manchester by the sea ha vinto due Oscar, uno per la miglior sceneggiatura originale consegnato a Kenneth Lonergan e l’altro a Casey Affleck come miglior attore. Le statuette a mio avviso sono state assegnate davvero con merito.

Note biografiche sull’autrice

Daniela Luisa Bonalume è nata a Monza nel 1959. Fin da piccola disegna e dipinge. Consegue la maturità artistica e frequenta un Corso Universitario di Storia dell’Arte. Per anni pratica l’hobby della pittura ad acquerello. Dal 2011 ha scelto di percorrere anche il sentiero della scrittura di racconti e testi teatrali tendenzialmente “tragicomironici”. Pubblicazioni nel 2011, 2012 e 2017.