Digressioni sulla fotografia, a tu per tu con Ulli Mosconi Zupin.
Per la rubrica Digressioni sulla fotografia, curata da Luigi Coluccia, in copertina oggi c’è Ulli Mosconi Zupin. Nel consueto appuntamento dedicato all’approfondimento dei nostri autori, ne racconteremo la storia e la fotografia.
di Luigi Coluccia
L’ospite di oggi è un’autrice i cui lavori sono sempre stati fonte d’ispirazione per me, per cui considero questo momento, un importante passaggio per questa mia rubrica, che mi emoziona non poco.
Ulli è di origine piacentina ma triestina d’adozione, nata in un anno indefinito del secolo scorso – chiosa simpaticamente aggiungendo che la sua memoria comincia a giocarle brutti scherzi!
E’ stata insegnante elementare per vent’anni, lavoro che le ha dato tante soddisfazioni oltre ad averle permesso più di altri di conciliare il lavoro con gli impegni familiari. Sono stati anni molto intensi, a tratti anche duri a causa di qualche ostacolo lungo il percorso, ma si sa, il sentiero della vita è spesso accidentato, “l’importante è trovare la forza di superare gli ostacoli insieme a un pizzico di fortuna“, come giustamente dice Ulli.
Durante quegli anni posso dire di aver costruito tutto ciò che di più importante mi ritrovo oggi. Una bella famiglia composta da me, mio marito e due splendidi figli.
Quest’anno poi è nato Stefano, il suo primo nipotino. “È stata un’emozione incredibile che ha travolto tutti noi” dice evidentemente emozionata.
AVB: Ulli, intanto grazie per aver accettato il mio invito a raccontarti, è sempre molto piacevole ascoltare le storie degli amici che si avvicendano in questo spazio, ma come dicevo prima, per me oggi è davvero un onore trovarmi di fronte una delle mie fonti d’ispirazione fotografica.
UMZ: Grazie a te, quando mi hai proposto questa intervista non nascondo di essermi sorpresa ed emozionata forse a causa del mio carattere riservato e poco incline a esporsi pubblicamente. Ma certo non si poteva rifiutare un invito così allettante quindi seppur con un pizzico di esitazione, eccomi qui a raccontare qualcosa di me e del mio mondo. Cercherò di raccontarmi con semplicità e franchezza perché così è il mio mondo fatto di cose semplici e autentiche e di valori in cui credo profondamente. Per cui per iniziare un vivo ringraziamento per questa bella opportunità che mi avete offerto e un affettuoso saluto a tutti gli amici di Archiminimal.
AVB: Ulli, come consuetudine anche per te la domanda che apre tutte le nostre chiacchierate. Come e quando hai cominciato a fotografare? Da dove arriva questa passione? Quale è stato l’evento che ha scatenato in te la voglia di misurarti con la fotografia?
UMZ: Per parlare della mia passione attuale ovvero della fotografia, è necessario fare un salto indietro, perché io per molti anni mi sono dedicata ai filmati amatoriali, realizzando numerosi video-reportage di viaggio.
Tutto iniziò nel 2003 in occasione di un viaggio in Egitto. Prima di partire mio marito mi regalò una videocamera, era una Panasonic. Fu così che iniziai a riprendere i momenti più emozionanti di quel viaggio, immagini molto suggestive per i colori e le atmosfere. Il risultato non fu dei migliori, data la mia inesperienza, ma era nata una grande passione.
AVB: Quindi il tuo primo approccio in realtà è stato con le riprese video. Affascinante questo mondo, per certi versi molto simile alla fotografia, specie nel suo carattere documentale, ma assolutamente più dinamico e creativo nella sua possibilità di rimanere vivo al di là dell’immagine immortalata. Continua pure, sono curioso ora.
UMZ: Si esatto, in seguito tramite alcuni amici mi associai al Club Cinematografico Triestino, dove incontrai tanti appassionati videoamatori e piano piano cominciai a crescere, da ogni viaggio nasceva un video reportage e questo significava ore e ore di lavoro e di studio perché sono sempre stata autodidatta. Per diversi anni ho anche fatto parte del Direttivo di questo Club.
Ricordo la soddisfazione dei concorsi a cui partecipavo… nel mio studio fa bella mostra di sé uno svariato numero di coppe che rappresentano i premi vinti durante la mia “carriera” di video maker amatoriale. Ne vado molto orgogliosa! Tra i tanti filmati che ho realizzato ci tengo a ricordare un reportage sulla Siria, a cui sono molto legata. Il viaggio avvenne nel 2008, poco prima che esplodessero le rivolte che poi portarono alla guerra.
