Digressioni sulla fotografia, a tu per tu con Bruno Madeddu.
Per la rubrica Digressioni sulla fotografia, curata da Luigi Coluccia, in copertina oggi c’è Bruno Madeddu. Nel consueto appuntamento dedicato all’approfondimento dei nostri autori, ne racconteremo la storia e la fotografia.
di Luigi Coluccia
Bruno, sardo d’origine e sarzanese d’adozione, si avvicina prestissimo alla fotografia. La sua formazione passa attraverso tutte le fasi salienti che hanno accompagnato l’evoluzione di questa forma d’arte, la pellicola, la polaroid e infine il digitale. Attualmente è iscritto al Club Fotografico Apuano del Presidente Ennio Biggi.
Si appassiona e studia approfonditamente le opere dei grandi maestri, Mario Giacomelli e Henri Cartier-Bresson su tutti e finalizza la sua preparazione partecipando a workshop formativi di altissimo livello – fra i quali, alcuni tenuti da Franco Fontana e Maurizio Galimberti. I suoi scatti, sempre volti alla dimensione del reportage, delle figure ambientate e dei ritratti, condensano estro creativo e interesse, puro sincero e appassionato, per la bellezza dell’avventura umana.
Bruno si iscrive alla FIAF nel 1995 e alla FIAP nel 1998, ha raccolto negli anni diverse onorificenze, fra cui le prestigiose IFI e EFIAP/s. Onorificenze che sicuramente spiccano ma non fanno passare in secondo piano le quasi 3000 ammissioni ai concorsi FIAF e FIAP che gli hanno garantito oltre 200 vittorie e un successo tale da far balzare il suo nome in testa a tutte le classifiche.
Oltre a questi, Bruno vanta molti premi vinti in Italia e all’estero come il Truciolo d’oro, nel 2012, il riconoscimento come Miglior autore a Esch (Lussemburgo) e il Premio Reus Medalla oro Guadì a Reus (Spagna), nel 2015.
Ha all’attivo oltre 60 mostre fotografiche realizzate in varie città italiane, due collettive internazionali – in Danimarca e Germania – e due progetti distinti esposti all’interno delle Mostre CIRMOF. Va fiero, inoltre, delle fotografie presenti al Museo di Reus in Spagna e di quelle relative alla celebre corsa Millemiglia, oggi esposte al Museo della Fotografia di Brescia. Da non dimenticare, infine, i moltissimi scatti pubblicati in cataloghi, riviste di settore e volumi, fra i quali “Il Pellegrino del 2000” Monografia FIAF e un libro storico dedicato a celebri imprese partigiane in Lunigiana.
“I temi che prediligo, quelli che mi suggestionano e mi affascinano di continuo, sono i vari aspetti del nostro mondo, il soggetto principale è l’uomo – dice Bruno a proposito della sua fotografia – la presenza umana è per me fondamentale, mi interessa catturare la storia, l’emozione, la paura, la gioia della gente, testimoniare e rappresentare la vita del mondo intorno a me, ed è forte il mio coinvolgimento emotivo e il mio stupore davanti a tutto questo.
Noi esseri umani, condizionati dalla vita, dalla nostra cultura, dal progresso che ci ha resi così diversi ma comunque così uguali e partecipi allo stesso modo, dell’universo. La bellezza delle emozioni che provo davanti alla vita – dice – la bellezza della gente nel mondo, della nostra diversità, la bellezza dell’avventura umana.”
Io, molto semplicemente, guardo alla fotografia, come ricerca, quella ricerca di ciò che in mancanza di definizioni più esatte, si chiama comunemente “ricerca della bellezza”.
Insomma, l’ospite di oggi è davvero prestigioso, ho dovuto indossare l’abito buono! Mi sono sempre relazionato in questo spazio con artisti eccezionali che hanno ricevuto diversi riconoscimenti a vario titolo e sono molto apprezzati, ho realizzato anche pezzi con professionisti di settore, ma a dire la verità, questa è la prima volta che ho la sensazione di avere di fronte un vero e proprio pezzo da novanta della fotografia.
AVB: Bruno, anzitutto grazie per aver accettato il mio invito a raccontarti. Oggi il privilegio che mi viene concesso è ancora più grande perché la tua presenza in questo spazio è un valore aggiunto che rende omaggio, donandole lustro, alla mia rubrica e al Magazine ArteVitae. Sono certo che anche i nostri lettori apprezzeranno molto questa nostra conversazione.
