28 Giugno 2019 By Daniela Bonalume

…e se lo sono bevuto! Racconto breve di Daniela Luisa Bonalume

…e se lo sono bevuto! è il nuovo racconto breve scritto da Daniela Luisa Bonalume per la raccolta “Suggestive Evasioni”.

di Daniela Luisa Bonalume

 Tutte le mattine era la stessa storia. Dal paese dove viveva con la famiglia, e dove aveva sempre vissuto, Carla si avventurava per le strade di campagna per almeno venti chilometri con la propria Ford Fiesta rossa. La sua destinazione era l’ufficio in centro città. Lavorava lì da oltre dieci anni. Dopo essere passata dai genitori per il saluto della tranquillità, durante il quale prendeva atto della nottata passata serenamente augurando una buona giornata, Carla saliva in macchina, percorreva due o tre vicoli strettissimi del paesino medievale per imboccare, poi, la strada che le piaceva tanto e che attraversava campi e boschi.

Anche quella mattina si mise sulla consueta via.

Generalmente non passava nessuno, erano pochi i veicoli che a quell’ora puntavano sulla città. Però, in quell’occasione, si sentì in compagnia. Controllò dallo specchietto retrovisore e vide una utilitaria bianca che quasi quasi la tallonava. Sbirciò meglio e notò il guidatore. Poteva essere un coetaneo, che tra l’altro, forse, conosceva. Comunque non gli prestò molta attenzione e, una volta giunta al bivio consolare, svoltò a destra per raggiungere la propria destinazione.

La macchina bianca non la seguiva più, la vide mentre invertiva il senso di marcia e rientrava ripercorrendo lo stesso tragitto.

La mattina seguente, dopo essere passata dai genitori per il saluto della tranquillità, durante il quale prendeva atto della nottata passata serenamente augurando una buona giornata, Carla salì in macchina, percorrendo i due o tre vicoli strettissimi nel paesino medievale, per poi imboccare la strada che le piaceva tanto e che attraversava campi e boschi. Ecco la vettura bianca spuntare appena fuori dal centro abitato, ad una discreta distanza la seguiva senza avvicinarsi troppo. Al bivio Carla svoltò, al bivio la vettura invertì il proprio senso marcia e rientrò ripercorrendo lo stesso tragitto.

“Bo!” pensò la donna, “chissà cosa gli sarà preso, a quello!”. La mattina seguente ancora, stessi vicoli, stessa strada, ed ecco la vettura bianca. Carla rallentò, si fermò ed invertì subito il senso di marcia. Tornò in paese, la vettura bianca fece lo stesso. Carla mandò a memoria il numero di targa.

Si fermò accanto al portone di ingresso dell’abitazione dei genitori, annotò i riferimenti del veicolo e decise che, per quel giorno, non sarebbe andata in ufficio. Comunicò le proprie intenzioni al marito ed al datore di lavoro argomentando accuratamente la motivazione ed i dettagli della situazione nella quale si era venuta a trovare, e si godette l’intera giornata sdraiata sul divano nuotando tra le pagine di un libro di racconti.

Nella speranza che quanto avvenuto avesse dissuaso il “tampinatone”, il giorno seguente, Carla, si rassegnò alla consuetudine. Era un pochino agitata, il cuore le batteva nel petto più velocemente del solito, le suonava nelle orecchie e si sentiva vulnerabile. Solito saluto ai genitori, i due o tre vicoli, la strada di campagna, e la vettura bianca, che si era posizionata a venti metri, attaccata, come se la volesse spingere. Carla guardò dietro, nessun’altra auto stava sopraggiungendo, si sentiva ancora più agitata.

A poche decine di metri dall’usuale bivio ecco che la Fiesta singhiozza, si ferma. Nessuno all’orizzonte, “mannaggia, mannaggia, mannaggiaaaaa”. Carla si chiude dentro l’abitacolo, l’uomo dietro di lei scende e si attacca alla maniglia della portiera cercando di aprirla. Lui avvicina il viso al finestrino e con un sorriso tutt’altro che rassicurante inizia a blaterare a voce altissima:

–Scendi che ti aiuto a ripartire, apri che vediamo come mai si è fermata – Carla, guardando dal finestrino il passeggero della propria vettura, scorge un veicolo blu quasi vicino, si attacca al clacson.

E’ un attimo.

Carla sente suonare una sirena, due uomini scendono da quella macchina, si buttano sul soggetto ancora attaccato alla maniglia della Fiesta. Lui non reagisce, è imbambolato, non capisce o non ci crede, oppure pensa di aver fumato chissà cosa. Sta di fatto che si sente prendere per la collottola e caricare di peso sulla macchina blu dove altri due individui lo stanno aspettando. Uno dei quattro parcheggia al bordo della strada la vettura bianca, la chiude, mette in tasca le chiavi, parla con Carla che nel frattempo si era abbandonata sul volante.

La vettura blu riparte in direzione del paese. Carla la segue con grande fatica, le gambe tremanti e l’adrenalina accumulata le impongono una velocità di marcia molto ridotta. La macchina blu si ferma davanti alla caserma dei Carabinieri, lei pure. Gli agenti trascinano l’uomo fin dentro. Lui, facendosi trasportare, urla che non ha fatto niente di male, urla che lo lascino andare, che deve recuperare la macchina lasciata a dieci chilometri da lì, quasi in un campo.

Davanti al Comandante dell’Arma, il poveretto smette di gridare, si siede e, dopo essere stato invitato a farlo, declina le proprie generalità con voce incerta: – Eusebio Persiconi, nato qui il 15 agosto 1968, residente in via della Fregola 96, coniugato con Genoveffa Sampietri -.

E il Comandante: – Figli? –

-Si, due! Ma la prego, non mi arresti – piagnucola il tipo –  non dica niente a mia moglie, non ditele niente! – .

-Bravo Eusebio, proprio bravo.  Allora non lo sa tua moglie, che la mattina tampini le donne per la strada!  E adesso dimmi, voglio sapere da te, bravissimo Eusebio, ma cosa  volevi fare, tu, a mia moglie?! –


Note biografiche sull’autrice

Daniela Luisa Bonalume è nata a Monza nel 1959. Fin da piccola disegna e dipinge. Consegue la maturità artistica e frequenta un Corso Universitario di Storia dell’Arte. Per anni pratica l’hobby della pittura ad acquerello. Dal 2011 ha scelto di percorrere anche il sentiero della scrittura di racconti e testi teatrali tendenzialmente “tragicomironici”. Pubblicazioni nel 2011, 2012 e 2017.

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