Questo documentario non è più solo un bel ricordo di viaggio, ha assunto per me il valore di una testimonianza su un paese che purtroppo oggi non esiste più, devastato e martoriato da una guerra feroce e crudele di cui non si intravede una fine. Ogni tanto lo riguardo e ogni volta provo una stretta al cuore.
AVB: Davvero molto interessante, ma veniamo ora alla fotografia invece. Cosa rappresenta dunque per te, questa nostra comune passione?
UMZ: Sono sempre stata affascinata dal mondo dell’immagine, ho cominciato a fotografare da ragazzina. Mi è sempre piaciuta l’idea di immortalare i momenti importanti, le ricorrenze, i luoghi delle vacanze, scattavo a istinto con una piccola compatta da due soldi ma ero sempre felice del risultato.
Questo essenzialmente perché per me fotografare è innanzitutto una gioia, un modo di esprimere me stessa attraverso il linguaggio delle immagini. Fotografare è un’azione apparentemente semplice che si risolve in un click ma in quell’istante si immortala un momento di vita, un’emozione. Ciò che fa la differenza è il nostro modo di vedere le cose, che è condizionato inevitabilmente dal nostro bagaglio di esperienze.
AVB: I viaggi sono anche per te grande fonte d’ispirazione. Cosa ne pensi? I tuoi viaggi sono pianificati e pensati per la fotografia o è piuttosto la fotografia che si adatta alle tue esigenze di viaggio?
UMZ: Inizialmente la fotografia si adattava alle mie esigenze di viaggio, invece da qualche tempo ho iniziato a pianificare, a pensare prima cosa voglio riprendere aiutandomi con qualche ricerca in internet e poi spostarmi per fotografare il soggetto che mi interessa. Amo viaggiare e ho la fortuna di condividere questa passione con mio marito. Ora che siamo liberi da impegni lavorativi lo facciamo molto di più che nel passato. Viaggiare è un bisogno che ogni tanto si affaccia prepotente nella nostra vita ed esige di essere soddisfatto.
C’è forse alla base uno spirito nomade, il desiderio di andare oltre il quotidiano, di allargare i propri orizzonti, di arricchirsi nella conoscenza di nuove culture. Io quando sono in viaggio provo una sensazione di benessere, mi sento leggera e libera, lontana dai problemi della quotidianità, quasi fossi sospesa nel tempo. Il viaggio è stato fondamentale e stimolante per lo sviluppo delle mie passioni e dei miei interessi.
AVB: E’ tutto così interessante che spesso mi perdo nei tuoi racconti tanto da perdere il filo, e credimi, raramente mi capita. Ma continuiamo ora a parlare della tua fotografia, parlavamo di quello giusto?
UMZ: Giusto! Sono approdata alla fotografia nel vero senso del termine circa due anni fa, quando ho sentito il bisogno di un cambiamento e la passione per i video era andata nel frattempo lentamente scemando. Fu allora che decisi di farmi un regalo: una Reflex Canon 70D. Frequentai un corso in cui appresi i rudimenti dell’uso dell’apparecchio e nello stesso periodo scoprii l’esistenza dei vari gruppi Facebook di fotografia.
Fu una scoperta illuminante, quasi una folgorazione!
Uno dei primi gruppi a cui mi iscrissi e a cui sono tutt’ora molto affezionata fu proprio ArchiMinimal che nasceva nello stesso periodo in cui io esordivo timidamente nel mondo della fotografia.
AVB: Fantastico! Sai che non l’avrei mai detto? Quando mi sono avvicinato alle tue fotografie, sembravano essere i lavori di chi aveva alle spalle un grosso lavoro di ricerca stilistica piuttosto che concettuale. Ti conoscevo e ammiravo molto come autrice, suppongo che la tua grande esperienza nella realizzazione di video ti abbia agevolata nell’apprendimento della realizzazione fotografica. Tornando alla tua fotografia, il genere che oggi prediligi è l’architettura urbana e minimalista. Come sovente accade però, immaginiamo sia stata l’approdo finale maturato dopo un percorso di ricerca stilistico ed artistico più lungo ed articolato, puoi raccontarcelo? Da ultimo, cosa ti attrae in questo genere?
UMZ: In questi due anni presa dall’entusiasmo ho sperimentato tutti i generi fotografici passando dal B&W alla Street al paesaggio fino a che mi è stato chiaro che ciò che veramente mi affascina e mi attrae, perché più vicino alla mia sensibilità è il minimalismo urbano e l’architettura in chiave minimalista.