BM: Grazie a te, a voi. Per me è un grande piacere essere qui, spero vi possa interessare il mio lavoro, sai, metto molta passione in ciò che faccio.
AVB: Bruno, so che sei animato dall’amore per altre forme d’arte, raccontaci allora di queste tue grandi passioni e di come contribuiscono a contaminare la tua fotografia.
BM: Le mie passioni, oltre la fotografia, sono la musica, la geografia in genere e i viaggi. Mi piace molto viaggiare, visitare Musei d’arte, passione quest’ultima, che condivido con mia moglie Milena. Penso che queste passioni, abbiano influito fortemente sul mio modo di fare fotografia, soprattutto la geografia, che ho sempre studiato con interesse.
Da lì infatti nasce la mia voglia di viaggiare e scoprire paesi, terre e culture diverse. Anche l’amore per l’arte moderna e gli artisti contemporanei ha contribuito a formare la mia personale visione della realtà. Lo studio e la conoscenza di grandi fotografi invece, come ad esempio Mario Giacomelli, incontrato a Senigallia, hanno sicuramente influenzato il mio stile.
AVB: Abbiamo detto che ti sei avvicinato prestissimo al mondo della fotografia, hai una lunga storia fotografica costellata di successi e ricca di esperienze. Raccontaci di come sei riuscito a coniugare la tua vita privata e professionale con questa passione così grande, come sei riuscito ad ottenere i tuoi tanti successi, che immagino abbiano comportato enorme lavoro e sacrificio.
BM: Credo che quando una grande passione, come lo è per me la fotografia, ti accompagna per tutta la vita, alimentata indirettamente da altri interessi, non è difficile coniugare la vita di tutti i giorni con essa. La passione è tutto, è quella forza interiore che ti fa superare ogni ostacolo pratico. I successi? Il frutto dell’impegno quotidiano e dell’abnegazione. Poi la grande fortuna di aver potuto condividere questo mio amore per l’arte con mia moglie Milena.
AVB: Oltre ad essere una grande passione, cosa rappresenta per te la fotografia?
BM: La fotografia rappresenta per me la possibilità di esprimermi, di comunicare le emozioni provate e la mia visione della vita. Le foto che scatto e che successivamente nella fase di editing scelgo, sono quelle che meglio rendono le sensazioni provate nell’attesa e nel momento dello scatto stesso. Sensazioni ed emozioni che custodisco e che vorrei trasmettere ad altri.
AVB: Hai una lunga e proficua militanza nella FIAF, di recente, ultimo dei tanti riconoscimenti ottenuti, ti è stata dedicata la copertina dell’annuario 2017 e la tua è stata decretata foto dell’anno. Raccontaci l’emozione provata, vorremmo capire se l’emozione per un riconoscimento rimane anche quando se ne sono ricevuti tantissimi.
BM: Sono iscritto alla FIAF e alla FIAP da moltissimi anni e queste Federazioni mi hanno insignito di alte onorificenze nazionali ed internazionali, fra cui IFI -insigne fotografo italiano – un riconoscimento concesso a pochissimi fotografi e l’EFIAP/s Internazionale.
Qualsiasi riconoscimento è sempre graditissimo, ricordo perfettamente il primo come quest’ultimo ottenuto, ma ciò che mi gratifica maggiormente, sono gli apprezzamenti che ricevo dalle persone che si emozionano guardando le mie fotografie. Quello è il riconoscimento a cui aspiro da sempre e che mi dà la forza e l’entusiasmo di continuare ad esprimermi attraverso quest’arte!
AVB: Parliamo adesso invece dello scatto scelto. Come nasce questa fotografia, cosa ci racconta e cosa c’è dietro questa idea? Ha un titolo?
BM: La foto dell’anno, che ha come titolo “Donna sul carro”, l’ho realizzata in un recente viaggio in Asia. Percorrevo una strada di montagna, al confine tra l’Uzbekistan e il Kirghizistan, la zona era bellissima e deserta, c’erano solo pochi cavalli e qualche contadino che vendeva miele sulla strada.