AVB: Il fotografo americano Joel Meyerowitz, classe 1938, proveniente dalla pubblicità, folgorato dalle immagini di Robert Frank, Cartier Bresson e Eugene Atget, lascia l’agenzia per la quale lavora, per dedicarsi prima al cinema sperimentale in bianco e nero e poi alla fotografia, realizzando composizioni in cui la tensione umana e il rapporto con lo spazio, determinano una nuova identità. Ma la vera rivoluzione compiuta da Meyerowitz, è l’uso del colore. In quegli anni infatti persiste una notevole resistenza all’immagine a colori, considerata un’arte non seria e autorevole. Ulli, parliamo ora del tuo rapporto con il colore. Sono sempre rimasto affascinato dal tuo elegante modo di abbinare la fotografia d’architettura e minimalista ad un sapiente uso delle cromie. Quanto pensi che il colore possa incidere nella testimonianza che un fotografo lascia rispetto all’architettura che sta riprendendo?
UMZ: Amo il colore e mi piace esprimermi attraverso esso. Ritengo catturi l’attenzione e in certi casi è vitale per una fotografia, inoltre secondo il mio punto di vista possiede una maggiore carica emotiva. Un edificio costruito con diverse combinazioni cromatiche è in grado di suscitare grandi emozioni. Sempre più spesso gli architetti contemporanei si sono dedicati alla ricerca e all’utilizzo dei colori realizzando interessanti progetti cromaticamente molto originali ed efficaci.
Il colore in architettura contribuisce ad una maggiore comprensione del mondo costruito che ci circonda essendo fortemente legato al contesto in cui si inserisce. Quando il soggetto della fotografia è un dettaglio architettonico il colore è di fondamentale importanza perché evidenzia la bellezza delle forme, priva l’elemento della sua funzione ed è di grande aiuto a reinventare la realtà creando visioni alternative.
AVB: Da quali grandi autori della fotografia o del mondo della pittura hai tratto ispirazione per realizzare i tuoi lavori fotografici?
UMZ: Da sempre ho avuto uno spiccato interesse per l’arte in tutte le sue forme in particolare la pittura la scultura e l’architettura. Ricordo che la prima cosa che feci dopo il pensionamento fu iscrivermi a un corso di storia dell’arte che frequentai per alcuni anni.
Nel tempo ho visitato un gran numero di mostre e tutt’ora quando mi è possibile continuo a farlo perché mi procura un grande piacere. Tra i miei pittori preferiti c’è al primo posto Edward Hopper artista americano e forse non è un caso. Amo le sue composizioni urbane e architettoniche, semplici, apparentemente non studiate in cui inserisce talvolta un personaggio ma sempre distaccato e quasi isolato dal contesto. La luce e l’architettura sono i due temi dominanti nelle sue opere. Trovo che la pittura di Hopper proprio per l’uso che fa dell’inquadratura abbia un forte legame con la fotografia.
Per la fotografia inevitabilmente penso a Franco Fontana, del quale ho avuto modo di visitare alcune esposizioni rimanendo letteralmente conquistata dalla sua ricerca estetica e dall’utilizzo delle forme e dei colori. Le sue opere esprimono una sintesi perfetta tra geometrie volumi e colore.
AVB: La tua fotografia si concentra molto spesso sullo studio e sulla rappresentazione del dettaglio architettonico. Quanto pensi sia importante la rappresentazione del dettaglio rispetto alla riproposizione fedele dell’intero edificio e del suo carattere architettonico?
UMZ: Nell’ambito del rilievo architettonico, lo studio del dettaglio riveste una notevole importanza in quanto esso è parte costitutiva dell’insieme e concorre in modo significativo alla determinazione del carattere dell’edificio. In alcuni casi, laddove il manufatto presenti notevole complessità di forme, il rilievo di insieme non può restituire le specificità del dettaglio, che riveste invece grande importanza in quanto le diverse modanature e l’articolazione del profilo sono espressione di precise scelte linguistiche. In tal caso il rilievo di dettaglio, provvede a restituire dei particolari accorgimenti che in molti casi concorrono in modo determinante a definire l’ambito linguistico del manufatto.
AVB: Franco Sondrio, al quale questa intervista è dedicata, viene considerato un pò il Maestro di tutti noi in fatto di minimalismo. In uno dei bellissimi pezzi scritti per ArteVitae, affermava: “a differenza di ciò che avveniva per scultura e architettura, la fotografia minimalista – al pari della pittura – fa necessariamente a meno dell’aspetto strettamente legato alla materialità e fisicità dell’opera e punta tutto su una concatenazione di regole da dispiegare in termini di correttezza compositiva, bilanciamento dei pesi visivi, giustapposizioni cromatiche. La relazione tra le regole ha come obiettivo primario l’esaltazione dell’elemento minimo o dell’elemento seriale e presta massima attenzione alla semplificazione dell’intera composizione, spesso espressa in chiave grafica”. Ulli, qual’è il tuo rapporto con la fotografia minimalista?