In una vasta distesa verde, ho intravisto in lontananza un carro, mi sono avvicinato spinto dalla mia solita curiosità e ho notato che questo carro era abitato. Dopo qualche istante infatti, si è affacciata una giovane donna che ho immediatamente fotografato, ella custodiva alcuni animali nel territorio circostante. E’ stato un incontro molto particolare e inaspettato.
AVB: Nella tua lunga attività fotografica ti sei cimentato in più generi fotografici, quale senti appartenere più alla tua sensibilità e perché?
BM: A parte la fotografia che si realizza in studio, che non amo particolarmente, apprezzo tutti gli altri generi fotografici anche se ho una particolare predilezione per il reportage, la figura ambientata ed il ritratto. Mi interessa maggiormente fotografare l’uomo nella società contemporanea, nei suoi vari aspetti.
A proposito della fotografia di ritratto tanto amata da Bruno, dice Carlo Ciappi, docente D.A.C. Fiaf: “Non ci può essere l’incontro di un volto senza un’emozione. Sarà il luogo, ma anche la luce, il profumo di un determinato ambiente, la durezza o la gentilezza di uno sguardo a scatenare, ogni volta, sentimenti ed emozioni differenti. Ecco arrivare immagini riprese a ogni latitudine, posate più o meno, fortuite o prestabilite, in ogni caso dall’effetto serenamente descrittivo della sensazione privatamente provata.
Senza dubbio è l’emanazione di ogni sguardo a coinvolgere l’Autore, lo ha sempre dimostrato nel suo operare e quel contatto dialogante lo ha cercato anche quando l’uomo non vi era raffigurato, allora ha fotografato oggetti o paesaggi nei modi riconducenti sempre alla presenza umana. Volti, situazioni, emozioni, si miscelano scevri da platealità gratuite spesso incapaci di donare, al fruitore delle immagini, il beneficio di un viaggio alla ricerca di nuove sensazioni.”
AVB: ArteVitae è un Magazine che fa parte di un format che annovera anche un gruppo Facebook dedicato alla fotografia d’architettura e minimalista, ArchiMinimal Phorography. I nostri lettori sono molto interessati alla fotografia d’architettura e minimalista. Qual è il tuo rapporto con questi due generi fotografici?
BM: Mi piacciono molto sia il “minimalismo” che la fotografia d’architettura ed ho avuto occasione di approfondire molto questi due generi, realizzando in questo campo alcuni tra i miei lavori più significativi, come ad esempio “Dimensione antinaturale” . Si tratta di un progetto nato dall’idea di rappresentare la mia visione delle grandi Metropoli, degli spazi urbani, delle Piazze, dei Metrò. Prospettive che enfatizzano la solitudine e fanno risaltare un ambiente ostile, alienante e non naturale per l’uomo.
Dimensione Antinaturale è uno dei progetti fotografici di Bruno che raccoglie fotografie realizzate nelle grandi città e capitali d’Italia ed Europa, tutte rigorosamente e volutamente in bianco e nero. Sono tutte realizzate con l’utilizzo di un unico filtro, che le accomuna, sovrapposto in camera chiara su ciascuna, proprio per sottolinearne grigiore e alienazione.
Nella presentazione di questo lavoro Francesca Fontana, responsabile della comunicazione per il Pontremoli Foto Festival scrive:
“Un concetto non nuovo se si pensa alle prime riflessioni sugli albori della città moderna, nelle quali già ricorreva l’idea che questa, nella sua tensione sterminata, tendesse a renderci individui alienati, rispetto al mondo e rispetto a noi stessi, individui spaesati, isterici perché travolti da quel frenetico progresso artificiale che a poco a poco è andato a invadere tutti i nostri spazi, interiori ed esteriori.”
E continua: “Oggi che questo fenomeno sembra sempre più potente e inarrestabile, che ciò che ci circonda fluttua in quella dimensione anti-naturale fonte di disperante spersonalizzazione, Bruno Madeddu raccoglie immagini del mondo così dense di significato da permetterci di cogliere in esse un po’ di senso: di senso profondo dei luoghi che attraversiamo, che ci formano, e dai quali non sappiamo se sarà mai più possibile liberarci del tutto. Attraverso i suoi scatti, intense e fumose visioni, non troveremo forse liberazione ma certamente chiarezza, emozione.”
Ne risulta un ritratto d’autore costantemente attratto dallo spettacolo che la vita gli offre, teso a fissare nel tempo incontri e suggestioni grazie alle macchine fotografiche delle quali non si libera mai.