UMZ: Il mio primo approccio con la fotografia minimalista è avvenuto proprio in “Foto only minimal”, il Gruppo fotografico fondato e gestito da Franco Sondrio, prematuramente scomparso poco tempo fa. Pubblicavo spesso i miei scatti in quel gruppo e spesso venivano selezionati con apprezzamenti molto positivi da parte di Franco. Un giorno mi disse che aveva cominciato a seguirmi perché vedeva in me un certo talento.
Inutile dire quanto ne fui lusingata e quanto i suoi apprezzamenti mi hanno incoraggiata a continuare su questa strada con sempre maggiore determinazione. Il giorno in cui ho appreso della sua improvvisa scomparsa ho provato un dolore acuto, come se fosse scomparsa una persona di famiglia e questo mi ha fatto riflettere sui legami e le relazioni che si possono instaurare in questo mondo virtuale.
La mia maturità “artistica” però, come amo ripetere fra il serio e il faceto, è arrivata in concomitanza con la frequentazione del gruppo ArchiMinimal, che seguo assiduamente dal 2016. E’ la palestra in cui mi alleno quotidianamente, nella quale sono venuta a contatto con autori importanti che attraverso le loro opere mi hanno aiutata a far emergere un’attitudine che a mia insaputa avevo dentro.
AVB: Di quali strumenti ti avvali, tipo di macchina fotografica, obiettivi, post produzione?
UMZ: Attualmente possiedo tre obiettivi un Canon 70-135, un tele Canon 70-300 e ultimo arrivato un Sigma 10-20. Per la post produzione uso Photoshop o Light Room, dei quali sto costantemente approfondendo la conoscenza.
AVB: Hai nel breve periodo dei progetti fotografici di cui ti stai occupando o che vorresti mettere a punto?
UMZ: Per ora non ho un progetto definito da portare avanti ma ho un obiettivo. Continuare a imparare dagli errori commessi migliorando la tecnica e la post produzione. Proseguire nella ricerca di uno stile mio che sia riconoscibile sempre, ovvero creare una mia cifra stilistica. Ambizione non da poco, lo so! Nell’attesa mi basta godere della serenità che mi dà questa attività, del divertimento che provo a postare le mie fotografie nei gruppi, a partecipare ai vari contest indipendentemente dal risultato.
AVB: Ulli, che dire, Avrei voluto che questa chiacchierata non finisse mai, ma ahimè, siamo giunti al momento dei saluti finali. Grazie dunque per la disponibilità, per la franchezza e per tutte le emozioni che ci hai saputo regalare.
UMZ: Grazie a voi, davvero. Un saluto a tutti gli amici di ArteVitae.
Riferimenti autrice
Monografia ArchiMinimal Roadshow
[Ndr]: Tutte le immagini contenute in questo articolo sono coperte dal diritto d’autore e sono state gentilmente concesse da Ulli Mosconi Zupin © ad ArteVitae per la realizzazione di quest’articolo.
Note biografiche sull’Autore
Gigi, salentino di nascita e romano d’adozione, intraprende il percorso di laurea in Economia Bancaria e successivamente abbraccia la carriera militare. Alterna la passione per l’economia e la letteratura, ereditata dal nonno, a quella per la fotografia che coltiva da tempo, applicandosi in diversi generi fotografici, prima di approdare alla fotografia di architettura e minimalismo urbano in cui trova espressione la sua vena creativa.
Dotato di personalità votata alla concretezza e con uno spiccato orientamento alla cultura del fare, Gigi intuisce le potenzialità aggreganti della fotografia unite alla possibilità di condivisione offerte dal Social e fonda il Gruppo ArchiMinimal Photography attraverso il quale riesce a catalizzare l’attenzione di tanti utenti italiani e stranieri attorno ad progetto di più ampio respiro che aggrega una nutrita comunità attiva di foto-amatori. Impegnato nella promozione e nella divulgazione della cultura fotografica, crea il magazine ArteVitae, progetto editoriale derivato dal successo della community social, per il quale scrive monografie ed approfondimenti sugli autori fotografici e cura la rubrica Digressioni sulla Fotografia, ricercando nel panorama fotografico contemporaneo, personaggi e spunti di interesse di cui parlare.