AVB: Un occhio sensibile e attento che credo sia anche in continua simbiosi con la tecnologia degli strumenti tecnici di cui ti avvali per realizzare le tue fotografie. Quale strumentazione utilizzi ma soprattutto quanto ritieni sia importante il mezzo tecnico nella fotografia che produci? Che rapporto hai con la post produzione?
BM: L’aspetto della fotografia che considero meno importante è proprio quello tecnico. Non uso particolari e sofisticate attrezzature, alterno una Nikon D7000 con obiettivo 17-50, ad una piccola Fuji X100F 23mm. Per lavori più creativi, adopero invece, una Polaroid Image Pro. Per quanto riguarda la Post-Produzione, uso esclusivamente Photoshop, al fine di migliorare luci, toni, cromie e utilizzo qualche filtro personalizzato da sovrapporre su determinate immagini.
AVB: Hai nel breve periodo dei progetti fotografici di cui ti stai occupando o che vorresti mettere a punto?
BM: Si, attualmente mi sto dedicando principalmente al grande Progetto FIAF “La famiglia in Italia”, di cui sono testimonial per la Fuji e in futuro vorrei realizzare un lavoro legato al degrado ambientale e sociale, proseguendo così, la mia ricerca iniziata con “Dimensione antinaturale”.
AVB: Chiedo sempre alla fine delle mie chiacchierate con gli ospiti di questo spazio, un suggerimento, un consiglio rivolto a coloro che, inesperti, vogliano approcciare la fotografia? A maggior ragione oggi, lo chiedo a te, approfittando della tua lunga e importante esperienza nel mondo della fotografia. Cosa ti ha insegnato quindi la tua esperienza?
BM: La fotografia è per me molto più di una semplice passione, è una componente indispensabile del mio vivere quotidiano, un bisogno insostituibile che mi aiuta ad affrontare le numerose difficoltà della società e che mi è indispensabile per comunicare, approfondire e denunciare. Non ho molti consigli o suggerimenti da dare, solo quello di seguire il proprio cuore, di essere curiosi e osservare con altri occhi e in profondità, anche ciò che a prima vista potrebbe sembrare semplice o banale.
AVB: Bruno, non mi resta allora che salutarti e ringraziarti per questa opportunità che mi hai concesso. Ho apprezzato moltissimo alcuni passaggi di questa chiacchierata, sono certo che i nostri lettori resteranno affascinati dalla tua fotografia e dalla tua storia. Grazie quindi per la tua disponibilità, i nostri migliori auguri per il tuo futuro che ti auguriamo costellato di altrettanti successi quanti quelli fin ora ottenuti. Buon lavoro Bruno!
BM: Grazie a voi, davvero. Un saluto a tutti gli amici di ArteVitae.
Riferimenti dell’autore
Photogallery Bruno Madeddu
[Ndr] : Tutte le immagini contenute in questo articolo sono coperte dal diritto d’autore e sono state gentilmente concesse da Bruno Madeddu © ad ArteVitae per la realizzazione di quest’articolo.
Note biografiche sull’Autore
Gigi, salentino di nascita e romano d’adozione, intraprende il percorso di laurea in Economia Bancaria e successivamente abbraccia la carriera militare. Alterna la passione per l’economia e la letteratura, ereditata dal nonno, a quella per la fotografia che coltiva da tempo, applicandosi in diversi generi fotografici, prima di approdare alla fotografia di architettura e minimalismo urbano in cui trova espressione la sua vena creativa. Dotato di personalità votata alla concretezza e con uno spiccato orientamento alla cultura del fare, Gigi intuisce le potenzialità aggreganti della fotografia unite alla possibilità di condivisione offerte dal Social e fonda il Gruppo ArchiMinimal Photography attraverso il quale riesce a catalizzare l’attenzione di tanti utenti italiani e stranieri attorno ad progetto di più ampio respiro che aggrega una nutrita comunità attiva di foto-amatori. Impegnato nella promozione e nella divulgazione della cultura fotografica, crea il magazine ArteVitae, progetto editoriale derivato dal successo della community social, per il quale scrive monografie ed approfondimenti sugli autori fotografici e cura la rubrica Digressioni sulla Fotografia, ricercando nel panorama fotografico contemporaneo, personaggi e spunti di interesse di cui parlare.